Federalberghi: “tassa soggiorno in Sardegna balzello iniquo, meglio la tassa di sbarco”

Il presidente di Federalberghi Sardegna, Paolo Manca, in merito alla tassa di soggiorno introdotta da molti Comuni in tutta la Sardegna,  crede che l’ipotesi più concreta per dare una mano al turismo reperendo le risorse e prevedere un tassa di sbarco

di Alessio Atzeni

“L’obiettivo dei Comuni non può essere fare cassa sulla pelle dei turisti, scaricando sugli operatori l’onere di fare da esattori e non considerando l’iniquità di un balzello che verrebbe pagato solo nelle strutture regolari”. Lo afferma il presidente di Federalberghi Sardegna, Paolo Manca, in merito alla tassa di soggiorno introdotta da molte amministrazioni in tutta la Sardegna. “L’ipotesi più concreta per dare una mano al turismo, reperendo le risorse necessarie per rendere più attrattiva l’intera Sardegna, è di prevedere una tassa di  sbarco nell’Isola: un contributo che ci sembra più giusto ed equo, anche perché ne beneficerebbero tutti i Comuni, anche quelli dell’interno”.

Per Manca occorre inoltre definire “in anticipo le finalità dei proventi di queste tasse perché non vogliamo trovarci come nel caso di Roma dove su 240 milioni di euro ricavati da questa tassa, solo 100 mila euro sono andati al turismo e ciò deve avvenire con il coinvolgimento degli operatori, creando tavoli ad hoc nei Comuni per definire le priorità e stabilire prima dove destinare le risorse”.

E tra coloro che puntano sulla tassa di soggiorno ci sono le amministrazioni di Olbia e Dorgali, dove la ‘shadow economy’ è fuori controllo, un fenomeno che, secondo il numero uno di Federalberghi regionale, “non può e non deve essere combattuto attraverso un prelievo sui turisti, ma attraverso azioni di contrasto già normate”.

Secondo Manca “un primo passo in avanti c’è stato a livello regionale con lo Ium, l’identificativo unico numerico regionale che devono avere tutti operatori ricettivi extralberghieri se vogliono fare turismo alla luce del sole e commercializzare la propria attività. Questo risultato, raggiunto grazie alla tenacia ed al pressing di Federalberghi, non può però essere visto come la panacea a tutti i mali. E i Comuni devono fare la propria parte”.

Ad agosto 2017, in piena stagione estiva, nel capoluogo gallurese si contavano 726 annunci per alloggi in vendita su Airbnb contro i 130 censiti dagli uffici comunali. L’81,4% degli annunci è riferito ad appartamenti interi, in cui non abita nessuno. Il 53,44% degli annunci è pubblicato da host che gestiscono più di un alloggio. Il 65,84% degli alloggi è in vendita per oltre sei mesi all’anno. A Dorgali ad agosto di quest’anno si contavano, invece, 262 annunci, dei quali il 75,95% è riferito ad appartamenti interi, in cui non abita nessuno. Il 70,99% degli annunci è pubblicato da host che gestiscono più di un alloggio e il 73,28% è in vendita per oltre sei mesi all’anno. ”Ci chiediamo allora: cosa stanno facendo questi due Comuni? – sollecita Manca – Le tariffe stabilite sono eque e differenziate nelle stagionalità per non danneggiare i già problematici mesi di spalla? Sono state messe in atto politiche di vantaggio per chi paga la tassa (biglietti gratuiti per i musei etc)? Sono state previste procedure e software adeguati che non complichino le attività delle aziende che forzatamente dovranno fare da esattori? È prevista la contribuzione di tutti i turisti presenti nei territorio (comprese seconde case)? Sono stati creati tavoli con gli operatori per decidere come investire il ricavato della tassa? In conclusione – osserva – i Comuni stanno scegliendo la strada più semplice per fare cassa o vogliono concretamente migliorare la destinazione Sardegna? Gli operatori sono disponibili a fare la propria parte”..

 

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