Hippie Music Day
Reportage di due giorni di pace, amore e libertà all’insegna della musica e dell’arte
di Paolo Piu
Anche quest’anno il parco di Santa Maria di Sibiola per 2 giorni si è illuminato di luci, suoni e colori in una festosa atmosfera di allegria e condivisione, grazie al secondo Hippie Music Day, intitolato Remembering yourself, ideato e organizzato da Giovanni Solinas e Valentina Meloni. Il Festival, oltre alla musica degli anni ‘60 e ‘70, ha voluto dar vita, secondo l’obiettivo degli organizzatori, a una sorta di viaggio introspettivo alla ricerca dei veri valori, al fine di riconnettersi con sé stessi, come dice il titolo stesso della rappresentazione di quest’anno, il tutto attraverso la cultura del movimento hippie del periodo. Ma l’evento non è stato caratterizzato solo dalla musica, che ha svolto un ruolo predominante ed è stata la chiave principale di attrazione per gli spettatori. Decine di operatori olistici di varie scuole e formazioni differenti, tra cui insegnanti di yoga, artisti, poeti e musicisti si sono alternati sul palco olistico creato appositamente per loro, dove nei giorni del 22 e del 23 giugno hanno presentato al pubblico le diverse culture da loro espresse o rappresentate, passando dall’oriente attraverso la musica, i canti e le danze degli Hare Krishna fino ai Nativi americani, creando un collegamento ideale il Mediterraneo, l’Asia e il Nuovo Mondo, avvicinando e mettendo a confronto diverse culture e tradizioni.
L’evento, riuscitissimo anche questa volta grazie al contributo di tutti i partecipanti, dai musicisti agli operatori olistici, dagli artigiani al pubblico più variegato, ha richiamato nel parco del comune di Serdiana migliaia di persone provenienti da varie parti d’Europa compresa l’Inghilterra, la Germania, la Spagna, la Svezia e la Croazia.
Tutto ciò è stato reso possibile grazie al lavoro tenace e costante degli organizzatori che, senza alcun contributo pubblico hanno lavorato instancabilmente fin dall’inizio dell’anno affinché anche questa volta il festival potesse offrire a tutti i partecipanti una vasta gamma di attività, replicando il successo della scorsa edizione.
Il concerto è stato trasmesso in diretta dal canale RCM che ha accompagnato e seguito tutte le fasi dell’evento, fin dalle prime fasi della preparazione. Tra le varie band che si sono alternate sul palco, interpretando le cover dei brani dei gruppi famosi del periodo, ricordiamo i Blues Fradis, i Golaseca, i Bulli’s Dreamers e i Cheap Thrills, solo per citarne alcune. Ma la parte del leone è stata la partecipazione dei Pentangle, la band nata alla fine degli anni ‘60, presente anche all’ultimo concerto hippie tenutosi nel 1970 all’Isola di Wight e che gode ancora oggi di fama e popolarità tra i suoi fans.
Al termine della performance abbiamo posto a Jacqui McShee, la cantante dei Pentangle, alcune domande.
A cosa si riferisce il nome della band?
È un simbolo antico che compare in un poema del ciclo arturiano (Sir Gawain e il cavaliere verde). È una stella con la punta rivolta verso l’alto, che incarna qualità e potere positivi.
Come avete saputo di questo festival?È stato Giovanni Solinas che ci ha contattato attraverso i nostri social.
È la prima volta che venite in Sardegna?
No, siamo già venuti molti anni fa.
Qual è la vostra impressione riguardo al festival?
Decisamente positiva. Ci è piaciuto vedere l’entusiasmo del pubblico presente al concerto.
Il vostro stile musicale è un mix di diversi generi, prevalentemente folk, blues e jazz. C’è anche un’influenza della musica celtica?
Sì, sono presenti anche molti echi della tradizione musicale scozzese e irlandese.
Lei è la sola componente del gruppo originale. Come ci si sente ad essere l’unica rappresentante di una band iconica come la vostra?
(Ride e si schermisce.) Io sono una persona normale!