Rubrica: ”Una strada, un personaggio, una Storia” – via Monserrat Rossellò

Ogni settimana parleremo di una strada raccontando la storia del personaggio a cui è dedicata. Si potranno scoprire così le persone, molte volte sconosciute, legate alla storia della Sardegna o Italiana tramite la loro biografia.

 

di Annalisa Pirastu

 

Via Monserrat Rossellò è una traversa di via dei Conversi che si trova all’altezza della rotonda che divide in due la via dei Conversi. Monserrat Rosselló nasce a Cagliari; è stato un giurista, magistrato  e bibliofilo italiano, cittadino dell’allora Regno di Sardegna.

Monserrat Rosselló talvolta italianizzato in Monserrato, nacque precedentemente all’istituzione alle registrazioni dei battesimi da parte dei parroci, per cui non si conosce la data precisa della sua nascita. Si cerca di ricostruire tale data in base ad alcune documentazioni legate alla sua attività.

Nel gennaio 1600 fu testimone dell’apertura della tomba di Salvatore da Horta nel corso del processo di beatificazione. Fra Dimas Serpi, padre provinciale dei Francescani Osservanti, raccogliendo nel 1600 le testimonianze per la beatificazione di fra Salvatore da Horta registrò quella di Monserrato Rossellò, che disse essere di 45 anni. Dunque il Rossellò dovette nascere a Cagliari nel 1555. Lo storico Cesare Casula, invece, lo dichiara nato nel 1568.

La famiglia di Monserrat era originaria di Maiorca e si era trasferita in Sardegna all’inizio del secolo. La madre era Elena Carbonell, d’origine catalana e proveniva da una famiglia i cui membri erano consiglieri di Cagliari, poi nobilitati, e titolari del feudo di Musei, che attraverso di lei Monserrat erediterà il 5 maggio 1585.

Rosselló compì gli studi nel collegio dei gesuiti, dove studiò grammatica, teologia e filosofia. Si laureò intorno al 1584.

A partire dal 1586 cominciò ad avere incarichi sia civili che di carattere religioso. Fu assessore del vicario di Cagliari e della curia arcivescovile. Nel 1596 divenne giudice civile della Reale Udienza, il massimo organo giudiziario e di consulenza amministrativa del regno.

Dal 1592 al 1594 partecipò al Parlamento, in quanto come feudatario di Musei era parte dello stamento, altrimenti detto braccio  militare. Nel 1598 lo stamento militare di Sardegna gli affidò la carica di sindaco a Madrid, presso la reggia dell’Escorial, con il compito di far approvare dal re i capitoli del parlamento convocato dal viceré marchese di Aytona. Fra le tante richieste oltre la traduzione degli statuti delle città regie in lingua sarda, si richiedeva l’istituzione dell’Università in Sardegna.

La permanenza a Madrid gli guadagnò il favore di Filippo II e del supremo consiglio d’Aragona, tanto da essere nominato visitatore generale del regno, una sorta d’ispettore generale capo. Laureato in utroque jure, il dottor Rossellò fu più volte sindaco presso la Corte. Vi andò nel 1595, assieme a don Nofre Fabra y Dejar, Procuratore Reale, e ad un gruppo di dignitari isolani, per illustrare al sovrano la relazione di Monsignor Canopolo contro gli Inquisitori della Sardegna. Vi tornò nel 1597 per sostenere le richieste avanzate dal Braccio Reale durante il Parlamento celebrato dal Viceré don Gastone de Moncada, marchese de Aytona. Condusse le cose con tanta accortezza che il Re, approvandone il comportamento, lo nominò Giudice Uditore della Reale Udienza di Cagliari, dandogli anche l’ufficio di Visitatore Generale a latere dell’Arcivescovo Monsignor Sedeño.

Nel 1602 la richiesta di istituire l’università in Sardegna fu accolta e Monserrat Rosselló fu incaricato dei necessari passi amministrativi. In particolare procurò i finanziamenti necessari, parte provenienti dall’arcivescovo e parte dalla città di Cagliari, cui aggiunse importanti somme di tasca propria. Reperì inoltre i locali idonei individuandoli all’interno di Castello, in piazza Indipendenza.

Nel 1613 Monserrato Rossellò si ammalò gravemente e fu per questo dispensato dal partecipare al Parlamento de Gandia. Filippo III, avuta la notizia, gli concesse, in riconoscimento dei molteplici uffici che aveva saputo sbrigare con acume e fedeltà, una pensione annua di 333 ducati, a carico della Regia Corte.

Il suo ultimo incarico fu la codificazione leggi del regno, importante opera sia dal punto di vista giuridico che politico. Il Rossellò non potè portare a termine l’incarico per la morte improvvisa. Ricevette i Sacramenti ed ebbe ufficio funebre canonicale celebrato dal canonico don Alonso de Castelvì in Duomo ove venne sepolto. Egli infatti faceva parte di quella schiera di persone, appartenenti al ceto benestante, che, per generosità e per devozione, si ponevano a disposizione della religione e delle sue istituzioni.

Rosselló fu uno dei primi giuristi umanisti della Sardegna. La fama del Rossellò è anche legata alla sua appassionata attività di bibliografo che lo portò a costituire una ricchissima biblioteca. Come coadiutore dell’Arcivescovo nelle funzioni di Visitatore Generale, viaggiò per tutta l’isola raccogliendo documenti riguardanti la storia della Sardegna di cui era appassionato cultore. Riuscì a recuperare numerosi manoscritti e pubblicazioni che inserì nella sua biblioteca, già dotata di rari esemplari e di incunaboli miniati che egli arricchiva servendosi di una rete di fornitori in Spagna e in Italia.

Per tutta la vita raccolse importanti testi letterari, giuridici, teologici, filosofici e scientifici, oltre a numerose prime edizioni di opere anche rare. Il suo intento era di reperire sistematicamente tutte le opere che illustravano la storia della Sardegna.

Per arricchire la sua collezione acquistava direttamente ma anche per corrispondenza. Nella sua collezione sono confluite la maggior parte delle biblioteche di Nicolò Canelles composte di circa 5000 titoli, e del maggiore storico sardo del Cinquecento, Giovanni Francesco Fara, composta di circa 1000 tomi, più un’ingente raccolta di manoscritti. Un corpus bibliografico per quei tempi veramente eccezionale.

Alla sua morte Rossellò lasciò una biblioteca di 6000 titoli in eredità al Collegio di Santa Croce dove aveva studiato. Nel lascito pose la condizione che la biblioteca non fosse smembrata, che mantenesse l’ordine che egli stesso aveva dato e che fosse conservata separata da altri fondi librari per essere destinata a biblioteca di studio. Il lascito di Monserrato Rosselló è considerato il patrimonio librario più importante, tra quelli privati, che la storia dell’era moderna ricordi in Sardegna.

Oltre alla biblioteca lasciò anche una rendita consistente all’Ordine dei Gesuiti, per l’accrescimento della raccolta e per il suo feudo di Musei.

Alla biblioteca universitaria è stato destinato il patrimonio librario di Rosselló insieme con l’intera biblioteca della Compagnia di Gesù al momento della soppressione nel 1773.

 

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