“Una Piccola Storia”: a Calari arrivano i Pisani
I pisani tramite l’opera di Santa Maria, ebbero il monopolio mercantile dell’isola ed una supremazia non solo economica, offrendo servizi ai giudici come l’addestramento militare o quello marinaresco, consigli in politica ed in diplomazia. Nel 1215 ottennero dal giudice di Calari Barisone e da sua moglie Benedetta la licenza per costruire, nella collina di Castello, un borgo fortificato che chiamarono Castel di Castro
di Sergio Atzeni
I Pisani iniziarono a frequentare la Sardegna dopo l’anno mille Imponendo i loro commerci in competizione con Genova e cercando di ottenere i massimi profitti.
Pian piano, tramite l’opera di Santa Maria, ebbero il monopolio mercantile dell’isola ed una supremazia non solo economica, offrendo servizi ai giudici come l’addestramento militare o quello marinaresco, consigli in politica ed in diplomazia mentre i rampolli dei signori locali non di rado venivano ospitati a Pisa per ricevere una educazione. Una protezione a 360 gradi che si radicò fino a diventare opprimente e ossessiva.
Nel 1215, per meglio proteggere i propri interessi, ottennero dal giudice di Calari Barisone e da sua moglie Benedetta, la licenza per costruire, nella collina di Castello, un borgo fortificato che chiamarono Castel di Castro.
I sovrani di Calari diventarono nel tempo filogenovesi e diedero la rocca al comune ligure e questo li portò alla rovina nel 1258, quando una coalizione di pisani, arborensi, galluresi e forse logudoresi attaccò Santa Igia(allora capitale del Regno o Giudicato di Calari) distruggendola e causando la fine del giudicato.
I pisani si installarono nella rocca fortificata di Castello rinforzandola ulteriormente e dandole una sistemazione urbanistica con tre strade principali chiamate via dei Mercanti, del Comune e dei Marinai unite tra loro da vicoli. Il porto chiamato Lapola fu protetto da una palizzata lignea per dare sicurezza alle navi ormeggiate.
Castel di Castro era governato da due Castellani nominati annualmente da Pisa, coadiuvati da un consiglio di anziani che applicavano un codice chiamato Breve di Castel di Castro che regolava la vita del borgo.
Il papa dantesco Bonifacio VIII, nel 1297, per risolvere la guerra del Vespro, scoppiata in Sicilia tra aragonesi ed angioini, istituì il Regno di Sardegna e Corsica concedendolo a Giacomo II di Aragona che rinunciava alle sue pretese sull’isola; si trattava di un regno nominale che gli iberici avrebbero dovuto conquistare forti della “licenza d’invasione” concessa dalla chiesa.
I pisani, sicuri dell’imminente arrivo aragonese, si prepararono, rinforzando Castel di Calari e costruendo nel 1305 e 1307 le tre famose torri di S. Pancrazio, dell’Aquila e dell’Elefante che si aggiunsero alle altre sei esistenti.
Nel 1323 un esercito aragonese sbarcò nel Sulcis e dopo aver espugnato Iglesias, nel febbraio del 1324, giunse a Castel di Calari per assediarlo trincerandosi nel colle di Bonaria che fu fortificato. I toscani mandarono un corpo di spedizione in soccorso che sbarcò nella spiaggia antistante Capoterra ma fu sconfitto nei pressi di Elmas e, il 19 giugno 1324, la rocca di Castello si arrese.
In un primo tempo ai pisani fu concesso di tenere Castel di Calari e le sue dipendenze a titolo di feudo mentre tutti gli altri territori passarono agli aragonesi. Pisa cercò in tutti i modi di riprendersi quanto aveva perduto e nel 1325 una sua flotta fu sconfitta nel golfo di Cagliari e, persa ogni speranza, nel 1326 abbandonò la rocca e la Sardegna.
Gli aragonesi si installarono in Castello, vietando la residenza ai locali, instaurando il regime feudale che per 5 secoli porterà tante disgrazie ai sardi.
È sempre piacevole leggere una pagina della nostra storia scritta in maniera così comprensibile.