Cagliari, Zona Franca Doganale: realtà o miraggio?
Ogni tanto si parla della Zona Franca Doganale nel Porto di Cagliari, ma poi tutto cade nel silenzio piu assordante con l’impressione che la Giunta Pigliaru, e non solo, non abbia grande interesse alla sua creazione
di Sergio Atzeni
Sembra che l’interesse della Regione e quindi della Giunta Pigliaru per un’istituzione cosi importante per il capoluogo e per la Sardegna sia flebile e, invece di dare una svolta energica per la sua creazione, simha l’impressione che si trinceri dietro un mutismo preoccupante. Non ci risulta che neanche la Giunta guidata da Massimo Zedda si stia svenando per portare avanti e fare pressioni sulla Regione per la sua creazione.
Ci sfuggono onestamente i motivi per cui nessuno degli enti pubblici interessati abbia a cuore la creazione di questa Zona Franca Doganale che, nel deserto economico e nella mancanza atavica di iniziative imprenditoriale, potrebbe costituire per Cagliari e la Sardegna un’occasione ghiotta per creare posti di lavoro e favorire investimenti stranieri.
Ora l’ultima notizia, datata ottobre scorso, é quella del progetto esecutivo per la realizzazione di due edifici per l’Agenzia delle dogane e per gli operatori della “Zona Franca” e della sicurezza oltre a diverse opere di urbanizzazione.
Il progetto ora dovrebbe essere nei meandri degli uffici del Comune di Cagliari e senza il suo via libera nessun appalto può essere bandito.
La zona franca doganale verrà gestita dalla società consortile Cagliari Free Zone, avente attualmente come soci al 50 per cento l’Autorità Portuale e il Cacip. Il progetto prevede la realizzazione di una viabilità di collegamento dalla banchina di levante alla zona franca e alla circonvallazione periportuale fino alla strada statale 195 “Sulcitana”. Nella prima fase saranno urbanizzati (strade, luce, fogne, acqua) per 6 ettari, con l’obiettivo di replicare le opere su altri 30 qualora se ne avesse la necessità.
la zona franca doganale quindi può essere importante per tutta la Sardegna meridionale e non solo e nascerà in un punto strategico per la vicinanza all’aeroporto di Elmas, alla stazione ferroviaria di Cagliari e alle aree industriali del territorio.
Insomma una unica e irripetibile occasione per la magra economia sarda con benefici indubbi per tante aziende e giovani in cerca di lavoro.
La zona franca doganale, come detto, é al momento di sei ettari accanto alla Cict, la società della Contship che gestisce il Porto Canale, nella quale si potranno impiantare attività produttive che lavorino merci extra Unione Europea e che garantirà vantaggi fiscali se riesportate all’infuori dell’ UE stessa.
Si pagherebbero le tasse solo per le merci vendute e non per tutte quelle arrivate in porto.
Ci sarebbero altri vantaggi nel commercio estero su estero: ad esempio per merci in arrivo dall’Asia che devono poi essere smistate in Africa o in territori fuori Schengen non si pagherebbe niente.
Piergiorgio Massidda tempo fa fece un esempio: “Se noi ci proponiamo, come abbiamo fatto, per ospitare il materiale per realizzare 100 mila appartamenti ad Annaba, in Tunisia, e dobbiamo trasferire lì ad esempio i sanitari dalla Cina, il vantaggio è consistente”.
Insomma imposizioni fiscali al minimo e forse nuovi posti di lavoro, indotti e diretti.
Speriamo dunque che Regione e Comune finiscano di sonnecchiare e puntino decisamente e velocemente alla sua creazione.
Per quanto ne so io noi abbiamo gia’ la zona franca. Questa e’ stata deliberata da circa 350 consigli comunali della Sardegna (quasi tutti, evitando che ka scsdenza dei tefmini ci privasde di un diritto superacauisito).
I cittadini possono gia” comportarsi ed agire da zona franca. (Compreso il non pagare l’imu, iva ed altre tasse). Mi diceva questi giornk un amico condigliete regionsle che la rdgione non attua le direttive perche” porterebbd ina grossa dpesa per.la regione. Ho ribadigo che ka regione non si preoccupa di cio chd psho io yutti i giormi dottostando ai loro continui furti. Ms qualcosa di sta muovendo. Dada opportuno essere in tanti