“Una piccola Storia” – Cagliari Largo Carlo Felice: dal mercato di baracche a quello ultra moderno in muratura, ferro e vetro
Il nuovo Mercato era composto da due edifici. Il primo con una copertura vetrata sorretta da travature in ferro, per permettere l’ingresso della luce, era destinato alla vendita di carni bovine, frutta e verdura, il secondo di aspetto classico e monumentale con la facciata adorna di colonne, era destinato alle carni ovine, suine, equine, pesce e salumi
di Sergio Atzeni
Nello spazio oggi occupato dal monumento a Carlo Felice si teneva, dal primo decennio dell’800, un chiassoso e composito mercato formato da baracche in legno caratterizzate da tendoni parasole multicolori.
Il luogo era stato scelto fin dal 1808 con un decreto del re Vittorio Emanuele I che lo destinava al commercio delle carni in sostituzione del precedente mercatino che occupava lo spianata antistante i bastioni della Zecca e dello Sperone, che più tardi diventerà piazza Costituzione.
Pian piano, alle poche baracche iniziali, se ne aggiunsero tante altre che offrivano generi di tutti i tipi ed il Largo Carlo Felice in breve tempo diventò un luogo d’incontro dove affluivano anche venditori e acquirenti dai centri vicini. Quel mercato era tanto esteso e popolare che, nonostante sorgesse sul limitare della piazza S. Carlo (odierna piazza Yenne), il canonico Spano nella sua celebre guida di Cagliari la definì “Piazza del mercato”.
Quella concentrazione di botteghe in legno, già nel 1832, aveva però suscitato dubbi negli amministratori civici che avevano incaricato l’ispettore di sanità Vallana di un’indagine, il quale, appurato lo stato di degrado del mercato, così relazionava all’allora viceré: “Il mercato di Cagliari trovasi in uno stato deprecabile, senza ordine alcuno con la vendita di generi alla rinfusa sulle tavole dei banchi sudicie che di notte servono da ricovero ai poveri; il terreno ingombro di immondezza senza passaggio distinto per carri, cavalli e avventori.”
Nel 1884, quando la situazione igienica diventò insostenibile, l’amministrazione comunale decise la costruzione di un mercato generale, in sede fissa, da ubicarsi nell’aria occupata un tempo dal convento di S. Agostino nuovo, a metà del largo Carlo Felice.
Il progetto affidato all’ingegnere capo del comune, Enrico Melis, prevedeva la realizzazione di due distinti complessi divisi da una strada (attuale via Mercato Vecchio), che doveva collegare il largo con la via Baylle.
Il primo edificio con una copertura vetrata sorretta da travature in ferro, per permettere l’ingresso della luce, era destinato alla vendita di carni bovine e frutta e verdura; il secondo di aspetto classico e monumentale con la facciata adorna di colonne, era destinato alle carni ovine, suine, equine, pesce e salumi.
Nel 1886, la struttura fu inaugurata e la passeggiata nel nuovo mercato diventò un rito per i cagliaritani, mentre il frastuono e gli odori caratterizzavano da allora quella zona del largo.
Il mercato centrale svolse per anni il suo compito, mentre la città andava estendendosi oltre i quartieri tradizionali; l’insediamento di banche e della camera di commercio nella stessa via però mal si conciliavano, secondo alcuni, con il pittoresco ed ormai vetusto edificio.
Nel 1949, l’amministrazione civica pensò di demolire il mercato monumentale ed in sostituzione costruirne due rionali, in piazza Galilei e nella via Pola che più si adattavano alla nuova realtà urbana e destinare l’area ad un complesso edilizio più consono al centro cittadino.
La banca Nazionale del Lavoro e la banca d’Italia si mostrarono interessate a quell’area per la costruzione delle loro sedi e di una galleria con negozi che doveva diventare il centro degli affari cittadini.
Grande era l’attesa per la realizzazione e dopo lunghe trattative, nel 1957, il mercato fu demolito per far posto alle sedi dei due istituti di credito, mentre la galleria rimase solo nei progetti e il Largo così assunse l’odierno aspetto.