Una visita assai particolare: Sito neolitico lagunare di Cuccuru Ibba

Domenica 23 febbraio con inizio dalle ore 9 si potrà visitare un sito che è sconosciuto a molti che per la sua particolare posizione e storia rappresenta uno dei primi e pochi insediamenti umani lagunari dell’area vasta di Cagliari

In Sardegna capita spesso di trovare siti archeologici in abbandono. Fra i tanti ve ne è uno in particolare che meriterebbe una grande attenzione: Cuccuru Ibba. L’area è ubicata all’interno della Laguna di Santa Gilla, fra il Comune di Assemini e di Capoterra, posta dietro il termovalorizzatore del CACIP. Trattasi di una piccola collina alta circa 6 metri posta al centro dell’area lagunare concessa dal CACIP alla società Contivecchi. Il sito è assai singolare e suggestivo….prima di tutto perché Cuccuru Ibba è l’unico rilievo presente nell’area lagunare oggi inserito nella vasche delle saline che in qualche modo “svetta” dai restanti comparti pianeggianti della laguna. In realtà l’eccezionalità del sito è data dal fatto che in era neolitica (fra il 6.000 e il 2.700 a.C.) in questa area vi era ubicato uno stanziamento umano, fra i primi del Golfo di Cagliari, che è stato abitato anche in periodo storico, in un’area che allora era in superficie e non ricoperta dall’acqua. Infatti nel passato la geografia del compendio lagunare era molto diversa da come appare oggi.

Si pensi ad esempio che attorno ai 15.000 anni prima dell’era cristiana il livello del mare era al di sotto di quello attuale di circa 130 metri…Inoltre fra il 1900 e il 2000 l’uomo ha modificato lo stato dei luoghi con la realizzazione di vare opere come Saline, Aeroporto, Zona industriale, Porto canale, insediamenti abitativi. Peraltro anche degli eventi legati a alluvioni e mareggiate hanno contribuito a mutare lo stato dei luoghi.

Ma perché questo insediamento? Prima di tutto la sua posizione, ottimale punto di incontro fra mare e laguna, posta quasi al centro dell’arco costiero della attuale s.s. 195, dove un tempo vi era ubicato il “Porto Santadi” toponimo presente nel Cessato Catasto Terreni e che ancora oggi utilizzato per segnalare quel tratto di costa, cosi’ come risulta dal Geoportale della Regione Sardegna.

Sicuramente si praticava la pesca ma non solo…infatti in tutta l’area sono ancora presenti frammenti di ossidiana, la pietra nera vulcanica, che veniva estratta dal Monte Arci per poi essere rifinita e scambiata con altre popolazioni. L’elevato numero di frammenti di ossidiana e di selce che sono stati rinvenuti ci porta a ritenere che in questa località il materiale lapideo venisse trattato almeno per una prima lavorazione per poi essere scambiato attraverso il baratto. Inoltre è anche verosimile pensare che fosse presente la lavorazione del sale.

In realtà dei vecchi abitanti della zona mi dissero che anni fa vi era anche un vero e proprio nuraghe, posto a circa 300 metri da Cuccuru Ibba in direzione Nord/Est di cui si è persa memoria a seguito di alcuni lavori di sbancamento realizzati nelle saline fra gli anni ’60 e ’70.In verità in alcune vecchie carte tale nuraghe risulta segnalato. Nelle mappe attuali ci sono ancora delle tracce di questi due siti;  

  1. Nuraghe Cuccuru Ibba https://maps.app.goo.gl/u9r25QTJbotN9ne9A (questo è quello che visiteremo)
  2. Nuraghe punta Ibba https://maps.app.goo.gl/gei8wWEK4LBsictT7

