Rubrica: “La Sardegna dei Comuni” – Esterzili

Ogni settimana raccontiamo la storia di un  paese della Sardegna per far conoscere le sue particolarità, le sue bellezze  geografiche e la sua comunità

di Antonio Tore

Esterzili (Istersili o Stersili in sardo) è un comune italiano di circa 600 abitanti della provincia del Sud Sardegna, nella subregione storica della Barbagia di Seùlo.

“Esterzili si trova ai piedi di un monte quasi isolato, chiamato “Monte di Santa Vittoria”, alto 1.234 metri”, scrisse Alberto La Marmora nel suo “Itinèrarire de l’ile de Sardaigne” del 1860.Il Monte sorge al al termine del crinale montuoso che lo collega alla zona di Arcuerì, nel territorio di Seui. Proprio per questa conformazione geografica, dalla sommità di questo rilievo è possibile ammirare uno dei più suggestivi panorami del territorio che domina l’intero Campidano, il Sarrabus-Gerrei, il Sarcidano, l’Oristanese, sino al restante Gennargentu e ai mari dell’Ogliastra: un autentico belvedere sulla parte centro meridionale dell’isola.

Già nell’epoca prenuragica e nuragica viene riconosciuta l’importanza di questo territorio. Sono infatti numerosi e di grande rilevanza i ritrovamenti archeologici intorno a quest’area, dove ben settantasette siti sono stati censiti nel suo territorio: templi, tombe dei giganti, domus de janas, nuraghi, bronzetti sardi.

La struttura più importante, in questo senso, è l’edificio megalitico detto Domu de Orgia.

Il tempio, situato a più di 1000 metri di altitudine, è del tipo a megaron ed è il più importante di questa tipologia fra quelli presenti nell’isola. Racchiuso in un recinto sacro di forma ellittica, l’edificio è costruito con blocchi di scisto. Il tempio ha una pianta rettangolare di circa 10 metri per 20 e si compone di due camere precedute da un vestibolo in antis. Gli scavi, che hanno riportato alla luce diversi  bronzetti, hanno permesso di datare il complesso alla seconda metà del II millennio a.C. con frequentazioni fino all’epoca romana.

Il santuario fu edificato nel Bronzo recente, alla fine del XIII sec. a.C. e si sovrappose ad un villaggio nuragico preesistente che occupava la vasta insellatura del Monte Cuccureddì. Alcune capanne dell’abitato più antico furono inglobate nelle strutture murarie del recinto.

Lo scavo di questi ambienti ha restituito pestelli, macine, lisciatoi, denti di falcetto, schegge di ossidiana, ciotole ed olle attribuibili cronologicamente al Bronzo recente e finale.
L’indagine archeologica degli strati superficiali dell’area d’ingresso del recinto ha consentito il recupero di un tesoretto di monete di età romana, che attesta la continuità di frequentazione del sito fino ad epoca storica.

Il recente scavo del vestibolo ha portato al rinvenimento  di una straordinaria composizione di bronzi votivi, con un personaggio abbigliato di stola che sostiene un cervo da offrire alla divinità e che, nel contempo, fa il gesto di offrire – con la mano destra – un piatto sul quale sono posati strumenti da caccia (palle da fionda, una corda, uno stocco): un cane, munito di collare, tiene ancora abbrancata la preda.

Lo stesso cacciatore offre ancora un muflone, un toro, una colomba poggiata al centro di grandi corna e un uccello che originariamente stava infilato in una spada tramite una fessura passante. La scena è costituita, inoltre, da due sacerdotesse ammantate, rappresentate nell’atto della preghiera, che sostengono una sorta di torcia con le fiamme, e da due figurine maschili con una stola sulle spalle, armati di pugnale, che porgono un’olla a colletto sostenuta da una corda.

Ancora, un arciere con veste militare borchiata, che rimanda alla tradizione orientale, ma con un copricapo sormontato da 4 corna convergenti verso l’alto, di tradizione nuragica. L’arciere è simile a quelli ritrovati nel santuario di Santa Anastasia di Sardara.

