La Filctem Cgil favorevole all’utilizzo del metano in Sardegna

Rilanciare l’economia dell’Isola con l’utilizzo di energia a basso costo, sia elettrica che termica. La posizione del Sindacato

 di Antonio Tore

“Da alcuni anni le Organizzazioni sindacali Confederali e di Categoria, unitariamente, hanno posto con determinazione alle Istituzioni regionali l’esigenza di rilanciare l’economia dell’isola partendo da un presupposto fondamentale: per favorire investimenti produttivi in Sardegna non si può prescindere da un fattore essenziale per ogni tipo di modello economico, cioè la disponibilità di energia a basso costo, non solo elettrica ma anche termica, perché altrimenti diventa quasi impossibile per il nostro sistema locale reggere la sfida competitiva.

Pertanto riteniamo quantomeno sorprendente la tesi secondo la quale lo sviluppo delle energie rinnovabili sarebbe in contrasto con la metanizzazione dell’isola, quando i fatti oggettivi dimostrano invece che sono da considerare assolutamente complementari.

La Strategia Energetica Europea ha designato il metano quale combustibile fossile di transizione indicando una tabella di marcia a lungo termine che dovrebbe portarci nel 2050 a un target dell’85-90% di energia che dovrà essere completamente decarbonizzata.

La Commissione Europea sostiene che fermo restando gli obiettivi proposti al 2030 a livello europeo (27% di soglia minima delle rinnovabili sui consumi finali), dobbiamo mantenere comunque inalterata la nostra scelta strategica della “transizione” dal carbonio, puntando in maniera decisa sull’utilizzo del gas, ritenuto come il migliore fossile per la transizione, caratterizzato da minor tensione e volatilità rispetto il petrolio e da una maggiore compatibilità ambientale rispetto al carbone.

Pertanto tutte quelle posizioni, già espresse pubblicamente, che sostengono che il piano di metanizzazione dell’isola è coerente con gli obiettivi previsti dal piano energetico Regionale e Nazionale, nonché dallo scenario di rapida decarbonizzazione previsto dall’accordo sul clima di Parigi, sono assolutamente condivisibili.

Per esempio, gli obiettivi indicati dalla SEN (strategia energetica nazionale) e dal PEARS (piano energetico regionale), relativi alle produzioni da fonti rinnovabili, come il raggiungimento entro il 2030 dell’obiettivo di riduzione delle emissioni associate ai consumi energetici finali degli utenti residenti in Sardegna inferiore al 50% rispetto ai valori registrati nel 1990, sono stati già raggiunti.

I dati aggiornati sulla capacità installata della produzione elettrica regionale in sintesi sono: Termoelettrico 2223MW; Idroelettrico 427 MW; Eolico 988 MW; Fotovoltaico 680 MW.

Considerato che la somma delle rinnovabili (eolico + fotovoltaico) è pari a 1668 MW, tenuto conto che la capacità produttiva totale isolana installata (conteggiando anche l’idroelettrico) è pari a 4.318 MW, ne consegue che la capacità produttiva da fonti rinnovabili corrisponde attualmente al 38,62 %, ma se non dovessimo conteggiare l’idroelettrico la percentuale sale al 42,86%.

Occorre considerare, inoltre, che alla capacità produttiva attualmente installata si sommeranno a breve altri insediamenti fotovoltaici progettati da grandi gruppi come Eni e Enel nelle aree industriali di Porto Torres, Macchiareddu, Portovesme, etc…

Nell’interesse generale riteniamo utile e doveroso ricordare quali sono i principali benefici economici indotti dalla metanizzazione della Sardegna.

Le diseconomie create dall’assenza del metano nell’isola sono state stimate in circa 500 milioni di euro all’anno così suddivisi: 200 per i maggiori costi energetici dell’attuale tessuto industriale, 150 per i maggiori costi della produzione di energia elettrica, 140 per i maggiori costi dell’energia termica per le famiglie nel residenziale (pari a circa 270 euro all’anno in media per una famiglia), altri 20 milioni di euro nel terziario (cioè nei servizi non residenziali).

I dati relativi ai 200 milioni di euro annui derivanti dai maggiori costi energetici dell’attuale tessuto industriale sono flessibili, perché prevedono tre potenziali scenari di sviluppo del sistema economico, con consumi di metano che vanno dal 30% in uno scenario di base, al 40% in uno scenario di medio sviluppo, al 50% in uno scenario di intenso sviluppo, con un risparmio economico che varia, a seconda dello scenario, dai 170 ai 265 milioni di euro all’anno.

A questo, che costituisce un semplice dato di risparmio sui costi di produzione, si aggiunge il fatto che le imprese possono reinvestire questi risparmi, generando ulteriore ricchezza.

Inoltre, in un luogo dove è possibile acquistare energia termica a prezzi competitivi e in modo certo e sicuro (certezza di approvvigionamento), si determineranno oggettivamente condizioni più favorevoli per l’attivazione e l’attrazione di nuovi investimenti.

Anche il settore pubblico può avere grandi vantaggi grazie alla disponibilità del metano, per fare un piccolo esempio solo con la sostituzione delle caldaie a gasolio delle scuole con il metano ci sarebbe in Sardegna un risparmio che supera i 18 milioni di euro l’anno.

Inoltre i dati relativi alle emissioni in atmosfera evidenziano come il metano oltre ad essere efficiente (in quanto possiede un alto potere calorifero), ha anche un effetto positivo sull’ambiente e sul clima, poiché non è corrosivo, non produce particolati, non rilascia zolfo o composti solforati, riduce fortemente le emissioni come dimostrato dalla tabella seguente:

Circa il 25% in meno di CO2 (anidride carbonica) rispetto alle emissioni derivanti da BTZ;

Circa il 14% in meno di CO2 rispetto alle emissioni derivanti da GPL;

Circa l’80 % in meno di SOX (ossidi di zolfo) rispetto alle emissioni derivanti da BTZ e GASOLIO

Quasi il 33% in meno di VOC (composti organici volatili) rispetto alle emissioni derivanti da BTZ;

Quasi il 10% in meno di VOC rispetto alle emissioni derivanti dal GASOLIO;

Quasi il 100% in meno di NOX (ossidi di azoto) rispetto alle emissioni degli altri combustibili;

Quasi il 100% in meno di PM10 (polveri sottili) rispetto alle emissioni degli altri combustibili.

Inoltre occorre considerare che dal 2020 le navi nel Mediterraneo dovranno essere alimentate con metano liquefatto e la Sardegna potrebbe, e a nostro parere dovrebbe, candidarsi a diventare l’hub naturale del Mediterraneo per il rifornimento del carburante più pulito disponibile per il futuro del trasporto marittimo.

Noi sosteniamo che gli investimenti significativi previsti in Sardegna potrebbero diventare inutilizzabili se non si procede subito alla loro realizzazione, e i ritardi sul metano, che danneggiano i cittadini e le imprese, rischiano di essere fatali per un sistema produttivo tutto da rilanciare, ragione per cui è necessario non perdere altro tempo prezioso.

Siamo fiduciosi sulla possibilità che in tempi rapidi la Snam Rete Gas e la SGI trovino un accordo per la realizzazione dei circa 590 chilometri di rete per la distribuzione del metano in gran parte dell’isola, e desideriamo concludere questa nota ricordando quanto scrisse su questo tema Barack Obama: il gas naturale è un ponte utile per andare da dove siamo adesso a dove speriamo di arrivare, cioè, a quando avremo in tutto il mondo economie basate maggiormente sulle energie pulite”.

 

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