Cambiare tutto per non cambiare niente…tre anni dopo
28 agosto 2015 · 29 agosto 2018 – di Roberto Copparoni
Mai come oggi la Sardegna appare in televisione, ci avete fatto caso?
E’ incredibile vedere quanto la nostra isola piaccia e quanto susciti interesse.
I giganti di Monte Prama, Tuvixeddu che Cagliari non si è accorta di avere, la lingua sarda con le sue varianti…il Trenino verde…il Re di Tavolara…la Costa Smeralda, i Fenicotteri…le Seadas…le Miniere …ecc.ecc..,
Peccato che buona parte delle nostre Istituzioni hanno altri interessi. Per esempio garantire l’ordine costituito. Ma non solo o non tanto per garantire la sicurezza dei cittadini e delle loro proprietà, ma quanto di garantire che non si sollevi troppo la testa, che non si vada a guardare oltre il contingente. Contingente che per molti aspetti è stato creato ad hoc, Infatti non è vero che questo caos sia sempre stato ascrivibile alle problematiche internazionali, che sono al di sopra di noi e con cui ci si giustifica sempre. Quante volte ci hanno infinocchiato con le variazioni del prezzo del greggio, calamità naturali, guerre e possibili contaminazioni da virus o da scorie nucleari, per non parlare dei finanziamenti che, spesso a nostra insaputa, diamo alle più grosse società petrolchimiche che inquinano il nostro Paese grazie alla formuletta del CIP 6 che periodicamente paghiamo senza sapere il reale scopo di questa “furbata” e a chi vanno effettivamente i nostri soldi.
Così come il ricorso a termini come eccezionale, imprevedibile…di cui i nostri media abbondano. Oggi nulla o quali capita per caso.Tutto ha un senso che ci riporta al vero problema di fondo della nostra Sardegna.
Perché Il problema di sempre è il colonialismo, vecchio e nuovo, causato dall’incapacità dei sardi di essere uniti e coerenti contro tale sistema per avere reale autodeterminazione e piena soggettività politica anche internazionale.
Chiaramente per ottenere questo si dovrà rinunciare alle piccole, periodiche e amicali elargizioni fatte dal potere in cambio del consenso o, meglio, dall’indifferenza. Mi piace ricordare una scritta che c’era fin a pochi anni fa, apposta a lato della S:S: 131 nel Comune di Monastir, proprio sotto monte Zara (la collina chiamata dai residenti “is ogus de monti” per via delle numerose Domus de Janas che sono state realizzate lungo le pendici del colle), dove veniva riportato questo emblematico testo “Non prostituirti per un piatto di malloreddus”.
Solo in questo modo si potrà uscire dallo “stato di necessita” ben alimentato dal sistema di cui noi sardi siamo vittime e, al tempo stesso, artefici. E francamente più che sperare di avere un abile condottiero in grado di risollevare le sorti dei “buoni”, direi di guardare meglio dentro noi stessi per comprendere e rimediare a tutti i nostri piccoli e grandi limiti che ci impediscono di essere vincenti sia come cittadini che come società.