La storia del “vetro rotto”
Interessante analisi delle conseguenze prodotte dal degrado urbano, fenomeno particolarmente diffuso in tanti Comuni
di Roberto Copparoni
Mentre attraversiamo la città quante volte ci capita di notare segnali di degrado, trascuratezza e abbandono, tipo: vetri rotti, buste di rifiuti abbandonati, edifici saccheggiati, carcasse di lavatrici, auto e moto, materassi, pneumatici e altro?
Spesso andiamo avanti facendo finta di nulla, tacitando la nostra coscienza sul fatto questo problema non ci riguardi anche perché riteniamo che la soluzione sia di competenza pubblica.
Tale ragionamento non è corretto anche perché tutti i cittadini sono titolari del diritto/dovere al decoro urbano e pertanto è loro diritto/dovere segnalare questi problemi agli organi competenti. Ma non basta questo…
Infatti qualora la P.A. non si attivi i cittadini possono organizzare delle pubbliche manifestazioni di protesta e/o denuncia e manifestazioni pubbliche per il ripristino dei luoghi trascurati.
Ma qui sorge un altro problema, ovvero il grado di sensibilità che i cittadini mostrano di fronte a queste vicende. Infatti alcuni, affermando di pagare tasse e contributi locali, ritengono che sia solo un problema del Comune; altri trovano inopportuno e squalificante raccogliere i rifiuti; altri ancora trovano inutili tali iniziative.
Ne sono esempio le tante iniziative portate avanti dalle Associazioni da: Pro loco di Cagliari, CittadinanzAttiva, Amici di Sardegna, TDM 2000, Casa di Prometeo, Ambiente Giustizia Salute Sardegna, Studenti per la città, Ambiente Sardegna, Ambiente Vita, Amici della Laguna e altre ancora e dove, per la verità, i media locali non hanno dato grande rilievo.
In verità anche le amministrazioni pubbliche ci marciano sopra affermando che gli interventi richiesti sono tantissimi, che mancano fondi e personale e che, nonostante tutto, gli interventi vengono fatti anche se poi i problemi di questo genere si ripresentano periodicamente, scaricando tacitamente sullo scarso senso civico dei cittadini.
In questo modo l’ente locale si autoassolve e la storia continua.
Ma non è così perché il Comune sottovaluta le conseguenze che questi fenomeni di abbandono, incuria e trascuratezza generano nella comunità.
In Germania il degrado urbano è un reato e non solo il semplice abbandono di rifiuti.
Infatti loro da tempo hanno capito che anche il degrado ambientale, la trascuratezza delle manutenzioni degli immobili e l’accumulo di rifiuti, può generare nella collettività un senso di trascuratezza che spesso induce parte dei cittadini a tollerare nella rassegnazione e diffondere un generale senso di insicurezza o, cosa ancora peggiore, invoglia alcuni di questi a consolidare il degrado o ad appropriarsi di spazi e strutture abbandonate, anche definiti come “non luoghi”, per trovare rifugio o organizzare attività illegali e malavitose come traffico di droga, prostituzione, ricettazione e altro.
Queste situazioni sono terra fertile per compromettere l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini.
La cosa tragica è che le amministrazioni locali pur essendo spesso titolari di tante di queste strutture preferiscono lasciarle incustodite, piuttosto che donarle in comodato gratuito alle associazioni. Il Comune di Cagliari ad esempio ne ha molte di queste strutture, che da decenni attendono un recupero funzionale e giusto per citarne alcune penso al Centro polivalente del lato alto del Parco di Tuvixeddu (mai utilizzato); la piscina comunale di San Michele, l’ex scuola di via Abruzzi e diverse altre…Inoltre ci sono anche decine di ettari in totale abbandono e piene di rifiuti nell’area compresa fra ex cementeria di via Falzarego e il Canyon che da qui porta a Tuvumannu in via Is Maglias; al totale degrado presente dietro vico II Sant’Avendrace, nell’area dell’ex villino Serra.
Di questo problema se ne occupa anche l’U.E., la Fondazione Cassa Depositi e Prestiti del Governo italiano, la Fondazione con il SUD. Quindi il problema esiste per davvero. E’ venuto il momento di affrontarlo seriamente.
Nel frattempo i Comuni cosa fanno per una corretta rigenerazione urbana?
Nota: la foto del titolo è riferita alle tombe romane dell’ ex villino Serra lato vico II Sant’Avendrace