A proposito di Carola: Favorevoli o contrari?
Premetto che non conosco la Capitana della Sea Watch, Carola Rackete, e che non ho alcun pregiudizio nei confronti di nessuno ma ho visto tanti servizi giornalistici e letto tante cose su questa giovane donna che sento il bisogno di dire la mia.
In questi giorni si è detto di lei di tutto e di più…tralasciando i volgari e offensivi epiteti che le sono stati rivolti mi limito a rilevare che la sua azione è stata definita dai più, come: “Un atto da corsara”, “Azione terroristica”, “Azione di favoreggiamento della immigrazione clandestina”, “Azione di tentato naufragio di una nave da guerra italiana”, “ Azione che mette in pericolo la sicurezza nazionale” “Azione di grave offesa alla sovranità nazionale” e altro ancora…
Mi sorprende che quasi nessuno prenda posizione con pari fervore in relazione a altri fatti, forse anche di maggiore gravità, che quotidianamente si perpetuano in Italia, ma dei quali si preferisce non parlare perché danno lavoro, occupazione, voti e clientele. Penso all’ILVA di Taranto, alla centrale Enel termoelettrica a carbone Federico II di Cerano, in provincia di Brindisi, alla Saras di Sarroch, la raffineria più grande d’Italia, alla RWM la fabbrica di bombe di Domusnovas, per non parlare delle zone industriali di Portotorres e Portoscuso.
Perché di questi luoghi in cui non si rispetta la legge del diritto primario dell’individuo “il diritto alla salute”, non si parla e i media non si scatenano?
Si vuole condannare una donna perché ha salvato la vita di 40 disperati e si preferisce tacere o non vedere le migliaia di morti provocate dalla nostra indifferenza e utilitaristica visione. Per me la legge deve essere sempre rispettata, ma… fino a quando questo sia possibile.
Del resto se le cose fossero sempre andate bene con il pedissequo rispetto della legge, perché mai ci sarebbero state le rivoluzioni?
Ovvero se ho la necessità di salvare da un danno grave e attuale la mia persona o quella dei miei familiari o delle persone di cui ho la responsabilità, la legge può essere derogata a condizione che l’autore della presunta violazione se ne assuma la piena responsabilità. Peraltro tale circostanza, che deve ritenersi eccezionale, non toglie di certo forza e valore alla norma ma permette che il duro dettato normativo venga mitigato da oggettive circostanze che rimuovono l’antigiuridicità di un comportamento e/o di un’azione che, in difetto delle quali, costituirebbe reato.
Lo stato di necessità esiste, come esiste la legittima difesa. E questo il Governo lo sa bene, visto anche l’attenzione che ha mostrato su questo tema! Pertanto non capisco perché tanto clamore per un’azione che tutte le persone pensanti e di buon senso avrebbero fatto. A nulla rileva il fatto che Carola non sia italiana (non mi risulta che per gli stranieri vengano meno queste esimenti). La legge è uguale per tutti, non solo per gli italiani o prima gli italiani.
Se il giudice ha ritenuto che lo stato di necessità era presente al momento della violazione della legge. Così è. Punto.
Certo l’attuale momento politico non appare dei più favorevoli alla certezza del diritto nè tantomeno alla tutela delle diversità etniche, religiose, sessuali, politiche e la magistratura stessa, proprio in questo periodo, attraversa un momento di grande confusione e conflittualità interna che non lascia immaginare nulla di buono nel breve periodo.
Io non so cosa ne pesate voi. Ma una cosa è certa mi sarebbe piaciuto avere il coraggio e la determinazione di questa giovane grande donna che, da sola, è riuscita a dimostrare che la salvaguardia della vita di un essere umano, chiunque esso sia, è e deve essere un valore assoluto per la nostra società.