Porto  Corallo: una bomba in mare  a 15 metri di profondità

Individuata da un subacqueo che stava svolgendo un’immersione sportiva che ha provveduto a denunziarne immediatamente il ritrovamento alla Capitaneria di Porto di Cagliari, il residuato bellico lungo 150 cm con un diametro di 50 cm si trovava a circa 15 metri di profondità ed a 1,2 miglia dalla costa 

redazione

Dal 8 al 19 marzo 2018 i Palombari del Gruppo Operativo Subacquei del Comando Subacquei ed Incursori (COMSUBIN) della Marina Militare, distaccati presso il Nucleo S.D.A.I. di Cagliari (Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi), hanno condotto un intervento nelle acque di Porto Corallo teso a rimuovere un pericoloso ordigno esplosivo.

Individuato da un subacqueo che stava svolgendo un’immersione sportiva che ha provveduto a denunziarne immediatamente il ritrovamento alla Capitaneria di Porto di Cagliari, il residuato bellico lungo 150 cm con un diametro di 50 cm si trovava a circa 15 metri di profondità ed a 1,2 miglia dalla costa; per tale ragione la Prefettura di Cagliari ha disposto e coordinato l’intervento di bonifica d’urgenza del Gruppo Operativo Subacquei (GOS) della  Marina Militare in quanto l’ordigno esplosivo costituiva potenziale rischio per la pubblica incolumità.

Non è la prima volta che interveniamo per ricercare di rimuovere un ordigno esplosivo nelle acque della Sardegna, ma questa volta è stato difficile individuarlo benché lo stesso fosse di grosse dimensioni ”, ha dichiarato il Comandante del Nucleo SDAI di Cagliari, Tenente di Vascello Gabriele Paparo. “Il punto di rinvenimento era all’interno di un enorme banco di posidonie che ha reso veramente complessa la ricerca di questo manufatto. Solo dopo un giorno intero di ricerche siamo riusciti a localizzarlo ed identificarlo come una bomba d’aereo inglese da 1.000 libbre risalente alla seconda guerra mondiale. A questo punto abbiamo avviato le operazioni subacquee per imbracarla e recuperarla dal fondo, per poi rimorchiarla a distanza fino a raggiungere una zona di sicurezza in alto fondale, individuata dalla locale Autorità Marittima. Lì abbiamo effettuato un’ultima immersione per distruggere il grosso ordigno esplosivo secondo le consolidate tecniche tese a preservare l’ecosistema marino”.

Questo intervento rappresenta una delle tante attività che i Reparti Subacquei della Marina conducono a salvaguardia della pubblica incolumità anche nelle acque interne, come ribadito dal Decreto del Ministero della Difesa del 28 febbraio 2017, svolgendo operazioni subacquee ad alto rischio volte a ripristinare le condizioni di sicurezza della balneabilità e della navigazione.

Lo scorso anno i Palombari della Marina Militare hanno recuperato e distrutto un totale di 22.000 ordigni esplosivi residuati bellici, mentre dal 1 gennaio 2018 ne hanno già neutralizzati 1.361 dai mari, fiumi e laghi italiani, senza contare i proiettili di calibro inferiore ai 12,7 mm anch’essi rimossi e distrutti.

Con una storia di 169 anni alle spalle, i Palombari rappresentano l’eccellenza nazionale nell’ambito delle attività subacquee essendo in grado di condurre immersioni lavorative fino a 1.500 metri di profondità ed in qualsiasi scenario operativo, nell’ambito dei propri compiti d’istituto (soccorso agli equipaggi dei sommergibili in difficoltà e la neutralizzazione degli ordigni esplosivi rinvenuti in contesti marittimi) ed a favore della collettività.

Per queste peculiarità gli operatori subacquei delle altre Forze Armate e Corpi Armati dello Stato possono essere formarti esclusivamente dal Gruppo Scuole di Comsubin che, attraverso dedicati percorsi formativi, li abilita a condurre immersioni in basso fondale secondo le rispettive competenze. 

 

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