Emergenza idrica in Sardegna nel periodo estivo

Il boom di presenze turistiche fa salire vertiginosamente i consumi d’acqua e in alcune zone ci sono razionamenti orari 

di Annalisa Pirastu

 

Nelle zone costiere ma non solo, il boom di presenze turistiche fa salire vertiginosamente i consumi d’acqua in tutta la Sardegna. In alcune zone già si assiste a razionamenti notturni causati dall’emergenza siccità.

Il problema è che il 60% delle reti idriche e degli impianti del territorio sono ormai vecchi. Molti hanno più di 40 anni. Abbanoa cerca di sopperire al fabbisogno di acqua per i turisti e sardi spingendo al massimo la “produzione” di acqua potabile.

Ad agosto servono 1.275 litri al secondo per garantire l’acqua in case e aziende turistiche di Olbia, Arzachena, Golfo Aranci, Porto San Paolo, Luogosanto, Monti, Sant’Antonio e Telti. Un aumento del 10% rispetto al 2016.

Nella zona intorno a Cagliari invece, cioè Sarroch, Villa San Pietro, e tutta la costa fino a Chia, occorrono 195 litri al secondo. Il 9% in più rispetto all’anno scorso.

In luoghi di forte impatto turistico come per esempio Posada, la richiesta idrica è cresciuta di un impressionante 50%.

L’acqua potabile nelle nostre case arriva principalmente dal trattamento di acque di invasi. Quest’anno il caldo intenso e la luce solare penetrando nelle acque dei bacini che si trovano a livelli bassissimi per la siccità, hanno visto la proliferazione abnorme di alghe e microalghe. Queste, moltiplicandosi, formano una barriera che non consente all’ossigeno di penetrare negli strati sottostanti.

L’assenza di ossigeno permette lo sviluppo di particolari composti che alterano le caratteristiche organolettiche dell’acqua. Per ottenere acqua potabile da questa fanghiglia ci vuole uno sforzo enorme da parte degli impianti di depurazione.

A rendere la situazione più critica quest’anno, ci sono gli annosi problemi che riguardano la condizione di obsolescenza degli acquedotti, il sistema che porta l’acqua dai potabilizzatori ai serbatoi comunali, con interi tratti che hanno circa 50 anni di attività.

La scarsità di precipitazioni in Sardegna obbliga le reti idriche ad approvvigionamenti per l’85% , dell’acqua dagli invasi artificiali. A tutto questo si aggiunge il ben noto problema delle condotte colabrodo. In Sardegna si perde il 55% dell’acqua immessa in rete paragonata al 36% della media nazionale.

 

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