Bruxelles: giudizio severo sulle polemiche del governo giallo-verde. Lo spread supera quota 300 

di Annalisa Pirastu

Non piace a Bruxelles la lite in casa tra Salvini e Di Maio sul Decreto Fiscale. Questo ha contribuito a far risalire lo spread che, assestatosi nei giorni scorsi a quota 340 è ora sceso a 315. Sul nostro paese si stende una coltre di preoccupazione riguardo la nostra stabilità finanziaria da parte dei cittadini e osservatori.

Il termine spread entrato nella lingua italiana con un prestito dall’inglese, risale alla  fine del governo Berlusconi. Lo spread è un indice che traduce il rendimento dei nostri titoli di Stato rispetto a quelli tedeschi, presi come cartina di tornasole per misurare l’affidabilità e la sicurezza finanziaria dei paesi.

L’Italia vende a investitori come le banche, fondi e singoli risparmiatori i titoli di Stato, per finanziare la propria spesa, con l’impegno di rimborsarli fissando un certo tasso di interesse. Questo tasso d’interesse è il rendimento degli investitori che mettono a disposizione il proprio denaro. Il costo del prestito sarà tanto più caro quanto più è grande la differenziale tra noi e la Germania.

Se lo spread non si discosta troppo da quello tedesco, le agenzie preposte al rating cioè alla valutazione, considerano il Paese affidabile. Ciò significa che quel paese può prendere denaro in prestito a interessi più bassi, perché l’investimento non è tanto rischioso e di conseguenza si è abbastanza sicuri di poter rientrare di quel denaro dato in forma di prestito.

Gli investitori guardano allo spread per capire se è proficuo e sicuro investire in Italia. L’instabilità rende instabili anche le loro decisioni. Purtroppo già dall’estate si registra un allontanamento dei capitali esteri dall’Italia.

Legate all’oscillazione della valutazione dello spread sono anche i costi dei mutui e dei finanziamenti già in atto o da stipulare.I mutui e finanziamenti oscillano verso il basso o verso l’alto a seconda dello spread perché se le banche erogatrici vedono aumentare i loro interessi da pagare ai loro investitori per le obbligazioni, a cascata dovranno riversare quel costo sui risparmiatori che si rivolgono a loro.

Gli aumenti e costi che vanno a pesare sui tassi d’interesse dei mutui-anche se molti analisti spiegano che l’effetto non è immediato- fanno suonare un segnale d’allarme tra i risparmiatori che smettono di spendere e di investire non per una reale mancanza di opportunità, ma per il timore dell’incertezza.

Questo crea un circolo vizioso perchè l’economia rallenta. Questa situazione, che in Italia si protrae da tempo, dipende in parte dalla speculazione di una certa sezione della finanza, ma in linea di massima dalla mancanza di equilibrio della bilancia economica italiana. Insomma è come un bilancio familiare dove il rapporto tra le entrate e le uscite deve essere continuamente riaggiornato cercando di non spendere o investire più di quanto si dovrebbe. Se ci si  indebita più di quanto è  sostenibile diventa un problema di più difficile soluzione.

 

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