Accadde a Cagliari: La cessione del Castello.

di Massimo Dotta

Nel gennaio 1213 Guglielmo, Giudice di Cagliari e Marchese di Massa, viene sconfitto nella battaglia del fiume Frigido, presso Lucca, dalla fazione opposta dei Visconti.

Questa sconfitta segnò la sua definitiva perdita d’influenza a Pisa, cosa che portò tutti coloro che lo avevano fino a quel momento finanziato ad affrettarsi a richiedere i soldi indietro. Ma Guglielmo, trasferitosi a Pisa per curare i suoi interessi in Toscana, morì senza eredi maschi, tra il 1213 e il 1214, lasciando il giudicato di Cagliari nella sua massima espansione alla figlia primogenita, Benedetta di Massa.

Quando Benedetta successe al padre si trovò in una situazione difficile, tutti i creditori del padre si stavano facendo avanti per riprendersi ciò che avevano prestato e avanzavano diritti su molte proprietà del giudicato di Cagliari.

In questa situazione si verificò una situazione particolare per la storia del giudicato cagliaritano: la costruzione al suo interno di una nuova struttura fortificata e non controllata dal potere giudicale, un “castro”, il Castro Novo Montis de Castro, per di più già dotato di sue pertinenze.

Tutta l’operazione venne ideata e realizzata in modo spietato e impeccabile dai Visconti, quasi un vero e proprio colpo di mano.

La costruzione del castrum venne probabilmente progettata e attuata dopo la primavera 1215 e prima del settembre dello stesso anno, con il giuramento di sottomissione del vescovo e della città di Massa Marittima al comune di Pisa.

Un avvenimento ci può aiutare a capire come si sono succeduti i fatti durante quei mesi, cioè il battesimo della figlia primogenita di Benedetta e di suo marito, Barisone d’Arborea da parte di Lamberto Visconti, giudice di Gallura. Il battesimo dovette avvenire molto vicino alla nascita della bambina, come era consuetudine al tempo, e ipotizzando il parto circa nove o dieci mesi dopo il matrimonio fra Benedetta e Barisone, ci troviamo giusto nell’aprile 1215.

Lamberto giunse a Cagliari in grande pompa, e accompagnato da molti pisani. Una ottima occasione per visitare l’insediamento pisano sul monte di Castro e verificare come si potesse fortificare il sito e mettere in sicurezza i cittadini li già residenti.

La presenza pisana sul colle iniziò infatti già prima, con un piccolo nucleo di cittadini dediti alle attività commerciali, che si installò sul colle, in un luogo che da un certo momento viene indicato come Castrum novum Monti de Castro, probabilmente i vincitori delle cause legali del 1210, emesse contro Guglielmo quando ancora era vivo.

Questo primo insediamento si trovava orientativamente dove oggi si trova piazza Indipendenza, costituito da una serie di case torri attigue che garantivano un certo grado di protezione ai residenti, utilizzando probabilmente il pozzo di San Pancrazio come fonte d’acqua intra moenia.

Lamberto dopo la sua visita a Cagliari, torna a Pisa, e pianifica insieme al fratello Ubaldo la nascita di una vera e propria nuova città fortificata, da realizzare velocemente, sfruttando l’elemento sorpresa. Nessuno avrebbe mai pensato in quel periodo che I Visconti stavano progettando una vera e propria nuova fondazione.

Così ad inizio estate del 1215, i lavori di misurazione del perimetro del Castro Novo e di delimitazione dei suoi confini erano iniziati, grazie a numerosi tecnici pisani supportati dagli homines della Societas Caralitane, i pisani già residenti sull’isola nella porzione di colle di loro pertinenza. E dopo poco tempo, tutto questo lavorio sul colle di Castello, proprio sopra le teste dei residenti di Santa Igia doveva ormai essere evidente, e sicuramente preoccupante, sopratutto per chi nel colle vantava delle proprietà come, ad esempio, il monastero di San Saturnino.

Benedetta, ormai relegata a Santa Igia, cerca allora di difendersi da questa invasione pisana e si rivolge alla Chiesa per avere protezione, giurando fedeltà alla Sede Apostolica nel novembre 1215. Questo atto estremo, era stato sempre rimandato da Benedetta, che sinceramente non voleva farlo, ma in quella situazione che stava diventando critica fu ritenuto l’unica possibilità di difesa dai pisani, ponendosi completamente sotto la protezione pontificia.

Poi, avvenne il vero e proprio colpo di mano. Dopo novembre 1215, un console pisano venne inviato a Cagliari con lo scopo di costringere Benedetta e Barisone a firmare il giuramento di fedeltà verso il comune di Pisa, per ordine del podestà, Ubaldo Visconti.

Benedetta, come il padre prima di lei, era in effetti anche Marchesa di Massa, quindi una cittadina pisana e non poteva opporsi al giuramento, che venne sottoscritto nei primissimi mesi del 1216, e la concessione del monte di Castro fu una conseguenza di quest’atto.

Il monte di Castro venne così estorto, ma seguendo una prassi ufficiale, attraverso la quale nulla venne lasciato al caso: prima il giuramento di fedeltà al Comune di Pisa da parte dell’autorità padrona del colle, la giudicessa; dopo, la concessione del colle, eseguita dalla neo-cittadina pisana in osservanza delle sentenze emesse dal Comune della sua nuova città.

Nel 1217-1218 il nuovo insediamento si era allargato e aveva ormai occupato il colle quasi per intero, con tutti gli spazi per la creazione di una vera e propria città. Nel 1217 Benedetta resasi conto della situazione quasi disperata, inviò una supplica al papa Onorio III, per il suo tardivo pentimento nel concedere la rocca di Castello ai Pisani.

Ma la Santa Sede non riuscirà a fermare l’azione dei pisani, che, già verso il 1218, iniziarono a progettare una chiesa all’interno del Castro (probabilmente la futura Santa Maria), fatto che lascia intendere che a quella data il progetto di trasformazione urbanistica del monte di Castro era già a un punto molto avanzato: la storia urbana di Castel di Castro era iniziata.

Da quel momento e fino al 1258, si verificò una situazione particolare nel giudicato cagliaritano, con la presenza di due centri urbani concorrenti, entrambi murati, a poca distanza l’uno dall’altro: Castel di Castro e Santa Igia.

Una situazione che si sarebbe risolta solo con l’eliminazione di una delle due città.

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