All’interno della prima camera di Domu de Orgia era deposto un altro bronzetto rappresentante un cacciatore offerente che porta sulle spalle un muflone. Nello stesso vano, in corrispondenza del bancone-sedile, sono stati rinvenuti frammenti di olle con decorazioni plastiche, ciotole, vasi per l’acqua necessaria durante le abluzioni rituali e piccoli recipienti in miniatura.
Il materiale ceramico restituito dallo scavo è attribuibile al Bronzo finale.

All’epoca romana risale, invece, la cosiddetta tavola di Esterzili, una lastra in bronzo recante un’iscrizione in latino che descrive una diatriba fra due popolazioni dimoranti nel territorio in quel periodo, i Patulcenses Campani e i Gallilensi.

L’iscrizione in caratteri capitali su 27 righe riporta il decreto emanato dal Proconsole della Sardegna L. Elvio Agrippa il 18 marzo del 69 d.C. per dirimere una controversia relativa ai confini tra le popolazioni dei Patulcenses Campani (coloni di origine campana, o comunque italici stanziatisi fin dal II sec. a.C.) e dei Galillenses indigeni che avevano a più riprese infranto i limiti stabiliti. Il proconsole ordina in particolare che questi ultimi lascino le terre occupate con la violenza e diffidandoli dal proseguire nella ribellione.

Il testo della tavola può essere diviso in quattro parti:

  • Formule di rito e indicazioni utili a risalire alla datazione.
  • Analisi dei termini della controversia:
    • le ripetute sentenze e ordinanze del procuratore imperiale M. Giovenzio Rixa che intimavano ai Galillensi lo sgombero delle terre occupate.
    • la carta catastale tracciata da M. Metello e che riportava i confini tra le due popolazioni.
    • l’ingiunzione del proconsole Cecilio Semplice, che aveva esaminato un’istanza dei Galillensi nell’agosto 67.
  • Emissione della sentenza: i Galillensi dovranno abbandonare il territorio dei Patulcensi, diversamente saranno considerati ribelli.
  • Apposizione dei nomi del collegio giudicante e dei testimoni (“signatores”)

Molte sono le chiese di Esterzili appartengono al vicariato foraneo o forania di Seui. Le principali sono:

  • Sant’Antonio da Pdova: chiesa campestre posta su un colle all’estremità nord-occidentale del paese, alle pendici del Monte Taccu. La chiesetta, situata all’interno di un ampio e verde cortile, risale al XVII secolo.
  • San Michele: è stata la vecchia chiesa parrocchiale e si trova, in zona periferica, nella parte settentrionale del paese. La chiesa è dedicata al santo patrono di Esterzili e venne edificata nel XV secolo in stile gotico-
  • San Sebastiano: chiesa campestre, realizzata probabilmente nel ‘600, che si trova nell’omonimo parco ed è posta su un colle all’estremità sud-occidentale del paese.
  • Chiesa di Santa Maria (rudere).
  • Chiesa di Santa Vittoria (poche rovine poiché i resti sono stati demoliti per scavi archeologici).

Il 12 agosto di ogni anno si svolge nel paese un’interessante manifestazione chiamata sagra de su Frigadòri e de is Cocoèddas, prodotti tipici del paese. Is Cocoèddas sono costituite da un ripieno prevalentemente di patate, avvolte in una pasta fresca chiusa in modo particolare: vengono fritte nell’olio e si possono consumare sia calde che fredde. Su Frigadòri è una sorta di pane di cipolle cotto al forno servibile ugualmente freddo o caldo.

Durante la manifestazione vengono distribuite anche is Cocòis Prènas le quali sono costituite da un ripieno prevalentemente a base di patate, avvolto in una pasta chiusa in modo particolare, il tutto viene cotto al forno facendo in modo che il ripieno resti morbido e l’esterno croccante come il pane.

 

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