Una bella tradizione: il primo dell’anno sulla Sella

di Roberta Manca

Come oramai accade da oltre 10 anni per molti cagliaritani, ma non solo, il primo dell’anno incomincia con una bella passeggiata immersiva sul promontorio della Sella del Diavolo.

Negli anni diverse Guide e operatori culturali si sono avvicendati nella iniziativa proposta dall’Associazione Amici di Sardegna il cui presidente, Roberto Copparoni, ogni anno con ritrovato entusiasmo accompagna i partecipanti al simpatico evento, fornendo lungo il percorso delle significative informazioni.

Il pomolo della Sella del diavolo visto da Occidente

Quest’anno a causa del tempo e della situazione pandemica hanno aderito un numero limitato di persone, ma in virtù del detto “Pagu genti e bona festa” alle ore 9,30 di sabato 1° gennaio gli escursionisti sono comunque partiti.

Il percorso è stato nella prima parte quello tradizionale, il sentiero di Astarte, dove si sono effettuate una serie di soste nei punti più significativi volte a far scoprire e apprezzare i particolari delle bellezze presenti durante il percorso.  Ampio spazio è stato dato alla lettura del territorio non solo in chiave naturalistica e geologica, ma anche storica e antropologica.

A metà del cammino ci si è fermati sulla sommità del versante che dà verso Marina piccola, dove si è apprezzato uno dei paesaggi più belli della Sardegna, ovvero la parte orientale del Golfo degli Angelo che dalla sella del Diavolo di sviluppa fino a Capo Carbonara di Villasimius.

Panoramica del lato orientale del Golfo degli Angeli

Giunti sulla sommità del colle, si è fatta una sosta nel rifugio realizzato dal Comune di Cagliari dove si fè tenuto il consueto brindisi di inizio anno per andare successivamente a ammirare il pomolo della Sella del diavolo e i resti delle due torri e del bunker presenti.

Poco distante ci si è fermati in prossimità degli scavi archeologici, purtroppo oggi sospesi, voluti dal Comune di Cagliari e curati dalla locale Soprintendenza, dove tra sacro e profano si è parlato delle figure di Sant’Elia, del monastero, del tempio di Astarte Ericina e del rito della prostituzione sacra, praticato con gli Ieroduli di entrambi i sessi. Dopo si è parlato delle 2 cisterne presenti soffermandosi in particolare su “Sa ucca de su tialu” (La bocca del diavolo) e la leggenda di Bernardo “scova de forru!” per ammirare il paesaggio immersi fra splendide luci e intensi profumi. La seconda parte del percorso è quella meno conosciuta e si articola lungo le falesie che portano alla grotta dei colombi, irraggiungibile via terra se non con adeguata attrezzatura e opportunamente seguiti da esperte guide GAE.

Le falesie della grotta dei Colombi

Nella piccola baia vi erano anche delle imbarcazioni ancorate che sembravano sospese nell’acqua, perché lo scafo era perfettamente riflesso sul fondale grazie alla particolare lucentezza dell’acqua. Poi, poco prima di pranzo, dei gabbiani hanno accompagnato il

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