Rubrica: “La Sardegna dei Comuni” – Suelli
Ogni settimana raccontiamo la storia di un paese della Sardegna per far conoscere le sue particolarità, le sue bellezze geografiche e la sua comunità
di Antonio Tore
Suelli (Sueddi in sardo), poco più di 1000 abitanti, è situato nella provincia del Sud Sardegna, nella subregione della Trexenta e confina con Selegas, Senorbì, Gesico, Siurgus Donigala e Mandas.
Il toponimo pare derivare dal gentilizio lat. Suellius (al vocativo) di un proprietario romano che vi aveva una villa o «tenuta». Risulta accertato che in Sardegna cittadini romani avevano il possesso di fondi, che sfruttavano con coloni e schiavi e che amministravano non direttamente, bensì con liberti, mentre essi continuavano a vivere a Roma o in Italia.
Il villaggio faceva parte del Giudicato di Cagliari, della curatoria della Trexenta ed era capoluogo di una diocesi. In virtù di quest’ultima circostanza il villaggio è citato molto per tempo e numerose volte nei documenti medievali: nelle Carte Volgari campidanesi, nel Codex Diplomaticus Ecclesiensis, nel Codex Diplomaticus Sardiniae e nella Chorographia Sardinia.
I giudicati sardi fra il IX e il XV erano entità statali e amministrative autonome. L’origine storica dei regni sardi medioevali risiederebbe quindi nell’evoluzione delle antiche circoscrizioni bizantine in entità sovrane autonome, fondendo istituti giuridici romano- bizantino e tradizioni autoctone.
Il centro storico di Suelli ebbe origine “giudicale”: lo testimonia l’insediamento radiale e la tipologia abitativa
La “Villa di Suelli” donata intorno al mille dal giudice Torchitorio II al vescovo Giorgio, “Episcupus Barbarie”, primo vescovo noto della Diocesi di Suelli, istituita nel XI secolo, era formata dai territori delle curadorìas di Ogliastra, Barbagia di Sèulo, Quirra, Sarrabus e dall’enclave del territorio della stessa Suelli, assieme al confinante Simieri.
Tale donazione fu successivamente confermata e ampliata, come documenta un atto del 1215, dalla Giudicessa Benedetta de Lacon.
Questa donazione, dopo la caduta del Giudicato di Càlari, fu rispettata sia dai giudici del Regno di Arborea sia dai Pisani sia dagli Aragonesi. Con la caduta del Giudicato di Càlari nel 1258, Suelli fece parte del terzo spettante al Regno di Arborea . Infatti nel 1295 il sovrano di Arborea, Mariano II lasciò la terza parte del calamitano al comune di Pisa, ma il testamento fu eseguito solo nel 1300, quando Suelli divenne un effettivo possedimento della Repubblica comunale.
Dal 1324 Suelli fu parte del Regno catalano-aragonese di Sardegna.
A causa della guerra fra il Regno catalano-aragonese di Sardegna e il Regno di Arborea, nel 1365 quest’ultimo conquistò il cagliaritano e la Trexenta, riprendendo così la fisionomia della curatorìa giudicale arborense mantenendola fino al 1409.
Ritornato a far parte del Regno di Sardegna, il villaggio tornò in possesso del vescovo di Suelli, sotto il quale, Suelli fu innalzato a baronia (1481/1699) e confermata feudo del vescovo “suellense”.
Nel 1424 il vescovado fu abolito e la baronia passò all’arcivescovo di Cagliari che ottenne il titolo di barone di Suelli e il paese fu amministrato da un canonico del Capitolo fino al 1839, anche sotto la dominazione piemontese
Il comune fu soppresso nel 1927 e aggregato a Senorbì con Decreto regio n° 1406 del 14 luglio 1927.
Il comune riacquistò autonomia amministrativa con decreto legge parlamentare n° 113 del 21 gennaio 1947.
Con le sue permanenze archeologiche Suelli testimonia i tre momenti più essenziali della sua storia: il ”nuragico” (in epoca nuragica fu intensamente frequentato come confermano i numerosi nuraghi); il “giudicale”; il “baronale”; mentre dell’epoca romana si sa che fu attraversato dalla grande strada romana “Karalis – Olbia” che conduceva attraverso le Barbagie.
Il centro urbano, situato ai piedi di un gruppo di colline, presenta una parte antica, di origine “giudicale” e “baronale”, di forma irregolare circolare, con la chiesa disposta nella zona più alta.
Il complesso religioso è costituito dall’ex Cattedrale di San Giorgio che conserva tracce dell’antica costruzione romanica (sec.XIII) e dall’omonimo Santuario.
San Giorgio, personaggio vissuto sino al 1117, noto per beatitudine e miracoli, dichiarato santo per volontà popolare è ogni anno celebrato solennemente per cinque giorni dopo la Pentecoste. A lui è dedicato uno degli itinerari spirituali più suggestivi dell’Isola, il cammino di san Giorgio vescovo di Suelli.
Nel santuario di san Giorgio, un restauro portò alla luce tre strati pavimentali (il più profondo altomedioevale). Nel secondo è stata rinvenuta una lastra che copriva un pozzetto sepolcrale con dentro frammenti di ossa: forse è il sepolcro del vescovo.
La festa di san Giorgio, che dura cinque giorni, oltre ai riti tradizionali prevede la benedizione di tronchi e l’accensione di un falò attorno al quale si riuniscono i fedeli.
Influenza e tradizione ecclesiastiche sono evidenti in architetture e arredi sacri del paese, come anche l’ex cattedrale di san Pietro apostolo, posta nella parte alta dell’abitato. Menzionata la prima volta nel 1121 e cattedrale sino al 1418, la chiesa conserva in facciata tracce romaniche.
Sull’altare maggiore è posto un grande retablo con varie tavole dipinte, opera del 1533-35. Splendido anche il pulpito ligneo del 1634. Altre opere di pregio sono un settecentesco organo a canne, una paratora in legno (metà XVIII secolo) e le vesti che adornano la statua della Dormitio Virginis.
Di fronte al santuario è presente la chiesa del Carmine, che custodisce un grande altare ligneo policromo, forse del XVII secolo, e un pulpito intagliato e dipinto. Tra le feste spiccano i fuochi di sant’Antonio abate e san Sebastiano (a metà gennaio).
La tradizione agricola di Suelli è testimoniata dalla sagra del chicco d’oro che si tiene ad agosto.
Si può arrivare a Suelli con il Trenino Verde che collega Cagliari a Mandas. Dai finestrini possono essere ammirati siti prenuragici, tra cui le necropoli di Pranu Siara e di Santu Perdu e una quindicina di nuraghi, tra cui spicca il maestoso nuraghe Piscu, monumento-simbolo della civiltà nuragica in Trexenta, esistito tra il XV e XI secolo a.C. Il nome deriva forse da de su piscu (del vescovo). È formato da una torre principale a tholos con due camere sovrapposte, attorniato da un bastione con quattro torri collegate da cortine murarie. Un antemurale difende le capanne circolari e quadrangolari adiacenti.