“Parliamo di Sardegna”. Proto, la scimmia antropomorfa sarda che visse in un clima tropicale
Nel 1993, a Fiume Santo (Sassari), vennero alla luce alcuni frammenti fossili. I reperti furono inviati all’Ateneo di Liegi che li sottopose a prime analisi: i resti appartenevano, tra gli altri, a delle scimmie, a bovidi, forse antilopi, a giraffe, a un suide e a un orso e a dei coccodrilli. I resti hanno evidenziato che gli animali avevano taglie grandi e piccole tali da far pensare a razze endemiche in evoluzione nell’isola
di Sergio Atzeni
Nel 1993, a Fiume Santo nella Nurra (Sassari), vennero alla luce alcuni frammenti fossili. I reperti furono inviati all’istituto di Geomorfologia e Geologia del Quaternario dell’Ateneo di Liegi che li sottopose immediatamente a prime analisi: i resti appartenevano a vertebrati che vissero con molta probabilità prima del Quaternario.
Una scoperta di notevole importanza considerato che in Sardegna scarseggiano i reperti appartenenti a fauna vissuta nel Cenozoico o Terziario.
Tra i fossili furono individuati dei frammenti di una mascella inferiore contenenti due molari attribuiti a un primate individuato nell’Oreopiteco, scimmia antropomorfa, vissuta nel Miocene, già studiata perché una sua mandibola fu ritrovata a fine ‘800 in Toscana e nel 1958 uno scheletro completo emerse da una cava di lignite nel Monte Bamboli in Maremma. In campagne di scavo seguite nel ’94 e ’95 vennero alla luce una ventina di denti che per le loro caratteristiche appartenevano anch’essi alla stessa specie di scimmie.
Un lontano parente dell’uomo vissuto circa 9 milioni di anni fa che secondo li studiosi aveva tratti che lo differenziavano dalle scimmie classiche perché il suo bacino era corto e largo e la forma del femore poteva far pensare a un portamento eretto caratteristico della nostra specie. L’Oreopiteco Nurrae o Proto, come i locali lo hanno battezzato, era alto un metro per 40 chili di peso, visse circa 9 milioni di anni or sono, aveva abitudini miste arboricole e terrestri.
Non è un nostro antenato nonostante le sue caratteristiche siano tipiche dei primati che assomigliano all’uomo (antropomorfi) ma appartiene a una linea collaterale che si evolse in modo diverso e si estinse misteriosamente.
Oltre ai resti di Proto, la trincea di Fiume Santo ha permesso di individuare altri fossili appartenenti a due bovidi, forse antilopi, a giraffe e a un suide: i resti hanno evidenziato che gli animali avevano taglie grandi e piccole tali da far pensare a razze endemiche in evoluzione nell’isola.
Tra i reperti anche frammenti di un tipo di orso e denti di coccodrillo e di roditori e microframmenti di animali anfibi. Gli studiosi non hanno dubbi nell’attribuire all’Oreopiteco e alle antilopi un’origine africana ciò dimostrerebbe l’esistenza in Sardegna di un clima subtropicale caratterizzato da grandi piogge alternate a siccità con folta vegetazione lungo fiumi e savana ricoperta di erba nell’entroterra.
Un ambiente misto con corsi d’acqua che