Cagliari, un petizione per il no alla chiusura del San Giovanni di Dio

Una petizione, che ha raccolto oltre 1.500 firme per dire no alla chiusura dell’Ospedale San Giovanni di Dio, è stata presentata al Sindaco di Cagliari. Massimo Zedda ha ribadito la richiesta alla Regione e all’ATS di un incontro pubblico per discutere del futuro dell’edificio

di Antonio Tore 

Oltre 1500 firme per chiedere che il centro storico di Cagliari non sia sguarnito del servizio assistenziale offerto da 150 anni dall’ospedale San Giovanni di Dio: il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, ha incontrato una delegazione del comitato che nelle settimane scorse ha presentato una petizione per chiedere il mantenimento in funzione della struttura in modo da garantire il «potenziamento dei servizi territoriali per costruire un nuovo modello di sanità più vicina alle persone».

Nello specifico, i firmatari chiedono «di mantenere i due reparti di dermatologia e oculistica rimasti nel nosocomio», dopo la dismissione degli altri reparti, «di spostare al San Giovanni di Dio il servizio ambulatoriale ATS di viale Trieste, in procinto di essere trasferito in quanto inserito in struttura non a norma, e di attivare un servizio di almeno h12 di guardia medica per il primo soccorso».

Non una novità, spiegano i promotori della petizione, perché «vari assessori regionali hanno promesso di ubicare al San Giovanni di Dio sia un centro di specializzazione geriatrica, considerato anche il tipo di utenza della zona, sia il poliambulatorio di Cagliari, inserito nel contesto urbano e quindi facilmente raggiungibile».

Da qui la richiesta al sindaco, che più volte – tanto attraverso gli organi di informazione quanto in diversi interventi in Consiglio comunale – ha sottolineato l’importanza di mantenere un presidio sanitario in centro città, di farsi promotore di un dibattito «tra tutti i soggetti che hanno competenza per discutere sul futuro dello storico presidio».

Sarà quindi il Comune di Cagliari a chiedere alla Regione e all’Università di partecipare a un incontro pubblico per discutere del futuro dell’edificio, degli altri spazi presenti in zona e inutilizzati da tempo e dei contenuti della petizione. Argomenti che, come ha ribadito il sindaco Massimo Zedda, interessano tutta la città, i suoi abitanti e i suoi visitatori.

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