“Una Piccola Storia”: Cagliari, la Basilica di San Saturnino

Nel  V secolo a Caralis  si decise di costruire un mausoleo fuori le mura dove nel 304 d.C. si credeva fosse stato martirizzato Saturnino, santo cagliaritano.  Nel 456 Caralis e la Sardegna caddero in mano ai vandali e la costruzione del martyrium  fu interrotta e,  proprio in  quel luogo lontano dal centro cittadino,  fu esiliato in  residenza coatta,  Fulgenzio vescovo di Ruspe

 di Sergio Atzeni

Nella Caralis decadente del V secolo si decise di costruire un mausoleo fuori le mura in quel luogo dove la fede popolare credeva fosse stato martirizzato Saturnino, santo cagliaritano, morto  un anno dopo Sant’Efisio, nel 304 d.C.

Nel 456 Caralis e la Sardegna caddero in mano ai vandali e la costruzione del martyrium di San  Saturnino fu interrotta e proprio in  quel luogo lontano dal centro cittadino,  fu esiliato in  residenza coatta,  Fulgenzio vescovo di Ruspe che fu certamente testimone  dell’inarrestabile degrado dell’incompiuto mausoleo.

Dopo tanti secoli  nel 1089, in periodo giudicale, il giudice Costantino donò quei ruderi (erano passati circa 600 anni dalla posa della prima pietra) ai Vittorini di Marsiglia che ne fecero sede conventuale sotto gli auspici del Pontefice Urbano II.

L’ex Martyrium fu rivisto e completato secondo i canoni della basilica con pianta  a quattro navate, volta a botte e cupola centrale, classico dello stile romanico provenzale.  Dopo trent’anni di duro lavoro nel 1119 la chiesa fu consacrata: erano trascorsi 670 anni circa dalla posa della prima pietra.

La distruzione della città di Santa Igia e la caduta conseguente del giudicato di Calari nel 1258, riportarono la chiesa nell’oblio e le sue strutture, disgregate dalla consunzione e dalla mancata manutenzione, furono smantellate per utilizzare i blocchi di pietra fino alla scomparsa di due navate, quella nord e quella sud.

 ricostruzione della chiesa con quattro navate originali poi smantellate  

Nel XVII secolo, nell’ambito del conflitto per la supremazia con la diocesi di  Sassari e della corsa al ritrovamento di reliquie di santi che dessero il primato religioso a Cagliari, l’arcivescovo mons. D’Esquivel commissionò degli scavi intorno al sito e ai ruderi ormai ultra millenari.

Vennero alla luce numerose tombe a fossa intonacate e  a cassone con splendidi bassorilievi; molti sarcofagi  recavano la scritta “B.M.” interpretata subito come “Beatus Martyr”.

Una vera fortuna ritrovare in un sito numerose sepolture di martiri della chiesa che concedevano a Cagliari il primato indiscutibile avallato da tante importanti presunte reliquie tra le quali quelle di Saturnino.

Ma qualche storico, si mostrò  dubbioso su una tale concentrazione di martiri e il Muratori avanzò l’ipotesi che le lettere B. M. potessero significare “Bonae Memoriae” suscitando l’immediata reazione   del clero e del dotto padre Tommaso Napoli che lo accusò di “Incredulità eccessiva” sostenendo che nel momento del ritrovamento le campane delle chiese di Cagliari suonarono improvvisamente per sottolineare l’evento straordinario.

L’arcivescovo D’Esquivel invece, sicuro dell’appartenenza dei resti ai primi martiri cristiani, decise di costruire in cattedrale una cripta sotto il presbiterio, per dare una giusta cornice a quelle importanti reliquie.

A prescindere dalla disputa, quello che più colpisce è il numero delle tombe presenti in quel  sito paleocristiano che doveva essere ritenuto importante tanto da suggerire la costruzione della prima chiesa cristiana in Sardegna.

L’edificio sacro, dalla ormai lunga storia, fu infine affidato alla corporazione dei medici e degli speziali che lo intitolarono ai loro protettori Cosma e Damiano da cui la piazza prende il nome attuale.

Durante i bombardamenti del 1943 il monumento fu colpito e seriamente danneggiato ed il restauro, durato parecchio tempo, ci ha riconsegnato la chiesa come oggi la si può vedere con il prospetto anteriore interamente ricoperto da una moderna e discussa vetrata.

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