Aumentano i fallimenti in Sardegna, 315 aziende hanno chiuso nel 2016

Al 13 dicembre 2017 si contano 321 procedure concorsuali contro le 279 dello stesso periodo del 2016.  Dopo Val d’Aosta e Lazio la Sardegna è la regione italiana che ha registrato l’incremento più accentuato di fallimenti: +15,1% contro il + 3,3% nazionale

di  Siro Zani

Nel 2016 il numero di fallimenti in Sardegna ha toccato il record storico dall’inizio della crisi. Sono state 315 le imprese sarde che hanno portato i libri in tribunale, contro le 239 che lo avevano fatto nel 2015. Il 2016 fuga quindi i segnali incoraggianti emersi nel 2015, il quale, segnando una riduzione rispetto all’anno precedente (nel 2014 erano state 294), aveva fatto ben sperare per un superamento della grave condizione di difficoltà dell’economia regionale. Lo rileva una recente analisi della CNA Sardegna sulla base dei dati dell’Osservatorio Fallimenti che analizza le procedure di amministrazione controllata, giudiziaria e straordinaria, concordato, fallimento, liquidazione coatta amministrativa e stato di insolvenza che hanno riguardato le imprese sarde dal 2008 al dicembre 2017.

Ma un ulteriore segnale d’allarme di questa analisi viene anche dai dati relativi all’anno in corso: alla data del 13 dicembre 2017 (momento della rilevazione) si contano 321 procedure concorsuali, contro le 279 dello stesso periodo del 2016. A livello nazionale la Sardegna – in un contesto generale che quest’anno ha fatto comunque registrare un incremento complessivi dei fallimenti (+3,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) – realizza un incremento del 15,1%, seconda solo a Val d’Aosta (31,8%) e Lazio (18,6%).

Anche i dati sui fallimenti, insieme ad una lettura non superficiale sull’andamento dei principali indicatori economici, a partire da quelli sul mercato del lavoro e sull’occupazione, confermano la condizione di fragilità e di estrema debolezza dell’economia isolana. Come sosteniamo da tempo, la macchina pubblica con i suoi ritardi e la scarsa capacità di far correre la spesa, fa mancare il propellente necessario per rilanciare il sistema economico”, affermano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della CNA Sardegna.

 

Anche nel settore edile – rivela lo studio della Cna – la situazione rimane estremamente complicata. Nel 2016 tra le imprese di costruzioni si contavano 27 fallimenti, 8 in più dell’anno precedente, eguagliando quasi il picco negativo del 2014. Non certo più incoraggianti sono i dati del 2017, che fino al 13 dicembre hanno fatto registrare 30 fallimenti, 6 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, lasciando immaginare che l’anno in corso possa rappresentare un nuovo annus horribilis per le imprese del settore.

Dopo una crisi settoriale di portata storica –  dichiarano Piras e Porcu – il 2017 tradisce le aspettative sulla tanto attesa inversione di tendenza per il comparto, che affoga sotto i colpi di una coltre burocratica e normativa asfissiante – disastrosi gli effetti prodotti dal Codice degli Appalti dalla lentezza esasperante dei processi di spesa che bloccano gli investimenti e dai processi ci concentrazione del sistema degli appalti -vedi Consip – che riducono le opportunità per il sistema delle piccole imprese”.

 

 

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