Province: poltronifici o amministrazioni intermedie essenziali per i cittadini?

di Annalisa Pirastu

Si era discusso ampiamente anche in Sardegna sulla “necessità” di abolire le province ed era stato indetto un referendum nel 2012, che aveva dato le province per spacciate, con il 96 % dei votanti sardi  che aveva detto no alla loro esistenza. La realtà è che le province sono ancora lì e ora potrebbero addirittura moltiplicarsi. I riformatori avevano avuto in Cossa, sei anni fa loro coordinatore, il traino dei referendum anti-provincie. Cossa dei Riformatori conduce ancora la battaglia nell’isola, contro le proposte di legge della maggioranza che prevedono un ritorno allo status del 2005 per le Province.

A metà  ottobre è stata presentata infatti in Consiglio Regionale una proposta che vuole non solo ripristinare le Province e aggiungerebbe alle 4 amministrazioni già esistenti, altre 4: Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra e Olbia-Tempio.

Secondo i Riformatori che sono contrari, questo porterebbe, a un aggravio di erogazione di denaro pubblici perché ogni provincia necessita di un presidente, di consiglieri, di assessori e conseguenti indennità. Le competenze provinciali inoltre e la loro gestione negli anni, secondo Cossa è peggiorata, forse per la mancata assegnazione di compiti specifici. Con l’abolizione delle Province i comuni avrebbero dovuto avere a disposizione più fondi e più funzionari ma questo non sarebbe avvenuto. L’abolizione delle province non ha portato a un risparmio di denaro pubblico per il semplice motivo che non si sono abolite le Province ma si è tagliata solo la parte politica.

Di fatto le province non sono scomparse neanche a seguito del Referendum. Per alcuni le province sono essenziali perché gestiscono molti servizi fondamentali per i cittadini. Un esempio per tutto, si denuncia lo stato di abbandono delle strade provinciali che sembrano non essere responsabilità di nessun ente.Per i favorevoli al ripristino anche le scuole sarebbero gestite meglio mantenendo le Province. I firmatari della proposta di legge in favore del ripristino delle Province sono tutti del centro sinistra e rivendicano che siamo l’unico paese al mondo che non ha enti intermedi.

Luca Pizzuto di Art 1 Spd lamenta che l’abolizione delle province doveva portare  più risorse ai comuni ma ciò non è avvenuto a fronte di 400 milioni di tasse che comunque i cittadini continuano a pagare.

Il referendum del 2012 insomma non avrebbe voce in capitolo. Nel 2016 l’altro referendum costituzionale avrebbe contraddetto il primo, decretando che i cittadini vogliono le province.

Se i disegni di legge saranno approvati si tornerebbe al passato, stavolta con 8 amministrazioni, più la città Metropolitana di Cagliari, per un totale di 9 enti intermedi.

I Riformatori non ci stanno e sarebbero pronti, seppur a malincuore, a indire un nuovo referendum.

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