Rubrica: ”Una strada, un personaggio, una Storia”. Cagliari, viale Ciusa

Ogni settimana parleremo di una strada raccontando la storia del personaggio a cui è dedicata. Si potranno scoprire così le persone, molte volte sconosciute, legate alla storia della Sardegna o Italiana tramite la loro biografia

 di Sergio Atzeni

Tra via Ottone Bacaredda e via Riva Villasanta è ubicata la strada dedicata a Francesco Ciusa il più grande scultore sardo del primo novecento.
Ciusa nasce a Nuoro nel 1883, suo padre è incisore e intagliatore del legno, fin dalla tenera età dimostra di essere portato per la scultura e la famiglia non esita a iscriverlo all’accademia di “Belle Arti” di Firenze.

Nella città Toscana mostra subito la sua bravura e la tendenza verso la “stilizzazione moderna” dei maestri De Carolis e Fattori.
Ritorna in Sardegna nel 1904 e si stabilisce prima a Sassari poi a Nuoro.
Nel 1907 Francesco Ciusa ancora sconosciuto viene ammesso alla Biennale di Venezia dove presenta la scultura “La madre dell’ucciso” che vince il premio internazionale della scultura. E’ un trionfo insperato per il giovane Ciusa che è l’autentica rivelazione di quella mostra e riceve i complimenti di colleghi già affermati e dalla critica acquistando una popolarità immediata.

Quell’opera che rende perfettamente la tragedia e il dolore di una madre ma anche la sua rassegnazione è un autentico capolavoro dell’arte sarda e, il gesso originale e oggi di proprietà della Galleria d’Arte Moderna di Cagliari mentre una delle cinque copie bronzee e conservata nella Galleria nazionale d’Arte Moderna di Roma e le altre in importanti musei esteri.

La vittoria di Ciusa alla Biennale assume maggior valore se si pensa che allora la moda imperante è la scultura nudistica rappresentata in quella occasione dal suo maggior esponente August Rodin che viene sconfitto senza appello dallo sconosciuto sardo.
In quegli anni il successo di Ciusa stimola tanti artisti isolani che seguendo le sue orme vengono accettati in diverse mostre nazionali e hanno l’occasione di mostrare il loro talento.

Lo scultore nuofrese viene chiamato nel 1913 a lavorare per completare il municipio di Cagliari inaugurato da qualche anno e lavora gomito a gomito con Filippo Figari, Felice Melis Marini e Mario Delitala. Ciusa tra il 1907 e il 1924 realizza diverse opere come “la Filatrice” “Il dormiente”, “Il nomade”, “La dolorante anima sarda”, “Bontà” e “la Pietà” che riscuotono un buon successo e lo consacrano come un artista di talento.
Nel 1923 apre a Cagliari una manifattura dove produce piccole ceramiche, nel 1924 inaugura una scuola d’arte a Oristano. La sua popolarità nell’isola è indiscussa come il suo talento, nel 1928 espone ancora alla Biennale di Venezia dove presenta l’opera “L’anfora sarda” che rappresenta in modo surreale una donna nell’atto di bere da una brocca mentre allatta il suo bambino.

Ciusa tra gli anni ’20 e ’30 è un artista ricercato che con la sua arte mette in evidenza i problemi sociali della sua isola che rappresenta con superbe stilizzazioni che riscuotono sempre ammirazione.

Nel 1936 iniziò la stesura della sua autobiografia mentre  la sua produzione calò qualitativamente e quantitativamente.  Durante la guerra fu distrutto il suo studio cagliaritano alla via Alghero,  in seguito fu chiamato come docente di disegno presso la facoltà e d’ingegneria dell’Università di Cagliari.

La sua ultima opera di rilievo fu il “Fromboliere“, realizzato durante un breve soggiorno ad Orgosolo tra il 1939 e il 1940[.

Francesco Ciusa morì a Cagliari nel 1949

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