Cagliari: sit-in contro l’occupazione militare della Sardegna e il silenzio della  politica – VIDEO

Davanti al Consiglio Regionale erano presenti associazioni e comitati indipendentisti e pacifisti, tra i quali: Tavola sarda della pace, Comitato Gettiamo le basi, Sardigna libera, Comitato Su Giassu,  Sardigna Natzione Indipendentzia, Liberu, e Confederazione sindacale sarda

 di Antonio Tore

Oltre 250 persone hanno preso parte al sit-in sotto il palazzo del Consiglio regionale, in via Roma a Cagliari, organizzato “contro l’occupazione militare della Sardegna e contro il silenzio della classe politica regionale”. Erano presenti i rappresentanti di varie associazioni e comitati indipendentisti e pacifisti, tra i quali: Tavola sarda della pace, Comitato Gettiamo le basi, Sardigna libera, Comitato Su Giassu,  Sardigna Natzione Indipendentzia, Liberu, e Confederazione sindacale sarda e altri.

“Vogliamo dire basta all’occupazione militare della Sardegna – ha dichiarato al nostro giornale Giacomo Meloni – e ricordare alla Giunta Regionale che i nostri rappresentanti politici non sono riusciti a far chiudere le basi di Capo Frasca e Teulada, ad esempio, come pure si erano impegnati a fare molti Governi nazionali”.

“E come se non bastasse – ha proseguito Meloni – questi giorni siamo costretti ad ospitare nel porto di Cagliari alcune navi militari interforze, tra cui anche una nave turca”. “Noi diciamo NO a esercitazioni militari nei nostri mari che interessano diversi spazi ad uso civile, con pesanti ripercussioni per le attività di pesca, turismo e commerciali in genere – ha concluso Meloni”.

Ai pacifisti non è bastato quanto affermato dal presidente della Regione, Francesco Pigliaru, sull’impegno preso dalla Marina militare di interrompere le operazioni il 14 maggio, sei giorni prima della data prevista. “L’esercitazione si è fermata solo in due bracci di mare, mentre nelle altre zone costiere continuerà normalmente fino al 20”, hanno sostenuto i manifestanti.

E’ intervenuto anche Don Ettore Cannavera che ha invitato tutti, manifestanti e politici (seppur assenti al sit-in) a non cedere alla indignazione fine a se stessa e alla rassegnazione, che non fa parte del DNA del popolo sardo.

Altri partecipanti (Claudia Zuncheddu e Bustianu Cumpostu, ad esempio) hanno evidenziato la situazione della fabbrica di Domusnovas da cui partono ordigni bellici alla volta di una fabbrica a Brescia e, successivamente, dell’Arabia Saudita. I pacifisti chiedono la salvaguardia di oltre 70 posti di lavoro con il reimpiego dei dipendenti in altri settori produttivi della zona. E la politica tace……

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