“Una Piccola Storia”: ecco come nasce la città di Santa Igia

I musulmani fecero la loro prima apparizione nelle coste cagliaritane all’inizio del VIII secolo   e fu il terrore.  La Caralis fenicio punica fu completamente abbandonata e cadde in assoluta rovina. L’abbandono non fu però causato solo dal pericolo delle invasioni arabe perchè  La Caralis bizantina si era modificata rispetto a quella romana, prediligendo l’espansione verso la zona occidentale

 di Sergio Atzeni

Nel 700 d.C. i musulmani fecero la loro prima apparizione nelle coste sarde e fu il terrore. La loro fama di predoni spietati si diffuse in tutta l’isola creando una atmosfera di insicurezza e paura. Una prima conseguenza fu lo spopolamento delle città costiere che col passare dei secoli furono completamente abbandonate.

Anche la Caralis Bizantina subì la stessa sorte con un trasferimento graduale ma definitivo della popolazione nei pressi dello stagno di S. Gilla. Fu così che la Caralis fenicio punica fu completamente abbandonata e cadde in assoluta rovina. L’abbandono di Caralis non fu però causato solo dal pericolo delle invasioni arabe. La Caralis bizantina si era modificata rispetto a quella romana, prediligendo per espandersi la zona occidentale.

All’indomani della cacciata dei vandali, i bizantini pensarono di stanziarsi definitivamente nell’isola con dei presidi militari stabili e con porti dove le navi non corressero pericoli. A Caralis i bizantini sfruttarono il vecchio Porto fenicio, facendovi attraccare navi nello stagno, protetto dall’imboccatura/strettoia, facilmente difendibile.

Fu così che pian piano quel sito fu ripopolato fin quando diventò vera città con l’immigrazione degli abitanti della Caralis romana. Lentamente dal 700 al 900 d.C. S. Igia si ingrandì e diventò un centro urbano. Protetto da un castello con cattedrale e possenti mura.

La città si estendeva dalla Via S. Paolo al Viale Monastir comprendendo le odierne Vie Garigliano e Simeto e si trovava esattamente compresa nella direttrice Monte S. Michele – Sa Iletta Forse S. Igia si consolidò grazie al materiale a disposizione delle rovine fenice. Fu così che furono distrutte completamente le testimonianze ancora esistenti del tophet e forse del primo approdo fenicio.

Possiamo immaginare S. Igia con un tessuto urbano simile al posteriore Castrum Calari, viuzze strette con abitazioni civili che una accanto all’altra lasciavano pochi spazi, mura possenti dominate da alte torri davano l’illusione di sicurezza agli abitanti.

La città ad iniziare dall’VIII secolo, fu inizialmente residenza dei più abbienti, che come è intuibile, avevano molto da perdere da eventuali attacchi musulmani, al contrario dei poveri che potevano perdere solo la vita.

Il porto lagunare costituì il vero polmone della città, infatti l’unico collegamento con i dominatori di turno avveniva tramite il mare e da lì i bizantini portavano ad oriente ciò che sotto forma di tributi depredavano.

A S. Igia risiedeva il rappresentate bizantino  che amministrava la Sardegna e che, dopo le prime incursioni arabe, aveva assunto anche i poteri militari.

Diciamo S. Igia, intendendo il Castello e la fortificazione bizantina che costituì il primo nucleo e embrione della città, che probabilmente fu eretto a partire dal VI secolo.

Intanto gli arabi si fecero talmente forti da troncare tutti i contatti con l’oriente. La Sardegna fu abbandonata a se stessa e lo Iudex provincie sardo per meglio controllare il territorio aveva diviso l’isola in “Partes” affidandole a propri luogotenenti chiamati lociservatores con funzioni militari e civili.

Fu così che Torres, Arborea, Gallura e Caralis diventarono le quattro partes della Sardegna, il luogotenente di ogni parte pur obbedendo allo judex di Calari, pian piano diventò onnipotente nella propria zona.

Col passare del tempo, i lociservatores diventarono judex delle loro partes, rendendosi indipendenti dallo judex di Caralis. Purtroppo nessuna fonte storica ci ha riportato notizie sul come questa indipendenza si concretizzò, ma non pensiamo che questa avvenne pacificamente. La Sardegna alla fine del IX secolo si trovò così divisa in quattro giudicati (Da judex), che sarebbe più giusto chiamare regni.

A questo punto la “parte” di Carali di Latina memoria divento Calari perdendo l’originale radice Car Forse per ragioni di pronuncia o per metatesi (trasposizione di fonemi). Con l’indipendenza da Bisanzio il Regno di Calari o Pluminus (dai Fiumi che l’attraversavano) si consolido autonomamente, dando notevole impulso a S. Igia che ne diventò la capitale.

L’antagonismo fra i 4 regni sardi diventò sempre più marcato, forse per paura che ognuno volesse impadronirsi del territorio dell’altro. Si ebbero così dei confini rigidi ed insuperabili che portarono i regni sardi ad avere rapporti più con gli stranieri che tra se stessi.

Santa  Igia intanto divenne una vera e propria città medioevale, calamitando popolazioni dall’interno che non trovarono però spazi dentro la città . Vivevano ai margini della stessa zona (Via S. Avendrace). Forse risale a quel periodo l’uso del cimitero di S. Michele (fuori le mura) per le sepolture. Santa Igia non si può considerare la prosecuzione della Cagliari punica romana ma una nuova città che nulla aveva in comune con l’altra.

Dire che la corte del regno o giudicato di Calari risiedeva a Santa  Igia è giusto fino ad un certo punto. Nel medioevo le corti erano itineranti e per questo motivo passavano la maggior parte del tempo fuori dalla città capitale.

Nel 1216 il Giudice di Calari concesse ai pisani di costruire una zona fortificata nel vecchio sito dove sorgeva l’acropoli punica, nel colle di castello. Nacque così Castrum Calari, che ebbe vita comune con S. Igia una quarantina d’anni.

Il gioco delle alleanze fu però fatale al giudicato di Calari e ella sua capitale, nel 1258 infatti, una coalizione degli altri tre giudicati sardi e dal comune di Pisa l’assalì in quanto filo genovese e la distrusse completamente, così cessò, da quel momento il giudicato, ed i pisani si reinsediarono nella città fortificata di Castrum Calari da cui erano stati cacciati.

Santa Igia così come Caralis scomparve per sempre. Ora giace sotto costruzioni della Cagliari moderna e i ruderi che nel corso degli anni sono emersi sono stati frettolosamente ricoperti. L’unico sito che potrebbe chiarire il periodo di vera indipendenza, fornendo dei reperti preziosi è stato sacrificato nell’altare della urbanizzazione.

La Cagliari attuale dunque è la Castrum Calari pisana che ingranditasi ha assorbito il sito antico della Caralis  fenicio/punica e di S. Igia. Tre città diverse che però hanno in comune il territorio, le tradizioni e il passato.

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