Al Municipio di Cagliari le nuove verità sulla tragedia del Moby Prince

Il sindaco Massimo Zedda e il presidente del Consiglio Guido Portoghese alla presentazione della Relazione finale della Commissione Parlamentare d’Inchiesta promossa dall’Associazione 10 aprile
di Antonio Tore

 

Uno, forse due i banchi rimasti liberi. Ma basta un colpo d’occhio per farsi un’idea di come tutti, messe da parte dottrina e colore, guardino nella medesima direzione: “una verità condivisa” sulle cause del disastro in cui la sera del 10 aprile 1991, 140 persone morirono a bordo del traghetto Moby Prince, entrato in collisione con la petroliera della Agip Abruzzo, a poco più di due miglia dal porto di Livorno, circa mezz’ora dopo aver mollato gli ormeggi.È il sindaco Massimo Zedda a dirlo, e con lui anche il presidente del Consiglio comunale Guido Portoghese, stamattina in Municipio in occasione dell’incontro promosso dall’Associazione 10 aprile – Familiari vittime Moby Prince onlus per la presentazione dei nuovi elementi raccolti in circa 21 mesi di lavoro dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta. “La città riafferma la propria vicinanza alle vittime di quella tragedia e ai loro familiari”, anche in qualità di Capoluogo di Regione poiché “26 di loro erano sarde”, hanno rimarcato.

Dopo 20 di processi senza colpevoli e senza una “verità condivisa”, ora quindi nuova luce rischiara e “sgombera il mare dalla nebbia di quella tragica notte di 27 anni fa”, ha concluso Zedda.

Ad assicurarlo Silvio Lai, presidente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta, presente anche lui all’incontro. “Dalle testimonianze e dalle prove raccolta – spiega il Senatore sfogliando la Relazione approvata all’unanimità il 22 dicembre dalla Commissione – quella notte non c’era nebbia”. Inoltre, diversamente da quanto emerso dalle carte processuali, “la petroliera si trovava in una zona interdetta alla navigazione e all’ancoraggio e con un orientamento opposto”, il ché cambia completamente la ricostruzione dell’incidente fatta in precedenza.

E poi ancora il ritardo nei soccorsi, le perizie medico-legali non corrispondenti, i dubbi sulla rotta della petroliera prima del suo arrivo a Livorno e sul materiale trasportato, ma soprattutto gli “strani accordi tra le compagnie assicurative” – ha scandito Luchino Chessa, presidente dell’Associazione 10 aprile – Familiari vittime Moby Prince onlus – “hanno fortemente condizionato il percorso della verità”.

A puntare verso lo sguardo verso “una verità condivisa” anche il documentario “Buonasera Moby Prince”, realizzato dal giornalista Paolo Mastino della testata giornalistica regionale della RAI, proiettato stamani a Palazzo Baccaredda. Presenti numerosi esponenti dell’Esecutivo cittadino e consiglieri.

“Con la trasmissione degli atti alle Procure di Roma e Livorno – si legge testualmente in una nota dell’Associazione 10 aprile – è stato compiuto l’atto finale, che a questo punto speriamo diventi l’inizio di un nuovo percorso giudiziario che possa dare giustizia ai nostri cari”.

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