Rubrica: “La Sardegna dei Comuni” – Quartucciu

Ogni settimana raccontiamo la storia di un  paese della Sardegna per far conoscere le sue particolarità, le sue bellezze  geografiche e la sua comunità.

di Antonio Tore

Quartucciu è un comune di oltre 13.000 abitanti della città metropolitana di Cagliari, di cui è stato frazione dal 1928 al 1983.

Nella zona tra Quartucciu e Quartu esistevano un tempo varie ville col nome Quarto. L’attuale Quartucciu si trova dove un tempo sorgeva Quarto Suso, chiamato anche Quarto Toto o Quartutxo (da cui poi prese il nome), in quanto gli altri villaggi di nome Quarto vennero fusi nel 1327 insieme al villaggio di Cepola per formare l’attuale città di Quartu Sant’Elena.

Il nome Quarto indicava la distanza da Carales (quattro miglia).

Fin dal quinto decennio del V secolo, cioè prima della caduta dell’Impero romano d’Occidente, Quartucciu subì numerosi saccheggi da parte dei vandali.

I secoli XVI e XVII furono tra i peggiori che il paese abbia mai vissuto, sia per le frequenti incursioni barbariche, sia per la peste che vi dilagò con frequenza.

Quartucciu fu sempre Comune autonomo, anche se fece parte del mandamento di Quartu Sant’Elena fino al 1928, anno in cui per virtù dei poteri conferiti al Governo dal Regio Decreto 17 marzo 1927 n. 383, e Regio Decreto 26 aprile 1928 divenne con Pirri, Monserrato e Selargius frazione di Cagliari. Tornò ad essere Comune autonomo solo nel 1983.

Uno dei “gioielli” del paese è costituito dalla Tomba dei Giganti di Is Concias (detta anche Sa Dom’è S’Orcu) che si trova nella località di San Pietro Paradiso e risale al XIV-XIII secolo a.c.

È una delle Tombe dei Giganti più importanti e meglio conservate in Sardegna e si trova nel parco del monte dei Sette Fratelli (S.S. 125 km 20,200). Ha un impianto a “protome taurina stilizzata” con un corpo rettangolare appena rastremato verso il giro del fondo. Veniva usata per dare sepoltura ai morti e per riti religiosi, come testimoniano i tre pozzetti a nord del monumento.

Sito archeologico di epoca punico-romana con caratteristiche uniche in Sardegna. Si tratta di una  necropoli  scoperta per caso nel 2000, durante alcuni lavori nella zona industriale di Quartucciu. Le tombe individuate finora sono già più di 200, e i reperti recuperati più di 2000, tra cui bicchieri, piatti, lucerne. La tipologia delle tombe è varia, tra cui quelle “a fossa” dalla forma rettangolare, o alla “cappuccina” tipica romana, infatti la necropoli è stata frequentata sin dal periodo punico dal IV secolo a.C. sino al V secolo d.C., nel periodo tardo romano. Quasi tutte le sepolture erano intatte, e nessuno sospettava che in questa zona ci fosse una necropoli di queste dimensioni.

Lo scavo ha suscitato l’interesse di grandi studiosi di fama mondiale tra i quali il celebre antropologo forense Don Brothwell dell’Università di York, famoso per aver scoperto la mummia di Nefertiti.

Per l’occasione, l’amministrazione di Quartucciu ha permesso l’apertura di una mostra-museo presso il centro culturale “Ex Casa Angioni”, in cui vengono esposti oltre mille reperti trovati a Pill’e Matta. Una copertura della necropoli realizzata (nel 2009) su progetto di David Palterer e Norberto Medardi con Pietro Reali non si limita alla mera protezione del sito, ma si propone come un luogo di riferimento storico-culturale per l’intero territorio.

Il Nuraghe Nanni Arrù, risalente al XIII-IX secolo a.C. circa, è invece situato in località Sant’Isidoro.

L’area nuragica è stata scoperta da Pietro Corona durante i suoi sopralluoghi nell’area omonima. Nel febbraio del 1993, il Corona durante le sue ricerche nell’area di San Martino, andava cercando l’antica chiesa medioevale dedicata al santo e per trovarla si introduceva e cercava dentro grandi macchie di cisto presenti nella zona. Negli ultimi tentativi la sua costanza venne premiata: infatti scoperse ed individuò delle pietre che seguivano un certo andamento circolare. Non era la Chiesa di San Martino, ma qualcosa di più grande ed antico, forse un nuraghe. Il Corona segnalò subito l’area alla Soprintendenza Archeologica che fece intervenire i suoi archeologi ed operai e, ben presto, capirono che si trattava di un nuraghe forse quadrilobato con diverse torri.

L’importanza del sito archeologico era evidente ma la mancanza di fondi non permise una campagna di scavi. L’occasione arrivò dopo un anno con l’approvazione della legge Regionale per l’occupazione n°26: il Corona ricevette una telefonata dall’Assessore ai lavori pubblici che, vista la sua competenza, gli chiese di redigere un progetto di massima di scavi per le aree archeologiche del territorio.

Nella stessa zona di Pill’e Matta è stata scoperta anche la Tomba di Cuccuru Linu, inizialmente attribuita al periodo in cui la zona era dominata dai vandali, fu in seguito riconosciuta di epoca bizantina per il rinvenimento di orecchini a globo mammellato, tipici del periodo.

Gli scavi a tutt’oggi hanno individuato una interessante struttura quadrilobata cioé un mastio centrale e quattro torri ed altre nove torri nel muro di cinta di delimitazione dello spazio cortilizio ove vi erano le abitazioni. Il Corona è stato il primo a notare una possibile similitudine di questa area archeologica con quella di “su Nuraxi”di Barumini.

L’economia di Quartucciu si basa in gran parte sul terziario, in particolare servizi e commercio, ma resta viva la tradizione artigiana, specie nei manufatti tessili, nell’intreccio e nella produzione di pani e dolci.

All’interno del centro tanti gli edifici di culto da non perdere: la parrocchia di san Giorgio martire, costruita dagli aragonesi nel XIV secolo su impianto pisano, custodisce opere d’arte, fra cui il retablo del Castagnetta (XVI secolo) e il crocifisso ‘della pioggia’, uno dei nove crocifissi del XVIII secolo conservati al suo interno. E poi le chiese di sant’Antonio (fine XIX secolo), celebrato a gennaio, di san Biagio vescovo di Sebaste (XVII secolo), festeggiato a febbraio, e, soprattutto, di sant’Efisio, opera d’arte romanica del XIII secolo, oggi inclusa nel cimitero.

 

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