Il Prof. Enrico Atzeni, recentemente venuto a mancare, è uno dei pochi studiosi che si è dedicato quasi esclusivamente al periodo preistorico della Sardegna. Lui ha scritto che: “il villaggio di Cuccuru Ibba si estende su una vasta area del diametro di diverse centinaia di metri nei terreni arativi e nei vigneti ad ovest e a nord ovest dei ruderi del nuraghe “Cuccuru Ibba”, sulla sponda sud occidentale dello stagno di Sata Gilla, in località Terr’e olia e su Cocceri. Ripresenta in tutti gli aspetti di cultura materiale il contesto Ozieri di San Gemiliano di Sestu, con grandi quantità – ribaltate in superficie dai lavori agricoli – di frammenti ceramici tipici decorati riferibili a vasi a cestello, pissidi, tripodi, ciotole emisferiche e carenate, spiane etc. e di manufatti in selce e ossidiana, specie di cuspidi di zagaglia e di freccia; abbondanti le valve di molluschi marini”. 

Tratto da Santa Igia Capitale giudicale ETS Editrice Pisa UNICA Istituto di Storia medioevale – Cagliari preistorica.

-L’abitato nuragico e prenuragico di Cuccuru Ibba è situato all’interno della Laguna di Santa Gilla, in territorio di Assemini (CA), al confine con Capoterra. Esso è raggiungibile passando nella s.s. 195 direzione Pula e svoltando a destra nella strada dorsale consortile (s.p. 12) per Macchiareddu-Grogastu, proprio dietro lo stabilimento industriale di compostaggio.

Le ricerche di superficie condotte nell’area, attraverso il rinvenimento di materiale ceramico e di ossidiana, collocano l’insediamento al periodo della cultura di Ozieri (3200-2800 a.C.) e nel Bronzo Recente e Finale. Proprio il rinvenimento di ossidiana farebbe pensare alla presenza di una officina litica all’interno del villaggio. Il nuraghe, invece, è interamente occultato dalla terra e dalla vegetazione che gli danno la parvenza di un’umile collinetta (in sardo “cuccuru”) alta alcuni metri che si erge sulle acque delle saline di Stato; queste certamente hanno apportato rilevanti manomissioni stratigrafiche nell’intera area a partire dal 1936. Il materiale di riporto occulta la struttura millenaria dalla quale emergono solo alcuni massi di dimensioni megalitiche, presenti sulla vetta e nelle immediate vicinanze.  Diversamente da quanto appare ad uno sguardo superficiale, anche questo insediamento è tutt’altro che isolato. Esso infatti, oltre ad essere in collegamento visivo con i nuraghi dei promontori vicini, che all’epoca dovevano essere ben più numerosi di ora, dista 700 m. da un’altra struttura, il “nuraghe Punta Ibba”, indicato nelle carte topografiche (sempre in territorio di Assemini). La posizione in cui è situato il monumento doveva essere strategica, infatti, salendo sulla sommità di questo “cuccuru” è possibile ammirare la laguna di Santa Gilla e il suo habitat lagunare; lo sguardo può spaziare dai monti di Gutturu Mannu e Monte Arcosu a sud ovest, fino alle torri di Cagliari, il Castello di San Michele ed il golfo. Stride la vicinanza dell’impianto di termovalorizzazione e trattamento dei rifiuti, a breve distanza da quest’area d’interesse archeologico oltre che naturalistico. Per questo l’intera zona necessiterebbe di maggiore valorizzazione e tutela ambientale, tenendo conto della sua vocazione turistica. Nell’aprile del 2012, l’area archeologica è stata oggetto di visite guidate durante la XIV edizione della “Settimana della cultura”.(*)

(*) La manifestazione è stata organizzata dalla Associazione Amici di Sardegna e da Amici della Laguna

Appuntamento in prossimità del cancello interno dei parcheggi del Teromovalorizzatore della Teconcasic strada consortile per Macchiareddu

Visite guidate della durata di circa un ora che partiranno alle ore 9, alle ore 10,30 e alle ore 12,00. Appuntamento presso i parcheggi del termovalorizzatore della Tecnocasic Strada consortile per Macchiareddu. Per prenotarsi è necessario inviare una mail a amicidisardena@tiscali.it entro il giorno 21/02. Per informazioni telefonare allo 070651884 o al 3383187899.
E gradito un contributo volontario

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