Tendenze e costume: quando la moda si prende gioco di noi
Questa è la moda odierna: Jeans baggy calati di un bel 30 centimetri che dura da tempo , il taglio di capelli a scodellina alta dei maschi, jeans strappati, lacerati, accoltellati, unghiati dalle tigri. “Ripped” per sintetizzare in inglese
di Luce So’ Fusa
L’ intimità è una cosa seria e la biancheria deve essere impeccabile, anche se magari finisce subito in un mucchietto buttato in un angolo.
Sino a qualche tempo fa andavo alla grande. Per scegliere i ragazzi e di conseguenza controllare che i boxer fossero a posto, mi bastava controllare le mutande Kevin Kline di turno, che spuntavano dai pantaloni abbassati.
Quindi facilissimo. I ragazzi andavano in giro coi jeans baggy calati di un bel 30 centimetri e tenuti sul davanti da un attrezzo di cui ora non mi sovviene il nome.
La camminata a cui li costringevano i jeans abbassato poi era tutto un programma. Sembrava che i ragazzi non fossero proprio riusciti a trovare un bagno e si allontanassero col malloppo ancora nei pantaloni. Una moda fantastica
che pare arrivasse dalle carceri americane.
I carcerati si abbassavano volutamente i calzoni per indicare la disponibilità a fare sesso, senza che questo fosse notato dalle guardie carcerarie, onde evitare ritorsioni.
I rapper per solidarietà con quella parte di società bistrattata hanno adottato questo stile e lo hanno ribattezzato “Sagging.”
Quello che mi attizza però in questo periodo, è il taglio di capelli a scodellina alta dei maschi, cioè l’ isolotto, quel taglio che trasforma anche i giovani più intelligenti, dandogli un aspetto da pseudo malati psichiatrici (con tutto il rispetto per i malati).
Bisognerebbe sempre abbinarci i pantaloni col risvoltino che fanno tanto “scemo di paese”.( con tutto il rispetto…)
I jeans. E’ interessante notare che i denim hanno avuto un successo che nessuno si aspettava. Nati come pantaloni da lavoro hanno conquistato tutti, anche a costo della comodità. I jeans infatti sono caldi d’estate e freddi d’inverni ma tant’è…
La moda, stanca della loro affidabilità e durabilità li ha strappati, lacerati, accoltellati, unghiati dalle tigri. “Ripped” per sintetizzare in inglese.
Fino al 1950 gli unici jeans bucati che si vedevano erano quelli consunti degli operai e dei contadini. Dagli anni 60 invece lo strappo diventa sinonimo di ribellione. Gli hippies e poi i punk ne fanno la loro “divisa”, anticonformista.
Negli anni 90 è sempre il mondo della musica che li fa diventare un “must”. Il successo del Grunge rock, per intenderci lo stile dei Nirvana, li rende di tendenza.
Nel 1998 il jeans strappato entra in passerella. Gucci realizza i Genius Jeans, strappati e decorati con tessuto floreale, venduti alla ridicola cifra di 3,143 dollari. Sono talmente esagerati che entrano nel Guinnes dei primati per il loro prezzo.
Il jeans strappato comincia la sua ascesa. Il “ripped” però, come tristemente succede alle mode, soprattutto quelle estreme, diventa conformista e, scusate se ve lo dico non è più neanche moda. E’ un semplice jeans strappato e che avete strapagato.
I pantaloncini mini poi, quelli con le chiappe letteralmente fuori, pendule o no, controbilanciati da antiestetiche tasche che spuntano sul davanti nella loro foderina, vanno presi a piccolissime dosi. Il trash è di moda dappertutto, dai programmi tv, ai libri, ai film, all’arte, alla moda.
Ma se la moda ci prende in giro e ci suole trash, dobbiamo veramente darle retta?