CNA: gli orafi saranno penalizzati da nuovi adempimenti e da nuovi costi

In base alle nuove regole gli artigiani orafi dovranno infatti essere iscritti a un registro pubblico, tenere un conto corrente distinto ed effettuare tutte le operazioni necessarie alla tracciabilità del prodotto.

di Antonio Tore

I cosiddetti “compro oro” dovranno essere registrati ed essere in possesso di una licenza di pubblica sicurezza. Mentre chi si rivolge a loro per vendere i propri gioielli di famiglia verrà tracciato e non potrà ricevere denaro contante per operazioni superiori ai 500 euro. Le importanti esigenze antiriciclaggio introdotte dalle nuove regole per i “compro oro” entrate in vigore lo scorso 5 luglio rischiano però di penalizzare la stragrande maggioranza degli orafi artigiani sardi.

La denuncia arriva dall’Unione CNA Artistico e Tradizionale che per prima ha sottolineato le storture del provvedimento. Le nuove regole – sicuramente molto attese e necessarie per regolamentare un settore sempre più diffuso a seguito della crisi finanziaria che ha costretto molte famiglie a ricorrere anche alla vendita dei gioielli di famiglia –stanno infatti generando una serie di rigidità che valgono non solo per i “compro oro” in senso stretto (cioè chi esercita l’acquisto di oro in maniera esclusiva), ma anche per gli orafi artigiani che effettuano l’acquisto come attività secondaria.

Eravamo concordi nel definire una disciplina per porre ordine nel settore, soprattutto considerato che i volumi del prodotto venduto in questi anni si sono molto incrementati a causa delle difficoltà incontrate dalle famiglie sul piano economico”, spiega Peppino Mele, presidente dell’Unione CNA Artistico e Tradizionale. “Un

intervento era sicuramente necessario anche per scoraggiare fenomeni di criminalità, ma ci aspettavamo una maggiore attenzione da parte del Governo sulle specifiche esigenze degli artigiani orafi, per i quali a livello nazionale, la nostra Confederazione ha fatto proposte concrete di semplificazione”.

La nuova normativa istituisce un Registro degli operatori presso l’OAM, l’organismo per la gestione degli elenchi degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi, subordinando l’iscrizione al possesso di una licenza di Pubblica Sicurezza. Ma soprattutto rende obbligatoria l’identificazione della clientela secondo le norme antiriciclaggio che prevedono la segnalazione delle operazioni sospette (per quelle superiori ai 500 euro viene vietato l’uso del contante) e la conservazione delle relative informazioni per almeno 10 anni. Inoltre viene chiesto alle imprese un conto corrente esclusivo per queste operazioni, obbligo che sussiste anche se si tratta di un’attività marginale per un orafo artigiano, come spessissimo accade. Ogni operazione deve essere sintetizzata in una scheda numerata progressivamente. Ad ogni cliente viene consegnata una ricevuta riepilogativa delle informazioni acquisite, anch’essa numerata progressivamente. La scheda dell’operazione dovrà contenere un numero importante di informazioni, comprese le foto del prezioso, la quotazione del metallo, la destinazione dell’oggetto e il nome dell’altro operatore compro oro che eventualmente dovesse acquisire in seconda battuta il gioiello.

Si tratta di un lavoro di burocrazia senza pari che è costretto a svolgere anche chi acquista il metallo solo come attività marginale come fanno i nostri associati, considerato che il proprio core business sia soprattutto la realizzazione di pezzi nuovi e non l’acquisto dai privati di materia prima da fondere”, spiega Mele.

Secondo i dati in possesso della CNA Artistico e Tradizionale in Italia le imprese orafe sono 9mila di cui il 90 per cento artigiane. In Sardegna le aziende sono circa 200. “E’ uno dei settori più consistenti numericamente in Sardegna dopo quello dei ceramisti – spiega la responsabile dell’unione Maria Antonietta Dessì -. I “compro oro” invece sarebbero 500 in tutta Italia, secondo dati ufficiali, ma è evidente che il dato sia a dir poco inverosimile, in quanto nettamente sottostimato: il registro avrebbe proprio lo scopo di identificare tutte le imprese del settore”.

Secondo la Cna Artistico e Tradizionale della Sardegna le sanzioni previste dalle nuove norme appaiono eccessive e sproporzionate, così come eccessivi sono gli adempimenti e i costi che ne derivano ed enorme la responsabilità posta in capo agli artigiani in termini di sicurezza. Inoltre – si chiedono i responsabili dell’associazione – perché chiedere all’impresa un conto corrente dedicato a quelle specifiche operazioni se comunque l’azienda tiene già un suo conto aziendale e ogni operazione è comunque tracciabile ed evidente negli importi e nella causale?

Secondo l’associazione artigiana la normativa lascia il dubbio su come ci si debba comportare con le permute che sono molto frequenti proprio presso gli artigiani orafi. Accade infatti molto spesso che si portino dall’orafo di fiducia vecchi cimeli di famiglia in oro perché vengano trasformati in qualcosa di più moderno e realizzato a proprio gusto: le ricevute avranno valore fiscale e quindi l’artigiano dovrà apporvi la marca da bollo?

I dubbi e le perplessità sono ancora molti – concludono i rappresentanti dell’Unione CNA Artistico e Tradizionale -. L’unica cosa certa al momento è l’entrata in vigore dell’obbligo. A dispetto delle proposte di buon senso della CNA che resta comunque a disposizione delle imprese del settore per fornire le dovute informazioni e il materiale per le registrazioni e le ricevute ai clienti”.

Commenta!