Rubrica: “La Sardegna dei Comuni” – Villacidro, non solo “paese d’ombre”

Ogni settimana raccontiamo la storia di un  paese della Sardegna per far conoscere le sue particolarità, le sue bellezze  geografiche e la sua comunità

di Antonio Tore

Villacidro, con i suoi quasi 15.000 abitanti, è il centro più popoloso della ex provincia del Medio Campidano ed è situato ai piedi della catena dei monti Linas. Confina con i comuni di Vallermosa, Gonnosfanadiga, San Gavino e Serramanna.

In passato era conosciuto con il nome di Orto de Cidro, poi Villaxidro ed è un composto di villa e di cedro (dal latino cidrus). Una leggenda popolare lo riconduce al fatto che la città si sviluppò intorno ad un grande albero di cedro.

Vista la presenza romana, altre versioni storiche dicono che il nome di Villacidro deriverebbe dal latino “villa citra” ossia “villa al di qua del fiume” in riferimento a una villa romana che presumibilmente sorgeva in questo luogo.

La cittadina ospita tre piccoli ma interessantissimi musei: il museo archeologico Villa Leni, il museo farmaceutico “Sa Potecarìa” e il museo di arte sacra.

Un’altra particolarità di Villacidro è il lavatoio pubblico, in stile liberty, inaugurato nel 1893. L’opera, progettata dall’ingegnere Enrico Pani, presenta caratteristiche strutturali riscontrabili in pochissime altre strutture in Sardegna, tra cui il mercato vecchio di Cagliari. È costituito da una grande copertura in lamiera sorretta da 22 colonne in ghisa; sotto questa copertura si trovano 36 vasche rivestite in trachite, con capacità, ciascuna, di un quarto di metro cubo. Nel prospetto principale è presente una fontana artistica abbellita da alcune sculture marmoree tra cui due sirene, un leone e una leonessa, andati trafugati nel periodo post-bellico, e alcuni volti d’angelo.

Portato da sempre all’agricoltura e alla pastorizia, alla fine degli anni sessanta Villacidro cominciò a vivere una sua avventura industriale che portò anche  un certo benessere , ma  che alla fine si rivelò effimera. Oggi gli spazi lasciati liberi da quella fugace illusione vengono riempiti nuovamente dall’attività quasi frenetica di oltre centoventi piccole e medie imprese, molte delle quali a vocazione agroalimentare, all’interno di un Consorzio Industriale al quale aderiscono, oltre a Villacidro, numerosi paesi del circondario. Il paese quindi guarda al futuro con un certo ottimismo, pur restando ancorato, con voluta fermezza, ai valori più genuini del proprio passato, valori che, sul piano culturale, sono celebrati nelle opere dello scrittore Giuseppe Dessì, del quale si ricorda, soprattutto, il romanzo “Paese d’ombre”.

Il romanzo che racconta di un mondo in dissolvimento, evoca, nel suo titolo ad un’immagine di Villacidro che affonda in miti e leggende.

Definita capitale delle superstizioni, Villacidro è conosciuto anche come il paese delle streghe con tradizioni che raccontano di esseri misteriosi, “is cogas”, che erano golosissime del sangue umano, in particolare di quello dei bambini e delle gestanti. L’aspetto assunto dalle cogas era vario:  poteva essere quello di una crudele megera o di una donna dolce e gentile, ma anche di mosche che succhiavano il sangue del neonato. Tracce di queste credenze si trovano anche nel quotidiano come l’uso di tenere fuori della porta di casa un treppiedi capovolto o una scopa poggiata dietro la porta con la spazzola rivolta verso l’alto.  A memoria di queste presenze inquietanti si celebra ogni anno, alla prima settimana di agosto, una sagra sacro-folcloristica di grande rilievo: la festa di san Sisinnio. Sisinnio, il santo che liberò tutta la zona delle antiche superstizioni pagane, compì una serie di miracoli come la trasformazione di se stesso in un grande ragno che divorò tutte le mosche, ossia le streghe nascoste nelle sembianze degli insetti. Pare che ancora oggi, nei quattro giorni della festa a lui dedicata non si veda volare una sola mosca.

Un’altra leggenda riguarda l’anatema lanciato dai frati Mercedari che, nella seconda metà dell’800, erano stati cacciati dal paese dagli abitanti, stanchi dei loro continui “malifattusi”. Questi, dunque, fatti salire in senso contrario su degli asini, furono avvolti da pelli di capra tenute aderenti con dei tratti di corda. La leggenda vuole che i frati lanciassero una terribile maledizione su Villacidro e i suoi abitanti tracciando segni di croce con la mano sinistra e mormorando oscure minacce tra le quali il popolino tramanda la seguente: Custa fui ad a serbì a s’impiccai finas a sa settima generazioni!  (Questa fune servirà a impiccarvi fino alla settima generazione!). Questa leggenda vorrebbe giustificare l’alto numero di suicidi presenti in Villacidro (pare occupare il primo posto in tutta l’Isola!) e, comunque, tutte le disgrazie che talvolta accadono nella cittadina, vengono, dal popolino, fatte risalire alla maledizione dei frati!

La più grande ricchezza, però, che Villacidro custodisce gelosamente, è costituita dalle sue bellezze ambientali lungo le profonde valli di Coxinas , di Narti, di Villascema , di Montimannu.

Ritrovamenti databili al neolitico e all’età del rame sono stati rinvenuti nella zona di Seddanus, Cannamenda, Seddus e lungo il rio Villascema e il rio Leni, dove sono stati scoperti manufatti in ossidiana, fanno risalire l’abitato a periodi risalenti alla preistoria e la civiltà nuragica ha lasciato cospicue tracce come il villaggio di Cottega e i nuraghi Narti, Nuraxi, Cuccur’e crabas, Cuccuru Muntoni e Genna Uraxi.

La cascata Sa Spendula, composta da tre salti, è formata dal torrente Coxinas, che prende poi il nome di rio Seddanus. È una meta frequentata nel periodo estivo in quanto poco distante dal centro abitato. Il sito fu elogiato in una poesia di Gabriele D’Annunzio durante una permanenza nel paese.

Più all’interno, fra i rilievi compresi fra l’altopiano di Oridda e il monte Linas, sono presenti altre tre cascate, quella del rio Linas, quella di Piscin’Irgas e quella di Muru Mannu, ubicate in un’area di interesse naturalistico nota come Monti Mannu. La cascata di Muru Mannu, notoriamente associata al territorio di Villacidro, è in realtà ubicata in territorio comunale di Gonnosfanadiga appena oltre il confine con quello di Villacidro. All’interno di tali monti sorge il monte Margiani.

 

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