Sardegna: 270 pastifici nell’isola con oltre 1.300 addetti

(Confartigianato): “Puntare su formazione ed export e combattere il lavoro nero”. A Morgongiori un pastificio ogni 243 persone, tra i comuni con più pastifici Cagliari e Nuoro con 13, Oristano con 12, Quartu con 9, Sassari 8, Olbia 6, Carloforte, Oschiri e Terralba  con 5

Redazione

Sono 270 le imprese della pastificazione alimentare in Sardegna che
danno lavoro a più di 1.300 persone: una azienda ogni 6.141 abitanti.
Nell’isola si concentra il 6,5% di tutte le imprese italiane del
settore.

Di queste realtà, ben 222 (l’82%) sono attività artigiane che
producono culurgionis, panadas, malloreddus, frégula, semola per
cuscus, ravioli, coccoi prena, lorighittas, filindeu ma anche numerosi
altri tipi di pasta fresca e secca, tutte eccellenze del food made in
Sardegna inserite nell’“Elenco nazionale dei prodotti agroalimentari
tradizionali del Ministero delle Politiche agricole e alimentari”
oppure tutelate da marchi europei, come accaduto da poco per i
culurgionis con l’IGP.

Produzioni sempre più apprezzate dai consumatori, non solo nella
nostra regione, ma in tutta Italia e nel mondo, che premiano il “Made
in Sardegna” alimentare, forte dei suoi prodotti annoverati
all’interno del patrimonio culturale nazionale.

A livello territoriale 88 operano nella vecchia provincia di Cagliari,
86 nell’ex provincia di Sassari, 65 a Nuoro e 31 a Oristano.

Tra i comuni con più pastifici Cagliari e Nuoro con 13, Oristano con
12, Quartu con 9, Sassari 8, Olbia 6, Carloforte, Oschiri e Terralba
con 5.

Il paese con il più alto indice popolazione/imprese è invece
Morgongiori (OR) con 1 azienda ogni 243 abitanti. Segue Oschiri (OT) 1
attività ogni 664, Tertenia (OG) 1 ogni 972, Jerzu (OG) 1 ogni 1.053 e
Carloforte (CI) 1 ogni 1.238. Questi indici dimostrano come le
produzioni tipiche locali si siano polarizzate in alcuni comuni come,
per esempio Morgongiori per le lorighittas, Oschiri per la panada,
Tertenia e Jerzu per i culurgionis o Carloforte per la semola per il
cuscus.

Aziende che, sempre più frequentemente, utilizzano prodotti a
chilometro zero o certificati bio e che guardano con sempre maggiore
attenzione alle esigenze dei consumatori italiani e, soprattutto, di
quelli internazionali, notoriamente molto esigenti in fatto di
ecosostenibilità delle produzioni.

“La produzione pastaia nell’isola è una piccola gemma incastonata in
un comparto, quello dell’agroalimentare, che ha potenzialità enormi –
afferma Stefano Mameli, Segretario Regionale di Confartigianato
Imprese Sardegna – questi dati da una parte confermano la vivacità di
un settore in grado di resistere alla prolungata crisi economica, alla
concorrenza sleale e a mercati di prossimità sempre più asfittici a
causa della stagnazione dei consumi interni, dall’altra denunciano
carenti visioni di strategia imprenditoriale, per numerose imprese, o
non adeguate competenze degli addetti ma anche azioni di marketing
insufficienti, packaging inadatti o sistemi di logistica
antieconomici”. “In ogni caso – continua Mameli – se il settore regge,
è soprattutto merito di tanti piccoli imprenditori che, nonostante le
difficoltà, sono riusciti a coniugare tradizione ed innovazione,
legame con le produzioni del territorio e apertura verso nuovi
mercati”.

Eppure si può fare ancora di più. È sempre maggiore la richiesta di
prodotti alimentari sardi ma gli artigiani dell’alimentazione non
possono cullarsi sugli allori e devono continuare a investire per
conservare e migliorare questo primato.

“Per questo – continua il Segretario di Confartigianato Imprese
Sardegna – abbiamo in mente percorsi di professionalizzazione della
figura del pastaio, oggi di difficile reperibilità sul mercato.
Occorre agire sia sulla formazione manageriale degli imprenditori, ma
anche sulla preparazione degli addetti e sulla ricerca di nuovi
sbocchi commerciali. Perché se è necessario avere ottime produzioni
per poter vendere è altrettanto necessario avere una solida base
aziendale e una eccellente preparazione e professionalità”.

Per l’Associazione Artigiana, da parte della Regione, sono urgenti
ulteriori incentivi per il miglioramento delle linee di produzione e
acquisto di attrezzature innovative, per il sostegno ai servizi
connessi come la certificazione dei prodotti, la creazione di siti web
e cataloghi al passo coi tempi, le traduzioni o il packaging per i
mercati nazionali ed esteri, o per il miglioramento dei canali di
distribuzione.

“Ma per proteggere il settore – conclude Mameli – è indispensabile
lavorare, con ancora più forza, contro la concorrenza sleale per
sostenere le imprese che lavorano e si sacrificano ogni giorno;
infatti ancora troppi abusivi producono in nero – spesso in casa –
infischiandosene delle leggi, della sicurezza sul lavoro, della
salubrità delle produzioni e, soprattutto, non pagando le tasse”.

Per Confartigianato Sardegna, il mondo delle paste alimentari
rappresenta un vero e proprio tesoro che l’Associazione è impegnata a
difendere da contraffazioni, frodi e violazioni di legge, pericoli che
crescono esponenzialmente in prossimità delle feste.

Fonte: Elaborazione Osservatori MPI Confartigianato su dati
Unioncamere-Infocamere. Anno 2016

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