Cagliari: ex Carcere di Buoncammino quale futuro? Tutto Tace. Intanto ecco la sua storia

Quale sarà ora l’utilizzo dell’edificio abbandonato? Che ne sarà di questo immenso patrimonio, ubicato in uno dei luoghi più belli di Cagliari? Tutto tace da ormai quasi tre anni. Dentro e fuori le mura

di Annalisa Pirastu

Buoncammino il cui nome suona come un sermone, è stato il monumento più visitato nelle due Giornate Fai della Primavera del 2015 in Italia. 28 mila visitatori sui 650 mila totali in tutta Italia. Che ne sarà ora di questa imponente struttura?  Situato sul Colle di San Lorenzo, nel quartiere Castello il carcere di Buoncammino è stato chiuso nel 2014 e i detenuti sono stati trasferiti nel carcere di Uta. Il penitenziario copre una superficie di 15.000 metri quadrati ed e la più grande struttura edilizia della città. Ai quattro angoli del suo perimetro ci sono le garrite ottagonali e, all’interno delle spesse mura, il camminamento dove in passato le Guardie del Re e successivamente la Polizia Penitenziaria, vigilavano giorno e notte.

Un anacronismo storico ormai che si affaccia sull’ anfiteatro romano e sui tetti antichi della città. Un sito fuori posto su un viale in cui soffia un vento dolce e dove passeggiano universitari che amoreggiano e turisti che si godono il fresco dopo aver visitato Castello.  La struttura ha sempre offerto un’altissima garanzia di sicurezza, e nessuno nel corso della sua storia è mai evaso. L’ultima rivolta risale al 1987. Nel 2002 c’è stata una mini-evasione però subito bloccata. Per questa sua durezza a Cagliari circola ancora oggi la leggenda secondo cui uno dei progettisti si sarebbe suicidato pentito per le finestre a bocca di leone che impedivano il sollievo di vedere almeno l’ esterno, o perché una persona a lui cara fu costretta in carcere e lo maledisse.

Vi dimorarono per primi i detenuti, provenienti dal complesso carcerario di San Pancrazio con la temuta torre. Anche la Direzione delle Carceri lasciò  il palazzo delle Seziate e si trasferì nel nuovo penitenziario.

Gli anni 1800

Il carcere fu creato alla fine dell’‘800 contemporaneamente a quelli di S. Vittore  di Milano e Le Nuove di Torino per accogliere i detenuti del carcere di San Bartolomeo costretti ai lavori forzati, mentre quelli pericolosi venivano portati nelle torri di San Pancrazio e dell’Elefante. Nel 1854 la Giunta municipale affidò il progetto di un carcere succursale all’ingegner Imeroni e nel 1855  Buoncammino fu terminato. Il Ministero dell’Interno nel 1864 decise di costruire un nuovo carcere inglobandovi parte del vecchio per ovviare al sovraffollamento e alle condizioni igieniche carenti. L’opera terminò nel 1897 ad opera degli ingegneri Bulgarini e Ceccarelli:

Il secolo scorso

La struttura dell’epoca è stata leggermente modificata rispetto a quella attuale. Prima si accedeva al penitenziario attraverso un portone di legno che si apriva su un camerone adibito a Corpo di Guardia e ad un ingresso per i familiari. Un secondo cancello portava al piazzale con due scalinate contrapposte che portavano su un terrapieno e da qui si accedeva alla Direzione e all’Amministrazione. Il corpo era composto di due reparti principali quello Destro e quello Sinistro, riservati ai detenuti maschi. Il reparto femminile si raggiungeva tramite un corridoio.

Nel corso del secolo Buoncammino è stato sottoposto a molte modifiche con l’ eliminazione delle famigerate bocche di lupo, l’ampliamento di alcuni cameroni per ospitare attività culturali e  per migliorare la scuola.

Il secondo dopoguerra[

Soprattutto dopo la guerra col Direttore Dante Melis si apre un modo diverso di concepire il carcere. Viene proiettato un film a cui assistono tutti i detenuti e la vita all’interno del carcere migliora. Con il Direttore Antonio Puliati vengono create celle più grandi con bagno e servizi igienici adeguati, poi arriva il riscaldamento la tv e altre comodità. Nasce inoltre la figura professionale della vigilatrice che, nel 1990 diverrà Polizia Penitenziaria.

Con il Direttore Granata scompaiono definitivamente le bocche di lupo ed è lui che fa erigere all’interno del carcere la lastra marmorea con su scritto “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. (art. 27 della Costituzione)

Nel 1999 viene eletto il direttore Pala che rimarrà sino alla dismissione del carcere.

Già dagli anni 2000 era chiaro che il sovraffollamento, il carcere è arrivato ad ospitare fino a 1000 detenuti dai previsti 600, il degrado dell’edificio e la carenza di organico, rendevano urgente una soluzione alternativa che è arrivata col carcere di Uta.

Aleggiano ancora sull’edificio i ricordi, le voci, rimangono nelle stanze i posters, i letti a castello, persino un buco che permetteva agli agenti in servizio di controllare cosa facessero i detenuti nel bagno. All’esterno le grida esasperate dei parenti che invadono lo spiazzo di terra a ridosso del carcere. Le loro lenzuola coperte di scritte con lo spray. Giovani donne  che sollevano neonati per mostrarli ai compagni in cella, per renderli partecipi della vita vera. I loro compagni sono in gran parte analfabeti o dotati  di licenza media. Hanno tante limitazioni. Non possono ricevere più di 20 kg di alimenti al mese, non possono spendere più di 480 euro al mese, i colloqui 6 volte al mese o meno, computer senza Internet, condivisione forzata di vita con estranei. L’ora di colloquio non basta a far dimenticare tutto questo. Tutti, rimpiccioliti dalla struttura ostile, scontano una pena, dentro e fuori dalle mura di Buoncammino.

Quale sarà ora l’utilizzo dell’edificio abbandonato? Che ne sarà di questo immenso patrimonio, ubicato in uno dei luoghi più belli di Cagliari? Tutto tace da ormai quasi tre anni. Dentro e fuori le mura.

 

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