Da Gadoni una speranza per un futuro di benessere e sostenibilità
di Massimo Dotta
In occasione della manifestazione Prendas de Jerru tenutasi a Gadoni dal 30 novembre al 1° dicembre si è tenuto un interessante convengno sul tema del rilancio turistico dei piccoli paesi dell’interno della Sardegna anche per arginare il problema dello spopolamento dei piccoli centri.
Gadoni è un paese posto nel cuore della Sardegna in una area ricca di ambienti e paesaggi davvero suggestivi. La sua storia spesso è stata legata alle ricchezze del suo sottosuolo dove, fin dai tempi remoti, veniva estratto il rame. In questo ambito le sorti della miniera di Funtana raminosa hanno condizionato la storia di questo Paese che dai 1628 abitanti del 1961 è passato agli odierni 749 abitanti.
Se questo trend si dovesse confermare nel giro di mezzo secolo il paese sarà cancellato.
Non da oggi ci si è posti il problema ma da oggi forse si è iniziato a analizzare le cause comprenderne gli effetti e porvi dei credibili rimedi.
Molte di queste valutazioni sono scaturite grazie a un convegno che si è tenuto nella sala polifunzionale di Gadoni dove, in una bella cornice di pubblico, si sono confrontati amministratori, politici, tecnici e operatori di settore.
L’evento condotto dal bravo Ottavio Nieddu è stato fortemente voluto dal Sindaco di Gadoni Francesco Peddio che ha chiamato a discutere gli ospiti sul tema: Tra spopolamento e Turismo Riconversione e prospettive.
Dagli interventi sono emersi una serie di riflessioni assai interessanti. Primo fra tutti garantire l’apertura al pubblico del sito di Funtana raminosa e realizzare tutta una serie di attività e di iniziative volte a diversificare l’offerta del territorio, sviluppando delle azioni di rete con le altre comunità presenti nel territorio. In altre parole occorre uscire dalla visione di una sterile campanilismo e sviluppare intese e collaborazioni con gli altri paesi del circondario. Inoltre fino a quando le reti stradali e i collegamenti ferroviari saranno così penalizzanti occorrerà offrire una adeguata ospitalità (anche per i fine settimana) sviluppando la così detta ospitalità diffusa anche presso i centri vicini con i quali è necessario rapportarsi per generare occasioni di collaborazione. Del resto tutta questa zona ha risorse di grande valore naturalistico ambientale e storico archeologico. Bisogna solo organizzarsi e saper comunicare l’offerta. Con l’aiuto di tutti si potranno realizzare dei percorsi di fruizione davvero suggestivi e appaganti in grado di rispondere alle aspettative del pubblico e di determinare le condizioni per ottenere delle ricadute occupazionali e di profitto per gli operatori coinvolti.
mde
Complimenti per l’iniziativa. LA Sardegna non ha bisogno di “Cattedrali e Servitù” Ha bisogno solo di ritrovare se stessa.
E’ proprio così…