Rubrica: “La Sardegna dei Comuni” – Uta

Ogni settimana racconteremo la storia di un  paese della Sardegna per far conoscere le sue particolarità, le sue bellezze  geografiche e la sua comunità

di Antonio Tore

Uta si trova nel Campidano a sud-ovest e dista una ventina di km da Cagliari; ricopre un territorio di 134,33 kmq ed è confinante a nord con il comune di Villaspeciosa e in senso orario con Decimomannu, Assemini, Capoterra e Siliqua. Attualmente il paese è abitato da oltre 8.500 persone.

Uta  si trova su una fertile pianura attraversata da due corsi d’acqua (Rio Cixerri e Rio Mannu) che, alla fine, confluiscono verso lo stagno di Santa Gilla, ma nel suo comprensorio è presente anche un’ampia area montagnosa, costituita dai Monti Arcosu (948 m) e Lattias (1086 m.) e in parte dalle da Guttureddu e Gutturu Mannu.

Tutti rivolti verso il Rio Cixerri, si trovano i resti di due antiche chiese cristiane (Santa Maria Magramixi e San Nicola), un tempio romano,  una tomba di giganti con i resti di trenta Menir.

Il paese di Uta appariva in antichità suddiviso in due borgate: Uta Susu e Uta Jossu. Alla prima apparteneva la chiesa di Santa Maria, mentre a poco più di un chilometro si trovava Uta Jossu (dove era ubicata la chiesa di San Cromazio). Quest’ultima località  è diventata l’attuale Uta, sorta per naturale spostamento della popolazione verso una posizione più sana e meno battuta dalle consuete inondazioni del Rio Mannu e Cixerri.

I due fiumi, insieme ai loro affluenti, si riunivano nella parte finale del loro corso, a sud del paese, creando una palude e, a causa della mancanza di adeguati argini, straripavano frequentemente così da provocare non pochi danni alle campagne, alle abitazioni e la morte di bestiame e talvolta di persone. Il nome Uta sembrerebbe, quindi, derivare dal latino UDUS che significa paludoso, umido.

La zona era già abitata, comunque, in periodo nuragico, come attestano, nella falda di monte Arcosu, i resti di numerosi nuraghi, tra cui il più grande, denominato “Su niu de su Pilloni”, comprende anche i resti di un villaggio nuragico e una fornace. Nel 1849 furono ritrovati otto bronzetti raffiguranti otto scene e individui differenti ritratti in varie età della loro vita, attualmente custoditi nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

Anche il periodo romano ha lasciato il suo segno, poiché l’antica strada romana che portava da Caralis a Nora attraversava tutto il suo territorio. Vari ritrovamenti (una statua semi colossale di una sacerdotessa romana, resti di colonne di granito, un lastrone di marmo dedicato a tre cristiani seppelliti nel paese, resti di ville suburbane romane e il presunto ponte sul Rio Cixerri detto “ponte de is aramigus”) confermano la presenza di popolazione romana.

La località fu attraversata da varie dominazioni: nel periodo dei giudicati, tra le curatorie del giudicato di Cagliari. In questo periodo, i giudici concessero ai monaci Benedettini di San Vittore dei terreni, in cui i monaci eressero il Santuario di santa Maria.

Intorno al 1258, Uta divenne un possedimento signorile dei Pisani Gherardesca Gherardini e, successivamente, nel 1324, diventò un paese del Regno Catalano Aragonese di Sardegna.
Il paese tornò a far parte del Regno di Sardegna, in possesso dei Carroz nella baronia di San Michele. A questo periodo risale probabilmente l’inizio della costruzione della chiesa Parrocchiale di Santa Giusta; lo stemma dei Carroz è scolpito nell’arco del presbiterio.

Le attività svolte nel paese riguardano principalmente quelle agricole, come le serre orticole, le colture di carciofi e grano, i frutteti e gli oliveti; è largamente presente anche l’attività pastorizia.
 

 

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