Rubrica: “La Sardegna dei Comuni” – Donigala Fenughedu

Ogni settimana racconteremo la storia di un  paese della Sardegna per far conoscere le sue particolarità, le sue bellezze  geografiche e la sua comunità

di Antonio Tore

Donigala Fenughedu conta poco più di 1000 abitanti e dista due chilometri dal centro di Oristano, verso nord oltre il fiume Tirso, situata in una regione denominata Campidano Maggiore. I paesi circostanti sono Cabras, Riola, Nuraxinieddu e Nurachi.

Fino al 1862 era conosciuto come Donnigala d’Arborea o semplicemente Donigala, abbreviazione usata tuttora. L’aggiunta di Fenughedu, con riferimento all’abitato scomparso alla fine del XVII secolo ed i cui territori vennero acquisiti da Donigala, venne applicata con un  Regio Decreto per distinguerla dall’omonima Siurgus Donigala.

Il toponimo deriva dal sardo medioevale donnicàlia, il quale a sua volta deriva dallo stesso termine latino. Il termine veniva usato nel medioevo per indicare ciò che formava un insieme economico dipendente direttamente dal signore. Un possedimento dunque, con abitazioni e servitù, il quale venne concesso dai giudici all’Opera di Santa Maria di Pisa ai pisani per esercitarvi la mercatura.

Per quanto riguarda il toponimo fenughedu esso rimanda ad un abitato scomparso che venne spopolato per una serie di eventi negativi sul finire del XVII secolo. Esistono documenti che attestano che nel 1647, ad esempio, ci fu una invasione di cavallette che provocò ingenti danni all’agricoltura e nel 1652 l’abitato venne colpito dalla peste. I suoi abitanti si trasferirono a Donigala e i suoi territori vennero acquisiti da quest’ultima, che conserva nella zona di campagna dove un tempo esisteva l’abitato, la denominazione fenugheda.

Il territorio presenta un gran numero di portali monumentali generalmente risalenti al XVIII secolo. La loro costruzione è in stretta relazione con la coltura dell’ulivo, il cui sviluppo venne visto, prima dai governi spagnoli e poi da quelli sabaudi, fondamentale per la rivitalizzazione dell’agricoltura sarda. L’esigenza sorgeva dal fatto che l’isola importava l’olio dalle isole Baleari e dalla Liguria, nonostante il suo clima e il suo territorio fossero dei migliori per la sua produzione. Inoltre la Sardegna era piena di vaste zone dove gli olivastri crescevano spontaneamente, dunque, piante che con un semplice innesto sarebbero potute diventare fruttuose.

Grazie ai profitti che la coltura degli ulivi donò tra la fine del XVI e XIX secolo sorse tra la popolazione un nuovo ceto privilegiato, il quale adottò l’abitudine di erigere un portale all’ingresso dei propri poderi come simbolo e blasone della loro nuova posizione sociale. Il più importante è il portale di Vitu Sotto che, con i suoi 8 m di altezza, è il più imponente dell’intera Sardegna e si trova  lungo la strada di campagna che, dal Santuario della Madonna del Rimedio porta a Cabras. Il portale di Vitu Sotto è da ritenersi come l’opera più notevole in Sardegna, di architettura civile senza spazio interno.

Altri portali di minor spessore ma sempre di pregevole fattura, sono quello dei Carmelitani e quello degli Scolopi, vicino a Nuraxinieddu; i portali di Pisanu, detto pure de su colonnellu, ed il portale ubicato nella piazza centrale del paese, chiamato il portale di Loffredo. Purtroppo diventati  oramai ruderi, sono il portale di Passino ed il portale Tolu, in aperta campagna. Molto più modesti  sono i due portali dell’oliveto Sotgiu, disposti nella strada che conduce al comune di Nurachi.

Anche la chiesa di Santa Petronilla, costruita nelle campagne del paese, riveste una importanza storica e architettonica. L’edificio di origine medievale, immerso nell’ombra di tre olivastri secolari, nel corso dei secoli ha subito numerosi interventi. Nella chiesa, di origine romanica, documentata già dal 1341,  sul lato destro della porta d’ingresso, si trova un profondo incavo utilizzato come acquasantiera e, in essa, si conservano gli antichi simulacri lignei della Santa a cui è intitolata la chiesa.  Secondo alcune fonti, la Santa (si dice, che fosse figlia di San Pietro) sarebbe sepolta nelle catacombe di Domitilla, situate nei sotterranei della basilica di San Pietro a Roma.

A poche centinaia di metri dal paese si trova la Basilica di Nostra Signora del Rimedio di cui si trovano  alcune testimonianze storiche, risalenti al 1600, riguardanti la chiesa parrocchiale di Nuracraba, villaggio sorto probabilmente assieme a Fenughedda e Donigala in epoca medioevale e scomparso per alluvioni e pestilenze dopo il 1727.

Nuracraba non risorse, ma la sua modesta chiesa a croce latina, unica costruzione risparmiata dalle inondazioni, non venne abbandonata e la Basilica, diventata nel frattempo Santuario diocesano, divenne, nel tempo, centro di devozione mariana di grande rilievo, non solo locale.
Dal 29 agosto si celebra la festa della Madonna del Rimedio, con grande partecipazione di devoti provenienti da tutta l’Isola.

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