Rubrica: “La Sardegna dei Comuni” – Ussana
Ogni settimana raccontiamo la storia di un paese della Sardegna per far conoscere le sue particolarità, le sue bellezze geografiche e la sua comunità
di Antonio Tore
Ussana è un comune della provincia del Sud Sardegna di circa 4.000 abitanti e confina con Monastir, Donori, Nuraminis, Serdiana e Monastir.
Ussana sorge su un’ampia pianura contornata da alcuni rilievi collinari, fra cui il monte Zara e il monte Agutzu, non lontano da Cagliari.
Il toponimo Ùssana è menzionato per la prima volta, nella forma latina “villa Ussane”, ossia “paese di Ussana”, in un documento di natura feudale risalente al 1326. Sempre nella forma, Ussana è citato nel 1328 e nel 1331. Nei registri delle decime custoditi nell’Archivio Vaticano compare nelle forme Usana (1341), Ossane e Ussana (1346-1350).
La forma “Ossane” è dovuta alla latinizzazione di Ussane, per cui la O iniziale deve essere considerata come un errore di trascrizione. Negli atti del Parlamento di Pietro IV d’Aragona (1355) è scritto nella forma Ussana mentre in quelli del Parlamento di Alfonso il Magnanimo (1421) Usena. Nei registri parrocchiali compilati a partire dal XIV secolo lo ritroviamo contemporaneamente nelle varianti Usana, Ussena e Ussana; in quest’ultima forma si attesta definitivamente dalla metà del Seicento in poi. Anche nelle rare pubblicazioni sarde del XVI-XVII secolo si ritrovano le stesse differenze: Giovanni Francesco Fara, nella sua opera “Chorografia Sardiniae” (1580-1589) lo menziona con il nome di “oppidum Ussenæ“, mentre Francesco Angelo de Vico, nel “De la historia general de la isla y reyno de Sardeña” (1639), lo chiama Ussena.
Compare anche in alcune carte geografiche della Sardegna in due varianti, probabilmente il risultato di una errata interpretazione dei cartografi; nella carta del Coronelli (1650-1718) è scritto Orsana mentre in quella di G. B. Cavallini (1652) Orsola.
Riguardo al significato del toponimo Ùssana esistono varie ipotesi. Giulio Paulis (1987) ritiene che il toponimo non abbia una chiara origine e che sia da ascrivere al sostrato linguistico proto sardo. Anche Massimo Pittau (nel 1997) pensa che Ùssana sia un toponimo di origine sardiana o nuragica, e che trovi riscontro in altri toponimi sardi: Úsana (Orgosolo), Usanis (Osidda), Usinavà (Torpè), Usini. Lo stesso autore segnala una corrispondenza anche con l’antroponimo etrusco “Usuna”.
Nel suo territorio sono stati individuati insediamenti risalenti al Neolitico antico.
Millenni dopo i romani edificarono qui varie opere tra cui sono state ritrovate le terme e un Sarcofago romano (III secolo d. C.) che viene conservato nella chiesetta romanica di San Saturnino.
Si tratta di un’arca funebre di marmo, con una ricca decorazione scultorea, nella parte frontale e nei due lati. Il manufatto, destinato in origine ad accogliere i resti mortali di una giovane patrizia, è stato rinvenuto in epoca incerta, presumibilmente nelle campagne del paese, in circostanze fortuite durante l’esecuzione di lavori agricoli.
Lungo il confine con Monastir si trovano i ruderi del castello di Baratuli , un antico castello situato all’estremità del monte Olladiri, edificato nel XII secolo dai giudici di Cagliari.
Nel medioevo fece parte del giudicato di Cagliari, nella curatoria di Dolia, e poi dei domini della famiglia pisana dei Della Gherardesca, passando poi al regno di Sardegna-Aragonese e divenne proprietà di vari feudatari fino al XIX secolo.
La tipologia abitativa caratteristica è la cosiddetta casa campidanese con sa lolla, il loggiato antistante il cortile interno. Queste abitazioni sono ancora costruite in ladiri, mattoni crudi di fango e paglia, ma per i portali d’ingresso e nelle zoccolature delle cortine murarie di cinta si impiegano bei conci squadrati in arenaria.
La chiesa parrocchiale di San Sebastiano, di forme barocche, sorge al centro del paese su un precedente edificio del XV secolo.
In periferia, su un colle a nord del centro abitato, sorge la chiesa medioevale di San Saturnino, a doppia navata, il cui impianto originario, più volte rimaneggiato, risale al primo quarto del XII secolo. All’interno di questa chiesa si conservano, oltre il sarcofago rimano già citato, alcuni rocchi di colonna, anch’essi di epoca romana, indubbiamente pertinenti all’insediamento che in quel periodo si trovava in questo territorio.
Nelle campagne del paese si trovano, inoltre, i ruderi di alcune chiese, già in stato di abbandono durante l’Ottocento: tra queste si ricordano Santa Giuliana, San Genesio, San Lorenzo (costruita con il materiale di recupero di un vicino edificio termale romano), San Lussorio e San Pietro, che era la parrocchiale del paese scomparso di Janna.
Presso la chiesa di San Lorenzo nel 1949 vennero portati alla luce i ruderi di un impianto termale romano, come detto in precedenza, ascrivibile al IV sec. d.C., riutilizzato in parte come fondazione per l’edificio di culto. Intorno ad un grande vano centrale (probabilmente il “tepidarium”, sala riscaldata a temperatura media) erano disposti diversi ambienti. Sono ancora visibili i “calidaria” (sale riscaldate), i “paefurnia” (vani e forni per il riscaldamento), il “laconicum” (sala destinata a bagni di vapore), i “frigidaria” (sale dotate di vasca per il bagno freddo).