Rubrica: “La Sardegna dei Comuni” – Escolca
Ogni settimana raccontiamo la storia di un paese della Sardegna per far conoscere le sue particolarità, le sue bellezze geografiche e la sua comunità
di Antonio Tore
Escolca
Escolca (Iscroca in sardo) è un comune che dal 2006 è transitato dalla provincia di Nuoro a quella del Sud Sardegna. Conta poco più di 500 abitanti e confina con i Comuni di Isili, Mandas, Serri e Gergei.
Il toponimo – (i)scroca – deriva dal sardo medievale “scolca” (dal tardo latino ‘exculca’) un corpo di guardia addetto alla sorveglianza dei campi.
L’area fu abitata già in epoca prenuragica e nuragica e, successivamente, in epoca romana della quale restano alcune rovine sepolcrali.
Nella zona si trova un comprensorio di importanti monumenti nuragici (ad esempio, Nuraghe Is Paras a Isili; santuario Santa Vittoria a Serri). A Escolca, invece, resistono una decina di nuraghi tra cui il Nuraghe Mogurus.
Nel Medioevo appartenne al giudicato di Cagliari e fece parte della curatoria di Siurgus. Alla caduta del giudicato passò sotto il dominio pisano e successivamente sotto il dominio aragonese, feudo dei Carroz, conti di Quirra e fu poi annesso al marchesato di Mandas.
A circa 1 km da Escolca si trova la Chiesa campestre della Vergine delle Grazie, detta dagli Escolchesi de Is Bingias per l’iscrizione sulla sua campana: “S. Maria de is Bingias de la villa de Escroca anno Domini MDLXXVIIII” (1579).
Nel 1400 nel luogo della Chiesa vi era un Convento di Romitani di S. Agostino che sul finire del secolo ne promossero la costruzione; dopo il 1649 vi aveva sede un Convento dei Padri Trinitari, soppresso con Carta Reale nel 1747 e le cui rendite, insieme a quelle dell’Ospizio di Gergei e del convento di San Bardilio vennero conferite al Convento di S. ucifero in Cagliari (Martini, Storia Ecclesiastica della Sardegna, vol III).
Anticamente era Parrocchia la Chiesa di Santa Lucia, ora un po’ fuori paese ma forse centro del primo nucleo di Escolca, dal cui piccolo sagrato terrazzato si gode un ampio panorama su tutta la valle.
A circa 10 km da Escolca si trova l’isola amministrativa di San Simone (500 ha, racchiusa tra i Comuni di Gergei, Villanovafranca, Mandas e Gesico); la chiesetta dedicata al Santo guerriero è attorniata da un villaggio rurale abbandonato detto “de is nuraxis” perché sito tra più torri nuragiche in rovina. La stessa chiesa di San Simone fu eretta sui resti di un Nuraghe; a 150 m la affiancano le rovine di un Nuraghe trilobato chiamato dagli Escolchesi “su Nuraxi mannu”.
San Simone è un antichissimo villaggio disabitato situato tra Gergei, Mandas, Villanovafranca e Gesico, che appartiene da tempo immemore agli escolchesi, che qui hanno i terreni più fertili.
Tale villaggio sorge in una zona “Nuraxi”, che come il nome suggerisce, è ricca di resti nuragici. Ci sono una trentina di lolle, alcune antichissime, ed una chiesa. Tutte le lolle più antiche, così come la chiesa, sorgono su fondamenta di nuraghi. Questo villaggio fu abbandonato a causa di una pestilenza alla fine del 1300.
Il possesso della zona di San Simone e del suo villaggio ha origini incerte, ma la leggenda narra che il borgo era anticamente abitato dai Mori e che una grave epidemia di peste decimò la popolazione; i superstiti chiesero aiuto ed asilo ai villaggi vicini però nessuno volle accoglierli: solo Escolca diede loro ospitalità e così gli antichi abitanti di San Simone donarono i loro terreni in segno di riconoscenza agli escolchesi.
La tradizione continua narrando che vi fu una certa opposizione alla donazione da parte degli abitanti di Mandas, i quali sostennero che le terre di San Simone erano molto più vicine al loro territorio, e che quindi gli appartenevano di diritto: i due villaggi si accordarono allora per una prova risolutrice della controversia, aggiogando due buoi (uno per ogni borgo) ad un carro con la statua di San Simone e stabilendo che il territorio sarebbe appartenuto al villaggio nel quale si fosse recato spontaneamente il giogo; fu così che Mandas accettò la perdita dei territori reclamati, chiedendo però che ogni anno durante i festeggiamenti in onore del Santo la statua fosse portata in processione dal borgo di San Simone al paese di Escolca passando anche per Mandas, una tradizione rispettata ancora oggi.
Arrivati al villaggio, dopo i primi balli sardi in piazza, ogni famiglia si riunisce nella propria lolla con gli ospiti invitati e consuma la cena, cui segue il giro delle lolle, in cui ogni famiglia offre dolci, vini e liquori “autoctoni”. la notte prosegue con balli fino all’alba.
Utilizzando la consuetudine di ascendenza bizantina di far coincidere l’inizio dell’anno con il mese di settembre, le feste celebrate oggi nel paese di Escolca con rito sia religioso che civile sono la festa in onore di S. Liberato l’11 settembre, di S. Antonio abate il 17 di gennaio, di S. Simone il lunedì dopo Pentecoste.
Sono venerati in Sardegna, nonostante non gli sia mai stata dedicata alcuna chiesa, numerosi Santi vissuti durante il primo millennio cristiano; il loro simulacro spessa figurategli altari secondari delle chiese parrocchiali. Questo è il caso di S. Liberato, al quale nessuna chiesa in Sardegna sembra essere stata intitolata, venerato a Escolca l’11 settembre.
Delle celebrazioni di S. Liberato a Escolca troviamo una prima attestazione nelle Notizie Storico-Statistiche di Perra, che la annovera tra le feste celebrate in parrocchia, con vespri, messa cantata e panegirico. Secondo Perra, è possibile che la devozione verso S. Liberato sia stata introdotta ad Escolca dall’ordine degli eremitani di S. Agostino, che si suppone occupassero il convento che sorgeva nei pressi della chiesa della Madonna delle Grazie prima che vi si insediassero, dopo il 1650, i Padri Trinitari.
Oggi la festa viene celebrata con particolare devozione; questa è anzi, assieme a San Simone, sa festa manna, la festa maggiore del paese. A quanto riferiscono gli anziani, in passato l’importanza della festa di S. liberato era dovuta al fatto che segnava il passaggio tra la fine di un’annata agraria e l’inizio della nuova.
Cecilia è la titolare della parrocchia di Escolca. L cui costruzione è sicuramente antecedente all’anno 1583, come testimonia la presenza di una pietra, incassata nella parete destra dell’edificio, in cui è incisa questa data.
È probabile che anticamente una parte del paese si estendesse a sud-est di dove sorge oggi intorno a quella che era la chiesa intitolata a S. Lucia, di cui sono ancora visibili i ruderi. Nelle fonti si legge che la chiesa di S. Lucia un tempo fu probabilmente parrocchia.
Ad Escolca l’olivicoltura è nel DNA dei residenti come prova la bontà delle olive locali (l’antica varietà “mallocria”) e dell’olio extravergine. Ogni anno, nel mese di maggio, viene celebrata la festa dell’olio e del pane.