Denuncia della Confcommercio: la ripresa economica in Sardegna è lenta

E’ lenta la ripresa dell’economia in Sardegna. Lo rileva il report nazionale sulle economie territoriali elaborato con le previsioni dell’Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat, presentato oggi a Roma.

di Antonio Tore

Il Pil pro capite resta sotto la media italiana (20,3 mila euro rispetto ai 28,1 del Belpaese), lontano dalle regioni del Centro Nord (oltre i 30 mila euro) ma poco sopra quelle del Sud (18,6 mila). Risalgono anche i consumi (14,9 mila pro capite; +1,3% rispetto al 2014) che si attestano sui livelli del 1995 (13.5 mila), ben lontano da quelli del 2007 (16,1 mila). Diminuiscono, seppure di poco le unità di lavoro (590 mila rispetto ai 601 mila del 2016 e ai 639 mila del 2007), sebbene si assista ad un recupero rispetto ai livelli del 2013 e del 1995 (rispettivamente 601mila e 566mila).

In termini prospettici, il triennio 2017-19 non evidenzia significative attenuazioni dei divari territoriali in termini di prodotto lordo, mentre la crescita dei consumi pro capite potrebbe essere nel Mezzogiorno di un punto percentuale all’anno superiore alla media del Paese. Questo fenomeno sarebbe correlato a un parziale recupero dei livelli occupazionali, pure in presenza di una riduzione della popolazione residente proprio nelle regioni meridionali.

In particolare in Sardegna per la fine del 2017 ci si attende un piccolo scatto in avanti rispetto al 1995, con una più accentuata crescita dei consumi rispetto a questo periodo di recessione (se 1995=100: Pil pro capite 106,7; consumi pro capite 110; unità di lavoro 104,2; popolazione 100,1). Più di una difficoltà per quanto riguarda la popolazione le unità di lavoro, se si pensa al 2019 rispetto al 2016, con una nuova stagnazione dei consumi e un Pil che frena nuovamente. (se 2016=100: Pil pro capite 103,6; consumi pro capite 104,5; Unità di lavoro 96; popolazione 99,2).

Riguardo ai dati su nati-mortalità delle imprese lo studio nazionale prende in esame le macroregioni italiane (Nord, Centro e Sud). L’ultima rilevazione disponibile per l’Isola è quella relativa al secondo trimestre 2017 nell’elaborazione di InfoCamere (che qui ricordiamo): in questo periodo in Sardegna si è registrato un saldo positivo delle imprese pari a 347, dato da 2.501 iscrizioni (+3,9% del 2016) rispetto alle 2.154 cessazioni (+18% rispetto al 2016) a fronte di 169.119 imprese registrate, confermando il trend positivo nazionale (saldo +35.800 imprese) ma anche un rallentamento rispetto al secondo trimestre del 2016. Gli addetti che operano nell’Isola, riferiti al trimestre precedente, sono invece 291.973 con una variazione in aumento dello 0,5%.

La ripresa economica che nell’Isola stenta a farsi sentire è ancora avvolta da molte incertezze – dice Alberto Bertolotti, presidente Confcommercio Sardegna -. Occorre uno scatto in avanti importante per evitare di rischiare di perdere il treno della risalita economico leggermente positiva che sta caratterizzando questo 2017. In particolare la Sardegna soffre di una grave fragilità in termini di competenze, risorse umane, capacità di spesa e di strategia di medio e lungo termine.

Non servono solo riforme strutturali, che stentano ad arrivare e oltretutto sono foriere di sterili polemiche politiche, ma occorrono investimenti pubblici che possano ridare slancio alle imprese del commercio, del turismo e dei servizi, cioè le uniche attività a creare lavoro e in grado di generare ricchezza non delocalizzabile. Alla vigilia dell’avvio della predisposizione della legge di stabilità regionale 2018 – aggiunge – non possiamo non rilevare che oltre alle risorse per un comparto essenziale come quello dell’agricoltura occorrono investimenti anche per il terziario e il turismo, altri due tasselli fondamentali per l’Isola e settori fortemente integrati e integrabili con l’agroalimentare a l’artigianato artistico tradizionale. Nessuno può rimanere indietro: il rischio è quello di desertificare la Sardegna

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