Turismo di qualità e nuove frontiere dell’agroalimentare per lo sviluppo delle zone interne

Se ne è parlato a Meana Sardo con gli assessori della Programmazione Raffaele Paci e del Turismo Barbara Argiolas al convegno “Oltre i filari” organizzato in occasione di Autunno in Barbagia

 di Alessio Atzeni

Rilancio e sviluppo delle zone interne, turismo di qualità e nuove frontiere dell’agroalimentare. Se ne è parlato a Meana Sardo con gli assessori della Programmazione Raffaele Paci e del Turismo Barbara Argiolas al convegno “Oltre i filari” organizzato in occasione di Autunno in Barbagia: storia, cultura, natura, paesaggio, enogastronomia per vivere e far conoscere l’antica terra del Mandrolisai.

ARGIOLAS, PAESAGGI PRODUTTIVI OPPORTUNITÀ ANCHE PER TURISMO. “Oggi i paesaggi produttivi vitivinicoli rappresentano una opportunità e sono un valore aggiunto fondamentale per il turismo”. Così l’assessora del Turismo, Artigianato e Commercio Barbara Argiolas durante il suo intervento. “I paesaggi produttivi – ha detto – sono spesso integrati con quelli culturali: sono espressione delle nostre comunità e possono offrire al turista una esperienza unica e autentica legata ai nostri saper fare e al nostro patrimonio culturale. Per questa ragione, stiamo riconfermando gli impegni finanziari per le progettualità locali che pongono al centro il patrimonio agroalimentare: investiamo nella ricerca, nell’innovazione, nei progetti di qualità e nella riscoperta e valorizzazione delle peculiarità. Grazie ai progetti “Territori del Vino e del Gusto” e Akinas stiamo raccontando territori che dall’archeologia e dalla ricerca creano nuove attività d’impresa e recuperano vitigni minori autoctoni, come il Girò del Mandrolisai: un vero unicum enologico che può rendere sempre più unici i nostri vini”.

DALLA QUALITÀ DELLA VITA NUOVA STAGIONALITÀ. “L’obiettivo – ha proseguito la titolare del Turismo – è creare una nuova stagionalità che metta al centro la qualità della vita in tutte le sue declinazioni: ieri per esempio ero a Galtellì per la firma del protocollo d’intesa sulla rete delle destinazioni sarde di pellegrinaggio. Stiamo lavorando per diversificare l’offerta ed estenderla nel tempo e nello spazio: non possiamo più vivere solo di mare, ma il nostro paesaggio, la storia, le tradizioni, il patrimonio agroalimentare sono gli asset sui quali costruire un modello di sviluppo sostenibile che valorizzi per dodici mesi all’anno l’ambiente, l’agricoltura, la cultura delle nostre comunità”.

PACI, I NOSTRI SONO FATTI NON PROMESSE – “Stiamo intervenendo e investendo nelle zone interne della Sardegna come mai è successo in passato”, ha detto Paci. “Ci siamo con la nostra Strategia regionale per le aree interne, con la  Snai nazionale che dopo l’Alta Marmilla insiste proprio sulla zona Barbagia-Mandrolisai, il Piano per il Nuorese e il Piano Sulcis. E poi c’è la programmazione territoriale: 300 milioni, tutti soldi veri, 150 dal Patto per la Sardegna e 150 di fondi regionali ed europei. E poi i bandi territorializzati che finora erano una chimera, la banda larga in tutti i Comuni e gli oltre mille cantieri di Iscol@: tutti questi sono numeri, numeri di cose fatte e non di buone intenzioni. La Regione c’è, abbiamo bisogno di unione strategica e sinergia fra i comuni e fra i territori, perché il campanilismo non porta da nessuna parte, invece unire le forze e remare in una sola direzione è l’unico modo per raggiungere un traguardo vincente”.

AMBIENTE, STORIA E CAPITALE UMANO I NOSTRI CAPISALDI –  Il vicepresidente della Regione ha poi sottolineato che sono tre gli elementi cardine in Sardegna su cui, con diverse declinazioni in base alle caratteristiche dei nostri tanti territori, si deve puntare per favorire lo sviluppo: ambiente naturale che si accompagna a un clima meraviglioso, identità dunque storia, capitale umano con l’innovazione tecnologica, ormai indispensabile. “Sono questi e solo questi i capisaldi su cui puntare per progettare il futuro, per garantirci sviluppo e occupazione. Il nostro ambiente è unico al mondo, reso ancora più esclusivo da un clima che ci permette davvero di poter fare turismo per dodici mesi all’anno ed è su quello che dobbiamo puntare. La nostra identità e la nostra storia che passano dall’archeologia, dai beni culturali, dalle tradizioni cioè da tutto quello che il turista cerca, esperienza ed esclusività. E infine, il capitale umano potenziato dall’innovazione. Irrinunciabile, perché è quella che può portarci ovunque e a ogni risultato, forti della nostra storia, delle nostre tradizioni e della nostra capacità di innovarci e rinnovarci”.

 

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