È morto Satmam Singh e quindi?
Ennesima morte sul lavoro. Ce ne sono state molte altre e molte altre ce ne saranno. Però ci si indigna, ci si costerna e lo Stato che fa? Getta la spugna con dignità.
di Castruccio Castracani degli Antelminelli
È morto Santam Singh e quindi? E quindi niente. La solita storia. Satman Singh non è stato il primo a morire sul posto di lavoro, molti altri prima di lui e non è stato neppure l’ultimo, altri dopo di lui a poche ore di distanza e altri ancora ne verranno nei prossimi giorni, settimane, mesi, anni. È la norma. Satman Singh era uno straniero come altre cinque milioni di persone. Satman Singh era un immigrato irregolare come circa altri cinquecento o seicento mila, fonte Istat. Non è una novità. Satman Singh lavorava per pochi euro all’ora: c’è chi dice tre e chi dice cinque. È probabile che fossero cinque , ma è altrettanto probabile che due finissero nelle tasche di un caporale, quindi erano tre o forse anche meno. Ho sentito di una lavapiatti che era remunerata con due euro e quaranta centesimi, quando ha chiesto un aumento di venti centesimi è stata licenziata. Una macchina ha tranciato il braccio di Santam Singh e il titolare dell’impresa l’ha caricato sul furgone, coscienziosamente ha messo il braccio in una cassetta della frutta e ha scaricato il tutto davanti alla casa dove abitava. Questi i fatti e le reazioni? La solita paccottiglia di costernazione, di indignazione, di solidarietà, questa come le due precedenti viene elargita a profusione: non costa nulla quindi meglio abbondare. E il governo? Il governo si impegna spasmodicamente a stabilire pene ancora più severe,basterebbe si applicassero quelle attuali e ce ne sarebbe d’avanzo, ma sarebbe troppo semplice. Ad ogni problema complesso va data una risposta complicata e più complicata è meglio è. Einstein non lo sapeva e quindi ha formulato la teoria della relatività con una formuletta semplice semplice. La ministra del lavoro, Calderone Maria Elvira ha deciso di dichiarare guerra al caporalato, come la Meloni Giorgia ai trafficanti di uomini, dopo il massacro di Cutro. Per essere credibile la Calderone Maria Elviraha sciorinato numeri: oltre duecentomila aziende in Italia, quattromila controlli che nel giro di brevissimo diventeranno nientepopodimenoche ottomila. Aumento del cento per cento. Quindi oltre duecentomila aziende e ottomila controlli, ammesso e non concesso verranno effettuati, definiti attraverso un algoritmo super sofisticato. Se poi si fan due conti c’è da scompiscarsi. Tutti sanno dove stanno gli immigrati nell’Agro Pontino, come nella Capitanata, come in Franciacorta o nelle Langhe o nell’Emilia grassa: la terra è lì, ferma, immobile, basta visitarla nei momenti topici della raccolta: non a campione, ma a tappeto: a pettine. E non semel in anno, ma tutti i giorni. Epperò così si perdono molti voti perché c’è da scommetterci: quei padroni, amici dei caporali, con le tasse proprio non ci vanno a braccetto e chi difende gli evasori o elusori, poco cambia, sono proprio quelli che emettono l’equivalente delle grida di cui raccontava Alessandro Manzoni. Come sempre tutto si tiene. Da due giorni è iniziata l’estate quindi prova costume e, come non bastasse, da qualcuno di più anche i campionati europei di calcio e il povero Satman Singh in ventiquattro ore è passato dalla prima alla quinta notizia nella scaletta dei telegiornali. Così va la vita: tutti sanno e tutti tacciono. Trasmissioni televisive come Piazza Pulita e Report hanno denunciato più volte la situazione, ma oramai la televisione nessuno la guarda più, specie chi adagia pesanti e flaccidi natiche sugli scranni del governo. Sia di sinistra sia di destra. Per fortuna questa volta non s’è levato il commento stile Cutro: se non vuoi perdere un braccio e poi morire dissanguato stai a casa tua! Un’assenza diventa un fatto concreto. Meglio di niente.
Buona fortuna e lieta settimana.