Rubrica: “Una strada, un personaggio, una Storia” – via Giuseppe Manno

Ogni settimana parleremo di una strada di Cagliari raccontando  la storia del personaggio a cui è dedicata. Si   potranno scoprire così   personaggi,  molte volte sconosciuti, legati alla storia di Cagliari  o Italiana tramite la loro biografia

 di Sergio Atzeni

Via Giuseppe Manno: Una delle principali strade del quartiere Marina e di Cagliari che collega piazza Martiri con piazza Yenne è dedicata a Giuseppe Manno, illustre uomo politico, magistrato e scrittore. Nacque ad Alghero nel 1786 da un’agiata famiglia, il padre Antonio era capitano del porto, si trasferì ben presto a Cagliari per proseguire gli studi iscrivendosi al Collegio dei Nobili: si laureò in legge a soli 18 anni nel 1804. Per la sua cultura, preparazione e conoscenza delle lingue straniere, fu apprezzato dai personaggi che allora contavano a Cagliari.

Iniziò a collaborare al giornale “Foglio periodico di Sardegna”, fautore della politica inglese, e fu stimato soprattutto dai magistrati della Reale Udienza (massimo tribunale del Regno di Sardegna) tanto che, dopo la nomina nel 1808 alla carica precaria di “sostituto sovrannumerario dell’avvocato fiscale”, divenne effettivo nel 1812 come “sostituto dell’avvocato fiscale patrimoniale”. Iniziò ad essere apprezzato anche dalla corte sabauda, che si era trasferita a Cagliari dal 1799 per sfuggire al ciclone napoleonico, frequentandola assiduamente.
Il colpo di fortuna per Giuseppe Manno arrivò nel 1816 quando Carlo Felice, allora duca del Genovese, lo nominò suo segretario particolare e lo portò in giro per le maggiori città italiane. Si trasferì a Torino quando rientrarono i Savoia e nel 1817 fu nominato “primo ufficiale della segreteria di Stato per la Sardegna” e gli fu conferita l’ambita onorificenza dell’ordine dei “Santi Maurizio e Lazzaro”.

Alla fine del 1821 Carlo Felice, diventato sovrano, lo volle accanto a sé come suo segretario privato e, forse per la sua ormai provata capacità e fedeltà, fu nominato nel 1823 alla prestigiosa carica di consigliere del “Supremo Consiglio di Sardegna. L’organismo fu incaricato di rivedere e riformare la legislazione civile e penale vigente nell’isola: Manno, oltre a partecipare ai lavori, scrisse il proemio dell’atto di promulgazione controfirmato poi da Carlo Felice. Onori per Giuseppe Manno nel 1826 quando fu eletto socio dell’Accademia delle scienze di Torino. Da tempo sentiva una forte attrazione per la letteratura in generale e per la storia della sua isola in particolare, tanto che nel 1827, dopo anni di studi e ricerche pubblicò in quattro volumi la “Storia di Sardegna”.

Continuò sempre a scrivere e nel 1828 terminò il saggio intitolato “Sui vizi letterari” e nel 1831 quello sulla “Fortuna delle parole” che fu ben accolto dalla critica e gli valse l’importante nomina ad Accademico della Crusca. Nel 1833, quando aveva 47 anni, Manno sposò la torinese Tarsilla Calandra dalla quale ebbe tre figli maschi. Pur risiedendo lontano, da sardo e da magistrato, si interessò sempre dei problemi della Sardegna e in particolare della possibilità di abolire il feudalesimo.

Nuovi onori e promozioni per l’illustre sardo nel 1836 quando divenne reggente di toga nel Supremo Consiglio della Sardegna. Nonostante gli incarichi di prestigio non abbandonò mai l’arte della scrittura e si impegnò con tutte le sue forze alla stesura della “Storia Moderna di Sardegna” pubblicata nel 1842. Il componimento, che rappresenta forse la sua opera più importante, riassume gli avvenimenti dell’isola tra il 1773 e 1799 (tentativo di sbarco francese, cacciata dei piemontesi, rivolta nel Logudoro, vicenda di Giovanni Maria Angioy) basandosi sulle notizie raccolte negli archivi di Torino: nello scritto traspare palesemente la posizione del Manno schierato a favore dei comportamenti e della politica dei Savoia. Nonostante il periodo particolare in cui vive il Manno vede l’assolutismo esaurirsi a favore di una nascente e ancora debole democrazia, altri incarichi di prestigio arrivano a rendere più fulgida la sua carriera: nel 1845 fu nominato presidente del Senato di Nizza e, nel 1847, presidente del Senato del Piemonte.

Nel 1848 rifiutò l’incarico di ministro degli esteri e, forse come compenso, il mese dopo fu nominato senatore del Regno e, dopo la “Fusione”, presidente della Commissione per l’assimilazione della Sardegna agli stati della terraferma. Come passavano gli anni, piovevano per Manno ancora incarichi di prestigio come la nomina a presidente del Senato del regno di Sardegna nel 1849, a barone nel 1853 e poi a presidente della Corte suprema di Cassazione e, nel 1855, a presidente dell’ordine Mauriziano che ricoprirà fino al 1866. Le sue idee rimasero però sempre conservatrici in antitesi con il vento riformista che soffiava in quegli anni, non sposò neanche la politica di Cavour che non gli fu per questo amico. Continuò a seguire i problemi della Sardegna e si adoperò per migliorarne l’economia e i collegamenti interni. Pubblicò nel 1868 il suo ultimo libro “Note sarde e ricordi” e in quello stesso anno morì a Torino, sua città di adozione.

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