Rubrica: “La Sardegna dei Comuni” – Armungia

Ogni settimana raccontiamo la storia di un  paese della Sardegna per far conoscere le sue particolarità, le sue bellezze  geografiche e la sua comunità

di Antonio Tore

Armungia (Armùngia o Armùnja in sardo) è un comune di quasi 500 abitanti della provincia del Sud Sardegna. Sorge su un colle di 366 metri sul livello del mare nella subregione del Gerrei e confina con i comuni di Ballao, Villasalto, San Nicolò Gerrei e Villasalto. Le sue origini pare siano legate alla civiltà fenicia. Circondato da fitti boschi e una ricca vegetazione mediterranea, è attraversato dal fiume Flumendosa. La zona di Cilixiucci in particolare offre un panorama di ineguagliabile bellezza su tutta la valle del Flumendosa.

Il centro storico si è sviluppato attorno ad un nuraghe, tutt’ora in buono stato di conservazione, risalente al XV-XIV secolo a.C. L’architettura paesana richiama l’origine agro-pastorale del borgo: le case sono molto semplici e realizzate in scisto; di solito ospitano un forno a palla e nei cortili si trovano piccoli locali adibiti a magazzini o stalle.

Il paese ospita al suo interno un vero e proprio museo diffuso, cioè un sistema di musei e monumenti che sono testimonianza della cultura e della quotidianità di Armungia.

Attraversando le caratteristiche strade di questo borgo, il turista si ritrova all’interno di un percorso di grande interesse storico e antropologico, che lo porteranno a visitare il Museo Etnografico “Sa domu de is Ainas” (“La casa degli attrezzi da lavoro”) , che conserva circa seicento reperti della cultura materiale dei contadini del Gerrei;

Il Museo ha sede nel vecchio Palazzo Comunale, edificato intorno alla metà del XIX secolo in prossimità dell’area archeologica del Nuraghe Armungia, sul sito storicamente dedicato alla Chiesa di San Giovanni. In passato ospitava anche il Monte Granatico e le prime scuole elementare di Armungia, dove studiò Emilio Lussu.

Il percorso espositivo è articolato in ambienti tematici nei quali la rigorosa ricostruzione scientifica è operata grazie a una serie di pannelli illustrativi contenenti notizie storiche, illustrazioni, documenti e immagini d’epoca.

Nella Sala del vestiario tradizionale sono esposti i “costumi” e i gioielli che costituiscono il vestiario tradizionale di Armungia dell’ultimo ventennio dell’Ottocento, ricostruito dopo due anni di ricerche.

La Sala dei lavori delle donne è dedicata ad attività tradizionalmente femminili come la lavorazione del lino e della lana, il lavoro al telaio e la panificazione, con particolare riferimento a su pistoccu, pane estivo tipico del Gerrei. Tra gli strumenti esposti si segnalano in particolare il telaio in legno per la tessitura e la mola asinaria per la macinazione del grano.

La Sala dell’artigianato è dedicata al lavoro de su ferreri (il fabbro maniscalco) descritto nei suoi due aspetti più importanti per la comunità armungese: la ferratura degli animali da lavoro e la produzione di oggetti e strumenti in ferro per il lavoro agricolo e pastorale. Questa sezione rimanda alla Bottega del Fabbro, visitabile attraverso un percorso che dal museo si snoda per le vie del centro storico.

L’edificio conserva al suo interno gli ambienti tipici del lavoro de su ferreri, il sottoportico con il telaio in legno per la ferratura degli animali da lavoro, la fucina per la lavorazione del ferro e il cortile con le mole in pietra arenaria per l’affilatura degli attrezzi. Al primo piano è rievocato il lavoro del fabbro ferraio nei suoi valori materiali e simbolici ed è raccontata la storia della famiglia Vellini (che viveva nell’abitazione) attraverso testimonianze e fotografie d’epoca.

La Bottega documenta una fase importante nella realizzazione di una storia familiare e professionale che comincia a metà del XIX secolo con l’arrivo dal Piemonte dei primi Vellini giunti per la costruzione della laveria nella miniera di Villasalto.

