Cagliari: Ippodromo del Poetto, una spina nel fianco della collettività? Ecco la sua Storia

L’opinione pubblica è divisa sulla sorte di questo colosso,  via alla realizzazione di campi a ostacoli e  il ritorno delle gare al galoppo o cancellarlo  perché  è un vergognoso monumento all’ inefficienza ed immobilismo della classe politica e simbolo di  miopia turistica

 di Annalisa Pirastu

Il 7 Marzo di quest’anno il Consiglio di Amministrazione della Società Ippica che gestisce l’ippodromo del Poetto ha concluso la procedura di selezione relativa al bando di gara dei campi e della pista dell’ippodromo. In precedenza la stessa società aveva annullato un bando simile per meglio definirne i criteri. Vincolo imprescindibile della società è che la stessa deve garantire che l’area dell’ippodromo sia destinata esclusivamente agli sport equestri. La procedura che è aperta alle ASD (Associazioni Sportive Dilettantistiche), consente l’uso esclusivo di un campo per lo svolgimento di attività sportiva di equitazione, riabilitazione equestre ed equiturismo e l’uso della pista fino al 31 dicembre 2017, con possibilità di rinnovo per l’anno 2018.

L’ ippodromo del Poetto che si estende su un terreno di 20 ettari, ha avuto nel corso degli anni una storia ricca di successi ma anche costellata di alti e bassi. Ha avuto grandi istruttori e grandi allievi soprattutto in passato e si sono svolte al suo interno oltre alle attività di equitazione, anche importanti corse ippiche. Nel suo periodo di maggior fulgore fu teatro di grandi manifestazioni, che richiamavano migliaia di appassionati per i cavalli e le scommesse. Il suo iter storico sembra dare ragione a quanti nella popolazione vorrebbero che rimanesse dov’è. L’ippodromo Generale Gutierrez di Cagliari nasce il 14 Novembre del 1928 e viene inaugurato dal re Vittorio Emanuele II nel 1929 con una importante cerimonia. Gli sport equestri erano allora molto seguiti e, numerosi in tutta Italia, erano gli ippodromi. In Sardegna il primo impianto per gli sport equestri e le corse di cavalli nacque nel 1921 a Chilivani. Già nel 1925 a Cagliari tra il quartiere la Palma e il Poetto c’era il campo San Bartolomeo ribattezzato oggi Campo Rossi, tuttora operante.

Nel decennio tra il 1921 il 1931 emersero soprattutto nel capoluogo della Regione molti imprenditori, commercianti e militari cultori delle discipline ippiche. L’esigenza di un vero ippodromo stimolarono gli ufficiali del 16° Reggimento d’Artiglieria, con a capo l’allora tenente Giuseppe Bonsignore, vincitore come altri ufficiali, di varie manifestazioni equestri, a fondare una Scuola Equestre. Si creò quindi l’ippodromo del Poetto perchè i politici e gli amministratori vollero ingraziarsi la ricca borghesia, venendo incontro alla loro esigenza di fruire delle attività ippiche.

L’ incantesimo durò sino allo scoppio della guerra che vide molti Cagliaritani lasciare la città con le loro famiglia per via dei bombardamenti. All’epoca l’Ippodromo venne trasformato in ricovero per cavalli delle truppe italo–tedesche e le stalle furono affidate all’esercito, ma divenne anche pensionato per gli animali degli sfollati. Le scuderie rimaste in piedi vennero trasformate in abitazioni, che fecero nascere il piccolo quartiere “Ausonia”, demolito negli anni sessanta. La vita dell’Ippodromo alternò alti e bassi finchè intorno agli anni Cinquanta ci fu una ripresa di interesse per la sorte della struttura. Nel 1959 ci fu il rilancio dell’impianto, rimesso a nuovo grazie alle Olimpiadi. Fu il periodo di maggior fulgore della struttura a cui poi seguirono vari anni nei quali la rinascita si alternò con l’abbandono.

Nel 1992 l’impianto venne chiuso a qualunque uso. Solo nel 2009 la società che lo gestisce ha riaperto le porte al pubblico. L’ ippodromo è gestito da un Consiglio di Amministrazione composto da tre componenti, di cui due rappresentanti del Comune di Cagliari e uno della Camera di Commercio. La società Ippica di Cagliari è titolare della gestione, il Comune di Cagliari ha quote pari al 70%, la Camera di Commercio al 17% e la Regione Sardegna al 13%. Una società pubblica quindi che però ha fatto registrare perdite che per il 2014 sono state di 183.211 euro. Nel corso degli anni sono stati stipulati contratti con associazioni sportive dilettantistiche (Karalis Horses, Moretti III, La Fenice e Pony Club Cagliari) per l’ affidamento delle attività e dei beni all’interno delle aree di proprietà della Società Ippica. A tutt’oggi però malgrado un piccolo restyling e la timida riorganizzazione, appare evidente che gli introiti della struttura non coprono le spese del suo mantenimento. Le attività che costituiscono la ragione d’essere della Società, alla prova dei fatti non sono remunerative.

L’opinione pubblica è divisa sulla sorte di questo immenso colosso. Una parte dei cittadini pensa che l’ ippodromo ha fatto la storia della città e va preservato come memoria storica riqualificandolo e possibilmente integrandolo con l’area di Molentargius per attività di  ipnoterapia e passeggiate a cavallo. Le strutture devono essere destinate sia all’equitazione a livello ludico che agonistico. A livello agonistico le piste, dotate di tribune coperte con ampliamento dei box e realizzazione di una elegante club house, devono ospitare gare a livello mondiale che diano lustro a Cagliari. Via dunque alla realizzazione di campi a ostacoli e campi per lo svolgimento di tutte le attività equestri nonchè il ritorno delle gare al galoppo.

Altri sono convinti che l’ippodromo è un vergognoso monumento all’ inefficienza ed immobilismo della classe politica locale e denota la miopia turistica degli amministratori di Cagliari, colpevole di un drenaggio di denaro pubblico che sembra inarrestabile. Come diceva il giornalista Sergio Atzeni nel suo articolo del 2016, è un “tappo” che impedisce lo sviluppo turistico di un’area integrata con il litorale del Poetto che avrebbe invece enormi potenzialità finora andate sprecate. Spreco riferito anche al denaro pubblico che per tanti anni è stato sversato in questa voragine senza futuro.

La gara è stata bandita e sembra che finalmente ci sarà un esito. Sarà la volta buona che almeno metà della popolazione che attende da lustri una decisione sull’area, sarà soddisfatta nelle sue aspettative?

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