Quale futuro per la Sardegna?

di Roberto Copparoni

La Sardegna non riesce ad assumere una propria soggettività istituzionale né a livello nazionale e neppure in ambito europeo. Perché?

Al di la delle visioni ideologiche, siano esse di destra o di sinistra, ammesso che questi riferimenti abbiano ancora un senso, il problema di fondo riguarda tutti noi che, più o meno passivamente ci lasciamo vivere dagli eventi. Di certo non ci mancano gli “illuminati” in senso non massonico del termine, ma purtroppo questi personaggi quando presenti vengono messi da parte o strumentalizzati dalle logiche di potere.

Il problema di fondo è a mio avvisto quello di non sentirci tutti dentro la stessa barca chiamata Sardegna, “quasi un Continente”, come diceva il buon Marcello Serra , di non promuovere uno spirito comune fra tutti i sardi e di non avvertire fra tutti noi una “comunità di destino”  principio tanto caro ai nostri fratelli corsi.

I tanti particolarismi presenti, l’esasperato frazionamento territoriale e gli sterili campanilismi tolgono slancio e risorse al raggiungimento degli obiettivi sopra citati. Certo la diversità è un valore ma non la si deve strumentalizzare per i propri interessi di parte,  spesso confliggenti con il supremo bene comune: un armonioso benessere di tutta la Sardegna.

Per essere sardi cittadini del mondo dobbiamo prima di tutto conoscere e sapere chi siamo e cosa è la nostra isola.

A questo proposito voglio citare un progetto sperimentale realizzato nel 2010/2011 dalla Associazione di volontariato Amici di Sardegna “Conoscere per essere” finanziato dall’Assessorato alla pubblica Istruzione, Beni culturali, Informazione, Spettacolo e Sport ai sensi della L.R.14/06 art. 21 comma 1 lett.t bis. Progetto dal quale si dovrebbe ripartire per affrontare una parte dei problemi esposti.

Troppo spesso diamo per scontato ciò che non conosciamo o diamo per buono il “sentito dire”, anziché verificar e il perché delle cose e degli avvenimenti.

Se anziché pensare solo al business del turismo e degli ipermercati, agli affitti delle case, e delle rinnovabili, di cui molto ultimamente si sta parlando,  ci preoccupassimo di far conoscere la Sardegna ai sardi e far capire cosa è il turismo e quale è il nostro reale fabbisogno commerciale e energetico le cosae potrebbero cambiare.

Purtroppo il nostro spirito masochistico, che ci impedisce di guardare oltre il quotidiano o al breve periodo, ci rende complici anche con atteggiamento omissivi, di un sistema che è stato pensato alla conservazione dello “status quo”, che alimenta tante rendite di posizione che garantiscono a pochi grandi ricchezze e a molti altri la sussistenza. Del resto siamo stati tutti educati a accettare quello che ci viene dato e magari ad esserne pure riconoscenti.

A questo proposito con una vena di sarcasmo mi piace ricordare un vecchio adagio mai rispettato e tenuto in debita considerazione dai residenti: “Su burriccu sardu scrametara una borta scetti”.

Se lo avessimo rispettato, oggi non ci troveremmo in questa situazione in cui evochiamo in ogni luogo autoderteminazione, fierezza e identità forse senza neppure conoscere quello che abbiamo e quello che siamo.

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