La Sala del territorio illustra i temi centrali della vita della comunità: il rapporto tra Armungia e il suo territorio; l’articolazione dello spazio interno al paese; la descrizione delle tipologie abitative tipiche; la pastorizia con le fasi della lavorazione del formaggio; la produzione del carbone nelle antiche carbonaie; le risorse della caccia e della pesca.

La Sala dell’agricoltura si caratterizza per la presenza del calendario solare dei lavori agricoli in lingua sarda, posizionato su una grande pedana lignea, che illustra le diverse fasi di lavoro relative alle principali tipologie di coltura come il grano, l’orzo e la vite, con l’esposizione degli strumenti di lavoro in corrispondenza della fase a cui si riferiscono.

Il nuraghe Armungia, situato nella piazza principale del paese, vicino al Museo Civico, risale, secondo l’archeologo Giovanni Lilliu, all’età del bronzo medio, 1500 – 1400 a.C. circa. La sua struttura è costituita da un’unica torre a forma tronco-conica. Come materiale di costruzione sono state utilizzate delle pietre di origine scistosa, dalle dimensioni decrescenti man mano che si va verso l’alto. Sulla sommità dell’edificio troviamo una falsa volta cupoliforme con un’apertura superiore di circa due metri.

Nel territorio circostante si trovano anche numerose grotte, come quelle di Su Pittiolu e di Gospuru, oltre che alcune miniere ormai abbandonate, che offrono un interessante itinerario di archeologia industriale. L’area oltretutto confina con il parco dei Sette Fratelli, consentendo al visitatore di immergersi in una natura lussureggiante e di incantevole fascino, particolarmente apprezzata dagli amanti del trekking.

L’area archeologica comprende una torre in blocchi di calcare, del diametro di dodici metri, con una camera interna alta più di otto metri e coperta a tholos (falsa cupola). A sinistra dell’ingresso una scala conduceva al terrazzo.

Appartenne al Giudicato di Cagliari e fece parte della curatoria del Gerrei. Alla fine del XIII secolo passò ai pisani e poi agli aragonesi. Nel 1681 fu incorporato nella contea di Villasalto, feudo della famiglia Zatrillas, e un ventennio più tardi nel marchesato di Villaclara, feudo prima degli Zatrillas e poi dei Vivaldi Pasqua. Restò feudo di quest’ultima famiglia fino al 1839, quando venne riscattato.

Emilio Lussu (nato  ad Armungia  il 4 dicmebre 1890 e morto a Roma il 5 marzo 1975) è stato il cittadino di Armungia più conosciuto: scrittore, militare e politico italiano eletto più volte al Parlamento e due volte ministro. Fondatore del Partito Sardo d’Azione e del movimento Giustizia e Libertà. Antifascista, fu aggredito nella sua casa di Cagliari (in cui fu ucciso il combattente sardo Efisio Melis), ferito e poi confinato per 5 anni a Lipari. Dopo tre anni Lussu fu aiutato ad evadere evase e trovò rifugio a Tunisi per poi spostarsi a Parigi e fu profugo all’estero per circa quattordici anni. Prese parte come ufficiale alla Prima guerra mondiale, dove fu più volte decorato, alla Guerra civile spagnola come dirigente politico e alla Resistenza in Italia.

Suo nipote Tommaso, archeologo, dopo un periodo di attività come restauratore si trasferì ad Armungia e fondò l’Associazione “Casa Lussu” con sede all’interno della storica residenza della famiglia Emilio e Joyce Lussu: una casa a corte dell’Ottocento. Presso quest’ultima l’Associazione ha messo in opera un prezioso recupero di strumenti e pratiche della tessitura a mano con telai di legno, avviandone una nuova produzione e tenendo corsi di formazione. Casa Lussu ospita anche periodici incontri di studio sulla storia del Novecento ed esposizioni di opere contemporanee.

Queste attività hanno dato un notevole contributo alla conservazione della memoria storica e allo sviluppo del paese di Armungia, tutelandone attivamente il patrimonio materiale e immateriale.

 

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