Il mostro a tre colori che toglie il buon umore agli automobilisti. Il semaforo per Settimo San Pietro sulla 554, tra leggenda urbana e realtà
di Massimo Dotta
Uno dei mostri urbani in grado di togliere il buon umore a molti abitanti dell’area vasta di Cagliari è il semaforo tra la 554 e via del Lavoro di Selargius. Meglio noto come «il tappo», questo semaforo è una “maledizione quotidiana” alla quale sono obbligati tutti coloro che lo devono percorrere, anche più volte nello stesso giorno.
Questo semaforo serve, in direzione Selargius, un bacino di utenza che interessa direttamente 3 comuni, Settimo San Pietro (6.802 abitanti), Sinnai (17.634 abitanti) e Maracalagonis (8.026 abitanti), per un totale di circa trentamila residenti, senza contare il traffico in uscita da Selargius.
La strada appare seriamente sotto-dimensionata specialmente nel tratto di via del Lavoro verso Settimo San Pietro, con un giornaliero imponente traffico sia di semplici autovetture che di enormi mezzi pesanti, che rendono questo tratto particolarmente pericoloso, sopratutto per gli scooter e i ciclisti.
Il semaforo è così, per tutti coloro che sono costretti a percorrere quest’unica via d’accesso, un vero e proprio supplizio. E se per caso si dovesse verificare un incidente, anche un semplice tamponamento a bassa velocità, è la fine.
Nonostante ben cinque anni fa, nel 2015, la Regione Sardegna, la Provincia di Cagliari, l’ANAS, e i comuni di Cagliari, Monserrato, Quartu Sant’Elena, Quartucciu e Selargius abbiano sottoscritto un accordo per la riqualificazione della strada che comprende l’eliminazione di tutte le intersezioni semaforizzate e la realizzazione di nuovi svincoli con rotatorie e cavalcavia e opere complementari di viabilità locale, non si ha al momento notizia di progetti o iniziative da parte del comune per risolvere il problema.
La cosa interessante è che questi obbiettivi appaiono essere anche le linee guida di un progetto della giunta Soru datato 2009, il che fa pensare che di questo passo forse nel 2030 inizieranno i lavori.
Per ovviare alla difficoltà quotidiana di raggiungere Cagliari, numerosi tentativi sono stati compiuti nel tempo dagli automobilisti per trovare varianti di percorso, di cui l’ultima appare essere l’uso della stradina di San Giovanni, presso Settimo San Pietro. “Stradina” un tempo di campagna, è stata allargata e bitumata solo nel 2019, ma ora vede il traffico di una super strada, che si scarica sulla statale 387, creando tappi e code infinite.
In aggiunta al traffico delle autovetture, ormai da qualche tempo, si verifica un altro problema: la presenza sempre più accentuata di pedoni.
Infatti, oltre ai venditori ambulanti, che rischiano ogni giorni di essere travolti “per lavoro”, mentre si aggirano trà le macchine alla ricerca di clienti, si trovano sempre più spesso degli spericolati che ogni tanto tentano, in modo rapido, l’attraversamento, con grande rischio.
Questo problema è dovuto alla crisi della zona industriale di Selargius, dove molti stabili, un tempo industriali, hanno smesso di essere usati come industrie e ora ospitano una comunità di residenti in crescita.
Questa comunità “nuova”, ormai abbastanza numerosa, che vive aldilà della 554, insieme alla presenza di alcuni esercizi commerciali in prossimità del semaforo, un ristorante e vari negozi, creano una situazione imprevista generando traffico di persone a piedi tutt’intorno al semaforo.
Ma nessun tipo di attraversamento pedonale è previsto o possibile nel semaforo per Settimo San Pietro sulla 554.
In effetti, data la distanza relativamente breve dalle piazze principali di Selargius, che risultano raggiungibili in meno di dieci minuti di cammino, sarebbe comodo e apprezzato un’attraversamento pedonale in questo sempre più congestionato incrocio.
Ma per chi volesse, senza una macchina, arrivare oltre il semaforo l’impresa resta complicata:
nessun mezzo dei trasporti urbani (nonostante via del Lavoro, strada urbana del comune di Selargius, arrivi ben oltre il semaforo verso Settimo San Pietro) del CTM arriva oltre questo famigerato semaforo, cosa che costringe a utilizzare, per superare una distanza di qualche centinaio di metri, mezzi extraurbani dell’ARST, che hanno frequenze molto minori.
Tutte queste condizioni creano un enorme confusione nella circolazione, trasformando questo tratto di strada in un incubo quotidiano al quale è meglio, per una migliore salute mentale, abituarcisi. Sembra infatti veramente difficile che, a breve o almeno in tempi umani e non geologici, si possa risolvere questo problema.