Rubrica: ”Una Strada, un Personaggio, una Storia” – Cagliari, via dei Salinieri
Ogni settimana parleremo di una strada raccontando la storia del personaggio o della vita cittadina cui è dedicata. Si potranno scoprire così le persone, molte volte sconosciute, legate alla storia della Sardegna o Italiana tramite la loro biografia o la presenza in città.
di Annalisa Pirastu
Via dei Salinieri si trova vicino allo stadio Amsicora ed è una via dedicata ai lavoratori delle Saline di Stato di Cagliari che, nel corso di vari secoli, hanno lavorato alla produzione del sale.
Il reclutamento dei lavoratori nelle Saline di Cagliari comincia a partire dal 1327, con le “comandate”. Gli abitanti dei villaggi intorno a Cagliari erano obbligati, prima dagli Spagnoli e poi dai Piemontesi al duro lavoro nelle Saline di Molentargius senza potersi rifiutare. Le “comandate” furono definitivamente abolite, ma soltanto nel 1836, da Carlo Alberto di Savoia.
A cominciare dal 1767 e fino agli anni 20, nelle Saline lavorarono i forzati, prima provenienti dalle carceri piemontesi e poi dal vicino carcere di San Bartolomeo.
In seguito le Saline vennero gestite dai Monopoli di Stato e il reclutamento dei lavoratori fissi avvenne tramite concorso. Nei periodi di massima richiesta furono impiegati anche lavoratori stagionali, forniti da cooperative di operai e imprenditori associati.
I lavoratori residenti in paesi lontani rientravano a casa il sabato sera e ripartivano la domenica sera. L’acqua per i abbisogni degli operai che passavano la giornata alle saline era fornita dalla “maona” o barca dell’acqua, che conteneva un serbatoio riempito dall’acquedotto presso la Direzione o il Poetto. I Salinieri dovevano portarsi il cibo da casa come i nostri odierni operai. La mensa per questi lavoratori infatti fu istituita solo negli anni 50.
Il sale veniva raccolto in cumuli dai cosiddetti “attellatori”, prelevato poi con le coffe e le carriole e successivamente trasportato con i vagonetti, condotti su binari mobili, di cui si possono rilevare tracce ancora oggi. Tramite elevatori meccanici il sale veniva poi ammassato nei cumuli prismatici. I cumuli prismatici erano alimentati dall’elevatore a tazze, conformati e ripuliti dai configuratori e palettatori, spesso bambini, figli dei lavoratori.
Sino a una decina di anno fa si potevano vedere ancora alcuni di questi cumuli vicino a quella che è la strada di percorrenza, induriti e cristallizzati dalle piogge.
Le maone o barche erano trainate dal locomotore elettrico. A bordo vi erano un barcaiolo ed un timoniere. Il carico massimo si aggirava sulle 18 tonnellate.
Sino agli anni 20 invece, le maone erano trainate dai forzati del vicino bagno penale di S.Bartolomeo e successivamente dai cavalli. Una prima pausa del Salinieri che cominciavano a lavorare prestissimo, avveniva circa alle 9. Un’altra pausa avveniva a mezzogiorno per il pranzo. In quegli anni una grande quantità di lavoratori, anche vecchi e bambini, si rendeva necessaria per la raccolta e la lavorazione del sale.
Il lavoro nelle Saline era effettuato da operai di vario genere: specializzati, qualificati e comuni, fissi o stagionali, con una grande varietà di prestazioni, dato il lavoro molto articolato e complesso da svolgere.
Tantissime erano infatti le categorie di lavoratori , ognuno con un suo preciso e indispensabile compito. C’erano i raccoglitori, i carrellanti, gli attellatori, i palettatori, i configuratori, i fondalisti, gli stradini, i salinari, gli arganisti, i barcaioli, i timonieri, gli elettricisti, i falegnami, i tornitori, gli addetti ai locomotori, i capo-operai, i tecnici, i capo tecnici, i dirigenti, amministrativi.
Nel periodo di massima produttività, che si può indicare tra il 1925 e il 1960, i dipendenti fissi erano circa 400. Un migliaio veniva assunto temporaneamente durante i lavori di raccolta e ammassamento del sale, nei periodi di maggiore attività della salina.
I lavoratori fissi assunti dai Monopoli di Stato ricevevano uno stipendio fisso, quelli delle cooperative lavoravano a cottimo. Per ottenere un migliore guadagno questi lavoratori spesso lavoravano anche nelle notti di luna piena
Le macchine impiegate erano molte: c’era la macchina raccoglitrice, poggiata con 4 ruote su tubi-binario, che consentiva il taglio di una fetta di sale di cm 80, e la convogliava su un nastro trasportatore, caricandola poi sui trenini. Una volta scaricata la fetta, la macchina avanzava per effettuare altri tagli.
La meccanizzazione delle Saline che con l’andare degli anni si faceva sempre più importante, portò al ridimensionamento delle caselle salanti, che divennero di larghezza 150 metri e di lunghezza tra 150 e 250 metri e portò all’uso di trenini a scartamento ridotto, per il trasporto del sale.
In seguito alla meccanizzazione delle Saline, il sale, prelevato con la macchina raccoglitrice e trasportato con i trenini, veniva lavato nell’impianto di lavaggio ed ammassato in un unico grande cumulo. Da questo veniva prelevato per l’inoltro, sempre tramite i trenini, portato di solito al molo della Palafitta dove una parte veniva imbarcata sulle navi o depositato nel Capannone Nervi.
I trenini, una quarantina in tutto, consentivano il trasferimento del sale dalla macchina raccoglitrice, lo scarico nell’impianto di lavaggio, l’ammassamento nel grande cumulo ed il trasporto.
Nel 1985 avvenne la cessazione dell’attività delle Saline a causa dell’ inquinamento. La produzione del sale cessò e le saline non vennero più utilizzate. Alcuni lavoratori vennero pensionati in anticipo , altri furono trasferiti in enti pubblici.
Sei operai della Manifattura Tabacchi sono stati successivamente trasferiti nella Salina e adibiti al servizio della movimentazione delle acque in applicazione della Convenzione di Ramsar del 1971, per la salvaguardia delle zone umide di importanza internazionale.
Oggi le Saline sono una zona umida di importanza internazionale dal punto di vista floro-faunistico e sono il regno dei fenicotteri rosa.
Un articolo molto interessante, scorrevole e particolareggiato